La salute è rispetto di Sé
Gli ormoni svolgono un importante ruolo nello sviluppo e nella fisiologia cutanea. Dal punto di vista della moderna endocrinologia la pelle non è solo vista come un bersaglio di segnali provenienti da ghiandole distanti, ma è concepita come un apparato finemente organizzato in cui le cellule usano segnali molecolari per la comunicazione intercellulare oppure li inviano agli altri organi del corpo.
Molti ormoni, infatti, vengono sintetizzati o attivati nelle cellule dell’epidermide e del derma e poi rilasciati nella circolazione. La pelle, per le sue dimensioni (2 m2, 8-10 kg) è il più grande organo endocrino periferico.
L’analisi della correlazione tra ormoni e pelle è indispensabile per la gestione di diverse affezioni e malattie dermatologiche. Gli squilibri ormonali che determinano i disturbi a carico del follicolo pilo-sebaceo sono responsabili di diverse forme di alopecia, iperseborrea, irsutismo e acne.

È un dato assodato la capacità degli ormoni di influenzare l’attività del sistema immunitario, possiamo quindi comprendere come un riequilibrio endocrino possa trovare rilevanza terapeutica per la gestione delle patologie autoimmuni, allergiche e neoplastiche.
Il distretto cutaneo è la sede in cui si manifestano per primi i segni e sintomi di squilibri endocrini come: l’ipotirodismo, la dominanza estrogenica e l’esaurimento surrenale. Un intervento dermatologico trova ampio spazio per migliorare questi squilibri che, pur manifestandosi spesso in forma subclinica, alterano notevolmente la qualità della vita del paziente.
La pelle è la sede dove per primi si manifestano i segni di invecchiamento intrinseco ed estrinseco e ancora una volta il tutto sotto una forte influenza ormonale.

Pelle e Tiroide
Sono inoltre noti la rilevanza della vitamina D sintetizzata a livello del derma e, ultimo ma non meno considerevole, l’influenza ormonale sui processi di guarigione delle ferite.
Comprendiamo quindi come strategie di riequilibrio endocrino, anche attraverso indicazioni alimentari e nutrizionali, possano avere un determinante impatto nella gestione delle diverse patologie dermatologiche e in funzione anti-aging (Zouboulis CC et al. 2013; Zouboulis CC 2004).
Alterazioni, anche minime e subcliniche, della funzionalità tiroidea si riflettono in maniera molto influente ed evidente sulla pelle delle donne. Nell’ipotiroidismo la pelle appare fredda e pallida, a causa della vasocostrizione cutanea e della ridotta temperatura corporea.

L’epidermide si presenta sottile, secca e ruvida; col tempo compaiono rughe sottili. Lo scolorimento giallastro della pelle, in particolare dei palmi delle mani, delle suole e delle pieghe naso-labiali, è causato dall’accumulo di carotene nello strato corneo, secondario alla carotenemia, attribuito a un difetto epatico nella conversione del beta-carotene in vitamina A.
Il cambiamento più evidente è dovuto all’accumulo cutaneo di mucopolisaccaridi (mixedema), ed è più marcato alle mani e nella regione peri orbitale. I cambiamenti del viso sono quasi patognomonici.
C’è gonfiore intorno agli occhi, con una perdita molto caratteristica del terzo esterno delle sopracciglia. I capelli appaiono opachi, ruvidi e fragili, in parte a causa della ridotta secrezione di sebo. La perdita dei capelli è stata osservata in quasi il 50% delle pazienti ipotiroidee, causando una diffusa e parziale alopecia.

In molte pazienti sono riportate anche alterazioni delle unghie che si mostrano sottili, fragili e striate, con scanalature sia longitudinali che trasversali. L’associazione clinica più comune della malattia autoimmune della tiroide è la discromia, che generalmente ha un’eziologia autoimmune.
L’ipercromia più frequente è il melasma: una iperpigmentazione su fronte, labbra superiori, guance e mento. Esiste una forte associazione tra autoimmunità tiroidea e melasma, soprattutto nelle donne il cui melasma si sviluppa durante la gravidanza o dopo l’ingestione di farmaci contraccettivi orali.
Una riduzione della funzionalità tiroidea altera l’attività delle ghiandole sebacee causando fenomeni di disseborrea e conseguente sovraccrescita di lieviti. In questo caso si verifica un peggioramento di disturbi come la dermatite seborroica, la psoriasi inversa, la pitiriasi versicolor e l’intertrigine.

Patologie del follicolo
In un contesto di patologie legate agli androgeni è necessario sottolineare come in caso di ipotiroidismo sia più accentuata la capacità degli ormoni maschili di stimolare il follicolo pilosebaceo peggiorando i disordini ad esso connesso (Jabbour SA 2003).
I disturbi a carico del follicolo pilo-sebaceo sono generalmente correlati ad una eccessiva stimolazione androgenica.
Gli squilibri legati agli androgeni sono generalmente dovuti alla maggiore sensibilità dell’unità pilosebacea ai normali livelli plasmatici di androgeni, più raramente si ha un vero e proprio incremento dei valori ematici.
Solitamente queste manifestazioni si associano alla Sindrome dell’ovaio policistico. Le cause meno comuni includono l’Iperplasia surrenale congenita (CAH), tumori ovarici e surrenali e farmaci.

Acne alopecia femminile
Tra le manifestazioni può diffuse troviamo l’acne, l’iperseborrea, l’irsutismo e l’alopecia androgenetica.
È ormai assodato come l’attività degli androgeni giochi un ruolo determinante nella patogenesi dell’acne influenzando qualitativamente e quantitativamente la produzione di sebo da parte del follicolo pilosebaceo e favorendo quindi la conseguente sovra infezione da parte del Cutibacterium acnes.
Anche la comparsa dell’AGA femminile è legata ad un aumento degli ormoni androgeni oppure ad una maggior sensibilità a questi ormoni dovuta a una predisposizione genetica.
Ricordiamo nuovamente che la maggior parte del testosterone è legato alla Sexual Hormon Binding Globulin (SHBG) o alle albumine, per cui non è direttamente disponibile. Una riduzione della SHBG aumenta i livelli di androgeni attivi a livello periferico.

Anti - Aging
La pelle rispecchia i primi segni dell’invecchiamento naturale e il mantenimento e il miglioramento della sua qualità hanno suscitato particolare attenzione.
Con l’aumentare dell’aspettativa di vita e le persone che invecchiano, la pressione pubblica per mantenere un aspetto giovanile ha portato a una rapida crescita delle procedure di ringiovanimento, indipendentemente dal costo.
La comprensione dei meccanismi di invecchiamento cutaneo di base è di grande importanza per l’utilizzo di modalità di intervento adeguate e sicure. Come tutti gli organi, la pelle subisce progressivamente decrementi morfologici e fisiologici nel tempo.
Nella pelle, tuttavia, questo deterioramento è accentuato dai vari insulti ambientali cumulativi di lesioni fisiche, chimiche e meccaniche.

In particolare, le aree esposte del corpo, come il viso, il collo e le mani, soffrono di più per l’influenza di fattori estrinseci e la sovraesposizione di queste regioni può provocare una pelle che invecchia prematuramente.
L’irradiazione solare sotto forma di radiazione ultravioletta e il fumo di sigaretta sono di gran lunga i fattori ambientali più importanti.
L’invecchiamento in aree non esposte è principalmente attribuito a fattori intrinseci come la genetica e i cambiamenti nell’ambiente endocrino e riflette i processi di degrado dell’intero organismo.
Uno dei principali fattori che influenzano l’invecchiamento intrinseco è la progressiva diminuzione di vari livelli ormonali con l’età, che si manifestano con vari cambiamenti della pelle.

La carenza di estrogeni determina riduzione dello spessore e dell’idratazione epidermica contribuendo in maniera evidente alla comparsa di rughe superficiali sottili. Non solo la pelle, ma anche gli annessi cutanei, come i capelli, sono estremamente influenzati dagli estrogeni.
La carenza di androgeni si riflette invece a livello del derma causando una riduzione della sintesi dei componenti della matrice extracellulare mentre a livello dello strato corneo si verifica un’anomalia nell’omeostasi della barriera epidermica a causa di una riduzione della sintesi dei lipidi nei corneociti e da una profonda alterazione del metabolismo del colesterolo.
Alterazioni del processo di guarigione delle ferite si accompagna l’invecchiamento ed è collegata a un’eccessiva attività proteolitica, in cui la fase di risoluzione della risposta infiammatoria è ridotta e l’accumulo di matrice riparativa avviene in modo ritardato sempre a causa della carenza degli androgeni (Gilchrest BA 2015).

Bibliografia scientifica: Libro salute della Donna Metagenics
