È nell’intestino tenue che avviene la vera e propria digestione del cibo attraverso la sua scissione nelle singole componenti (analisi) e l’assimilazione.
Sorprendente è l’analogia esteriore tra l’intestino tenue e il cervello. Entrambi hanno fra l’altro compiti e funzioni analoghi: il cervello digerisce le impressioni sul piano non materiale, l’intestino tenue digerisce le impressioni materiali.
I disturbi all’intestino tenue dovrebbero portare a chiedersi se non si analizza per caso troppo, perché la caratteristica della funzione dell’intestino tenue è appunto l’analisi, la scissione, il dettaglio.
Le persone che presentano disturbi all’intestino tenue tendono in genere ad un’eccessiva analisi e critica, hanno qualcosa da eccepire in ogni occasione e circostanza. L’intestino tenue è anche un ottimo indicatore delle paure esistenziali. Nell’intestino tenue il cibo viene valutato, “sfruttato”.
Dietro all’eccessiva tendenza a valutare e considerare, si cela sempre la paura dell’esistenza, la paura di non riuscire a prendere a sufficienza e quindi di morire di fame. Molto più di rado i problemi al tenue significano il contrario, cioè troppo poca capacità di critica.
Uno dei sintomi più frequenti dell’intestino tenue è la diarrea. In termini popolari si usa dire: farsela addosso dalla paura. La diarrea indica sempre una problematica legata all’ansia e alla paura.
Quando si ha paura, non si ha più il tempo di confrontarsi analiticamente con le impressioni. Ci si libera delle impressioni senza digerirle. Non resta più niente in sospeso. Ci si ritira in un posticino solitario e silenzioso, dove si può lasciare che le cose seguano il loro corso.
Così facendo si perdono liquidi, e ogni liquido è simbolo di quella flessibilità che sarebbe necessaria per dilatare l’angusto confine dell’io e superare così le proprie paure.
Abbiamo già accennato al fatto che la paura è sempre collegata alla strettezza e alla ritenzione. La terapia della paura è sempre questa: rilassarsi e stendersi, diventare flessibili e lasciare che le cose vadano come devono andare.
La terapia della diarrea si limita in genere a far si che al malato vengano prescritte grandi quantità di liquidi. In questo modo egli riceve simbolicamente quella flessibilità di cui ha bisogno per ampliare i propri orizzonti limitati che gli fanno paura.
La diarrea, sia essa cronica o acuta, ci insegna sempre che abbiamo paura e vogliamo trattenere con troppa forza quello che abbiamo: ci insegna a rilassarci e ad accettare.
Nell’intestino crasso la digestione vera e propria è già finita.
Qui al residuo indigeribile del cibo viene semplicemente sottratta acqua. Il disturbo più frequente che avviene in questa zona è la stitichezza. Fin dai tempi di Freud la psicoanalisi interpreta l’evacuazione come l’atto di dare e donare.
Che gli escrementi abbiano a che fare col denaro, è un fatto noto ed espresso anche nelle fiabe: per esempio in quella dell’asino che invece di escrementi fa talleri d’oro. Secondo un detto popolare, mettere inavvertitamente il piede su escrementi di cane significa prospettiva di denari inattesi.
Questi brevi cenni dovrebbero bastare per far capire il rapporto simbolico tra escrementi e denaro, e quindi tra evacuazione e donazione. La stitichezza è espressione del non voler dare, del voler trattenere e riguarda sempre l’avarizia.
La stitichezza al giorno d’oggi è un sintomo molto frequente di cui soffre la maggior parte delle persone. Mostra chiaramente un attaccamento troppo forte alle cose materiali e l’incapacità di donare su questo piano.
L’intestino crasso presenta però un altro significato simbolico. Come l’intestino tenue corrisponde al pensiero consapevole, analitico, così l’intestino crasso corrisponde all’inconscio, in senso letterale al “mondo inferiore”. L’inconscio, visto in termini mitologici, è il regno dei morti.
L’intestino crasso è anch’esso un regno dei morti, perché li si trovano le sostanze che non è stato possibile trasformare in vita, è il luogo in cui può avvenire la putrefazione, che è un processo di morte.
Se l’intestino crasso simbolizza l’inconscio, il lato notturno del corpo, gli escrementi corrispondono ai contenuti dell’inconscio. In questo modo riconosciamo subito chiaramente un altro significato della stitichezza: è la paura di far venire alla luce i contenuti inconsci. È il tentativo di conservare dentro di sé i contenuti inconsci, repressi.
Le impressioni psicologiche vengono immagazzinate e in questo modo non si riesce a prenderne le distanze. Per questo motivo è di grande vantaggio per la psicoterapia se per prima cosa viene risolta la stitichezza del paziente, così che per analogia possono venire alla luce anche i contenuti inconsci.
La stitichezza ci mostra che abbiamo difficoltà nel dare e nel donare, che vogliamo trattenere sia le cose materiali che i contenuti inconsci.
Colite ulcerosa è il nome di un’infiammazione dell’intestino crasso che inizia in maniera acuta, tende a diventare cronica ed è accompagnata da dolori e perdita di sangue e muco. Il sangue e il muco sono sostanze vitali, sono antichissimi simboli di vita (i miti di alcuni popoli primitivi narrano che tutta quanta la vita ebbe inizio dal muco).
Chi ha paura di realizzare la propria vita e la propria personalità perde sangue e muco. Vivere la propria vita richiede però la capacità di difendere la propria posizione nei confronti degli altri, il che porta con sé necessariamente una certa solitudine.
Per questo il colitico ha paura. Per la paura suda sangue e acqua – attraverso la via traversa dell’intestino. Attraverso l’intestino (= l’inconscio) offre i simboli della propria vita: sangue e muco. A questa persona è necessario far capire che ognuno deve vivere consapevolmente e responsabilmente la propria vita – altrimenti finisce per perderla.