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Diversi processi riproduttivi nelle femmine come l’ovulazione, le mestruazioni, l’impianto, la placentazione e la gravidanza dipendono anche dallo status infiammatorio (Akopians AL et al. 2015; Petraglia F et al. 2012; Alijotas- Reig J et al. 2017; Sotiros A).
La disregolazione delle vie di segnale infiammatorie sembra essere strettamente correlata alla fisiopatologia dell’infertilità. Numerosi studi in letteratura confermano che diverse patologie correlate all’infertilità presentano quadri di infiammazione cronica di basso grado.
Il percorso attraverso il quale l’infiammazione cronica di basso grado può compromettere la funzione riproduttiva deve ancora essere completamente chiarito.

Tuttavia è stato dimostrato che l’infiammazione cronica di basso grado è causa di disturbi dello sviluppo follicolare, poiché può influenzare gli ovociti attraverso il microambiente follicolare e lo stress ossidativo, e che il suo controllo può migliorare lo sviluppo e la sopravvivenza del follicolo (Yang Z et al. 2020).
In effetti, esiste un circolo vizioso tra infiammazione e stress ossidativo. L’infiammazione promuove lo stress ossidativo attraverso l’aumento della fosforilazione di NFκB-p65, che promuove l’espressione della famiglia redox delle NADPH ossidasi (NOX);
Queste, a loro volta, producono il radicale superossido, che viene successivamente convertito in acqua ossigenata (H2O2) dall’enzima superossido dismutasi (SOD).

Le specie ROS, spostandosi liberamente dall’organello al citoplasma delle cellule, attivano NFκB-p65 attraverso la fosforilazione, aumentando così l’espressione di citochine pro-infiammatorie tra cui il TNF-α e l’IL-6 (Snider AP et al. 2019).
Inoltre, l’infiammazione cronica di basso grado può influenzare negativamente la ricettività endometriale; infatti, patologie caratterizzate da uno stato proinfiammatorio come endometriosi, adenomiosi ed endometrite cronica rappresentano le principali cause endometriali di aborti ricorrenti (Pirtea P et al. 2021) e compromettono il successo della gravidanza attraverso meccanismi comuni (Vannuccini S et al. 2016).
Un ulteriore meccanismo attraverso il quale l’infiammazione può influire sul successo riproduttivo è quello di influenzare i processi di coagulazione del sangue, poiché esiste un’ampia diafonia tra infiammazione e coagulazione.

Un aumento della facilità di coagulazione del sangue (trombofilia) può essere dovuto a condizioni immunitarie di iper-attivazione tra cui (Joseph L et al. 2002; Kwak- Kim J et al. 2009; Bester J et al. 2016):
- condizioni con elevate citochine proinfiammatorie (TNF-α, IL-1β, IL-6, IL-8)
- all’immunità aberrante
- presenza di autoanticorpi anche se sono assenti varianti genetiche che portano a trombofilia materna (es. fattore XIII e fattore II della coagulazione e polimorfismo nell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno PAI-1).
Evidenze significative in letteratura hanno mostrato il ruolo cruciale svolto dalla coagulazione del sangue nella capacità riproduttiva:

la normalità dello stato coagulativo è un requisito chiave per l’accettazione dell’embrione nell’endometrio (Guo X et al. 2021) ed è stato ampiamente riportato che i difetti della coagulazione influiscono negativamente sul processo di impianto (Gerotziafas GT et al. 2017; Ivanov P et al. 2012, Stern C & Chamley L. 2006; Han AR et al. 2021)
In quanto possono compromettere il processo di accettazione dell’embrione. I difetti della coagulazione sono spesso presenti con componente infiammatoria come l’endometriosi (Ding S et al., 2019), l’ovaio micropolicistico (Moin ASM et al. 2021),
l’adenomiosi (Yamanaka A. et al. 2016) e le malattie autoimmuni (Cugno M et al. 2019; Stern C et al. 2006, Kocheril AP et al. 2021; Antovic A & Bruzelius M 2021) confermando ulteriormente la correlazione interdipendente tra infiammazione cronica di basso grado e coagulazione del sangue.

La ricerca scientifica evidenzia che molti alimenti e micronutrienti sono in grado di modulare attivamente l’infiammazione sia nella fase acuta che cronica (Minihane AM et al. 2015; Ricker MA & Haas WC 2017).
È ragionevole ritenere che l’adozione di un supporto nutrizionale “antinfiammatorio” mirato per l’infertilità possa rappresentare un valido strumento per normalizzare lo stato proinfiammatorio,
che caratterizza la condizione infertile e influenzare positivamente sia lo stress ossidativo che lo stato coagulativo, smorzando il loro effetto negativo sulla competenza di gamete, embrionale ed endometriale.

Insufficienza ovarica precoce
L’insufficienza ovarica precoce, nota anche come insufficienza ovarica prematura (POF), consiste nella perdita della normale funzione ovarica prima dei 40 anni, una condizione che colpisce circa l’1% delle donne sotto i 40 anni e lo 0,1% delle donne sotto i 30 anni (Chon SJ et al. 2021).
La sua eziologia e patogenesi sono molto complicate e coinvolgono fattori esogeni, come i farmaci e l’ambiente, nonché fattori endogeni, come i difetti legati ai cromosomi, la risposta autoimmune, l’ereditarietà e lo stress psicologico.
Studi recenti suggeriscono che l’inflammaging è strettamente correlato alla POI a causa del ruolo chiave che sia il TNF-α che l’IL-6 sembrano avere nella funzione ovarica.

In presenza di insufficienza ovarica precoce troviamo uno squilibrio tra citochine antinfiammatorie e proinfiammatorie (Naz RK et al. 1995; Vital Reyes VS et al. 2005; Naz RK et al. 1995; Huang Y et al. 2019) mentre quando viene contrastata la funzione ovarica danneggiata.
Ad esempio utilizzando resveratrolo e sovraregolando l’espressione di recettori attivati dal proliferatore del perossisoma e SIRT1 (sirtuin-1) per inibire le citochine infiammatorie indotte da NF-κB,
il livello dei fattori infiammatori diminuisce, dimostrando che l’inflammaging e il POI sono strettamente correlati (Huang Y et al. 2019).

Inoltre, l’evidenza sembra suggerire che gli acidi grassi Ω3 alimentari, le cui proprietà antinfiammatorie sono ampiamente riconosciute nella comunità scientifica (Jalili M et al. 2021; Calder PC 2010),
possono fornire una via efficace e pratica per ritardare l’invecchiamento ovarico prolungando la durata della vita riproduttiva (Nehra D et al. 2012).
Che il trattamento con supplementazione di PUFA Ω3 riduce i livelli sierici di ormone follicolo stimolante (FSH), un segno distintivo della ridotta riserva ovarica, nelle donne normopeso (Bauer JL et al. 2019; Al-Safi ZA et al. 2016).

Bibliografia scientifica: Libro salute della Donna Metagenics
