La guarigione è capire le cause

Un aspetto molto importante delle analisi di laboratorio, troppo spesso trascurato, è che il soggetto che effettua un’analisi e riceve un referto contenente dati “fuori range” avrà una “aderenza terapeutica” ai consigli alimentari, di stile di vita e di integrazione molto più forte di chi non ha svolto analisi, rafforzando così in maniera concreta il rapporto tra specialista e paziente:

quest’ultimo, reso consapevole, avrà un atteggiamento molto più responsabile, perché capirà più volentieri che il controllo dell’infiammazione è un percorso di lunga durata, non risolvibile con l’assunzione one-shot/one kill con un prodotto sintomatico.

Inoltre, è solo grazie alla diagnostica di laboratorio che si possono impostare dei programmi precisi, e successivamente valutarne l’efficacia nel tempo.

Alcuni marker di infiammazione sono molto conosciuti, e rilevabili tramite le classiche analisi di laboratorio, su base ematochimica:

la VES e la PCR, la formula leucocitaria ecc. Va però sottolineato che tutti questi sono indicatori di flogosi acuta. Diversamente, l’infiammazione sistemica cronica è stata definita anche sub-clinica, perché fino a non molti anni fa non era misurabile tramite le analisi classiche.

Molti di questi fattori sono misurabili clinicamente. Andiamo nello specifico di alcuni di questi, e delle analisi ad essi correlate.

Calprotectina fecale

La misurazione della calprotectina fecale è un “gold standard” per la valutazione di un’infiammazione localizzata nell’intestino. È una proteina rilasciata naturalmente dai neutrofili reclutati in gran numero in quel preciso distretto,

la cui misurazione è utile per rilevare l’eventuale presenza di IBD cioè malattie infiammatorie croniche intestinali (altrimenti dette MICI) maggiormente rappresentate dal Morbo di Crohn e la colite ulcerosa.

Questo è l’altro lato della medaglia: soggetti che risultano negativi “non si ritengono malati” e quindi non si adoperano adeguatamente nel correggere il proprio stile di vita, nel controllo di altri fattori, e perfino dando scarsa importanza a sintomi afferenti. 

Analisi lipidomica

Disturbi Funzionali Gastro Intestinali che, ignorati, non sono nient’altro che l’anticamera di patologie più gravi.

La lipidomica è la metodica che esamina la composizione di tutti i lipidi presenti in un determinato tessuto o campione biologico. Sempre maggiore interesse riveste l’analisi lipidomica di membrana, in quanto permette di misurare l’esatto contenuto degli acidi grassi incorporati nella membrana delle cellule.

Ad esempio, se applicata ai globuli rossi, la cui vita media è di 120 giorni, permetterebbe di ottenere un quadro relativo allo stato nutrizionale della membrana negli ultimi 4 mesi.

Per esempio, sarebbe auspicabile un rapporto fra omega- 3 ed omega-6 di 1:4.

Uno sbilanciamento con prevalenza di omega-6 (che in molti paesi occidentali risulta essere molto maggiore di 1:10) connota una iper-produzione di eicosanoidi (prostacicline, prostaglandine, trombossani e leucotrieni) proinfiammatori, a scapito delle proresolvine.

L’analisi lipidomica, per questo ed altri motivi, è spesso utilizzata anche da cardiologi funzionali, che tramite l’Omega3 INDEX che esprime il rapporto tra la somma di EPA e DHA sul totale degli acidi grassi di membrana:

superiore all’8%, esprime un dato di basso rischio cardiovascolare, tra 8% e 4% un rischio moderato, ed inferiore al 4% un rischio estremamente elevato.

Questo perché si ritiene che il rischio cardiovascolare sia fortemente connotato dall’infiammazione a carico dell’endotelio vascolare,

Principale trigger della fissazione delle placche aterosclerotiche (foriera di accidenti cerebrovascolari, es. ictus) e di cedimento delle coronarie (foriero di infarto improvviso).

Zonolina e permeabilità intestinale

L’analisi permette quindi di impostare programmi di alimentazione e di integrazione di omega-3 personalizzati in base al singolo caso di specie.

In caso di aumento della permeabiltà intestinale (leaky gut) si libera zonulina sia a livello del lume intestinale che nel torrente ematico, in conseguenza dell’alterazione delle giunzioni serrate (tight junction).

La misurazione dell’istamina fecale è suggestiva sì di iper-permeabilità, ma con valori spesso dipendenti da molti fattori, fra i quali la consistenza delle feci e la velocità del transito intestinale (un rallentamento favorisce una maggiore raccolta di zonulina nelle feci) esponendo l’interpretazione a maggiori probabilità di falsi positivi e negativi.

Questo il motivo principale per cui da qualche anno la rilevazione della zonulina sierica ha preso sempre maggior piede nella pratica clinica.

L’iper-permeabilità della barriera enterocitaria ha mille correlazioni, tra le quali un rapporto di causa-effetto con l’infiammazione sistemica: ne è favorita, e la favorisce.

Non è un caso se la maggior parte dei soggetti affetti da patologie autoimmuni vengano riscontrati alti valori di zonulina

Infiammazione e benessere intestinale

Il muco intestinale è quel doppio strato di sostanze che permettono la sopravvivenza del microbiota intestinale e della sua eubiosi, ove la fucosilazione svolge un ruolo chiave.

I soggetti con una particolare configurazione del gene FUT2 sono molto più esposti di altri a disbiosi, ad essere refrattari ai trattamenti probiotici con conseguenze di carattere sistemico sia correlati al microbiota, alla permeabiltà intestinale,

di conseguenza, sebbene in via indiretta, ad avere una particolarità genetica che sostiene l’infiammazione sia a livello intestinale che a livello sistemico e cronico

Istamina e diamminosidasi

Un efficace trattamento includente gli HMO, gli oligosaccaridi del latte materno, fondamentali nella “tenuta” del muco intestinale.

L’istamina è da tutti conosciuta perché rilasciata in occasione di allergie IgE mediate, ma va pienamente inserita nel contesto più generale della risposta infiammatoria dell’organismo.

Se non presente in gran quantità durante la risposta allergica, è presente in tutti i tessuti e, quando prodotta, prontamente immagazzinata in gran parte nei mastociti.

Fenomeni di infiammazione localizzata nell’intestino, favoriti da permeabiltà intestinale, generano la locale risposta immunitaria che include l’intervento dei mastociti, la cui degranulazione libera istamina, contribuendo alla vasodilatazione ed aumentando la permeabilità intestinale, contribuendo ad alimentare il classico “circolo vizioso” della leaky gut.

D’altra parte, sebbene la via principale di degradazione dell’istamina sia quella della metilazione favorita dall’enzima H-NMT nel fegato, a livello locale viene degradata tramite la via dell’ossidazione, a carico dell’enzima DAO (diamminossidasi).

La DAO infatti è principalmente rappresentata proprio a livello intestinale. La misurazione dell’istamina sierica rappresenta un dato importante, ma una misurazione più precisa si ottiene misurando contemporaneamente anche il valore della DAO.

Anche questi valori sono misurabili in via mini-invasiva, tramite poche gocce di sangue ottenibili da un campione di sangue capillare.

Sebbene in via indiretta, la presenza costante di istamina non controbilanciata dalla DAO è uno degli elementi che contribuiscono a sostenere l’infiammazione sistemica, e si ritiene utile rilevarle per le conseguenze sia a livello intestinale che nell’asse intestino-pelle e nell’asse intestino-cervello.

Listamina è coinvolta in molti processi infiammatori e allergici. Il rilascio di istamina nel corpo può essere innescato a causa di una varietà di fattori come: allergie (reazioni IgE-mediate), disbiosi intestinale, permeabilità intestinale.

Stati infiammatori dell’intestino, intolleranza al glutine, sanguinamento gastrointestinale, alimenti ricchi di istamina, insufficienza dell’enzima diamminossidasi o assunzione di inibitori, mutazioni genetiche (comuni nelle persone di origine asiatica), malattie infiammatorie intestinali.

Sintomi di un’elevata produzione di istamina comprendono: naso che cola, starnuti, congestione, prurito, orticaria, vertigini, emicrania, nausea, crampi intestinali, flatulenza, diarrea, ciclo mestruale anormale, alta pressione sanguigna, gravi reazioni allergiche (anafilassi).

Diamminosidasi (DAO)

L’attività dell’enzima diamminossidasi (DAO) può essere inibita sia da fattori genetici, che dalla mancanza di cofattori come vitamina C, vitamina B6, rame o ioni di manganese.

In particolare il rame e la vitamina B6 sono cofattori centrali dell’enzima DAO, una carenza di questi fattori può comportare uninsufficiente produzione di DAO e una conseguente inibizione del processo degradativo dellistamina.

Poiché la produzione di DAO si verifica nel sistema gastrointestinale, livelli inferiori a quelli normali suggeriscono una disfunzione digestiva e possono causare problemi di permeabilità intestinale.

Oltre a problemi intestinali (es. diarrea, mal di stomaco, crampi, flatulenza ecc..), questa condizione può causare mal di testa, emicrania, eruzioni cutanee, prurito, orticaria, problemi respiratori, asma, rinite, nausea e tachicardia, flatulenza, ciclo mestruale anormale, alta pressione sanguigna, gravi reazioni allergiche (anafilassi).

È davvero possibile poter capire che cosa il nostro corpo e la nostra mente producono dopo un trauma emotivo?

È possibile quindi riuscire a capire cosa succede all’interno del cervello ogni volta che un’emozione o un conflitto colpiscono la mente di una persona? La risposta è assolutamente affermativa.

Bibliografia: Metagenic il Consiglio degli Specialisti modificato by Francesco Ciani

Roberta Drumond
Roberta Drumond
Fano (PU)
Sono undici anni che combatto con alcuni scompensi a livello di salute, in un solo mese Francesco Ciani è riuscito a cambiare questo quadro fisiologico completamente. Non ho parole per descrivere la sua professionalità, bravura e sensibilità. Consiglio vivamente ad ognuno che legga questa recensione a fare una consulenza e posso assicurarvi, vi cambierà la vita. Francesco, una sola parola per te, gratitudine. ✌🎉💫🎊✌🏼️😘

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