Un eccesso di ansia
Lo stress è una brutta bestia per la tiroide. In tempi remoti lo stress era costituito dalle minacce dei predatori, dal freddo glaciale, dalle battaglie per la supremazia nel gruppo o contro le tribù nemiche.
In condizioni di forte stress la tiroide avrebbe dovuto difendere l’organismo da un eccesso di spreco energetico (se sono minacciato, ferito, in lotta non posso certo procurarmi da mangiare con regolarità, dunque meglio rallentare la tiroide).
Poiché il linguaggio dello stress, allora come oggi, è dato dalla secrezione di cortisolo, un eccesso di ansia o stress al giorno d’oggi può, come allora, generare rallentamento tiroideo.

Poiché le risorse umane sono limitate, l’individuo in pericolo deve potenziare tutte le risposte organiche rivolte alla “lotta o fuga” (fight or flight) sottraendo tutte le possibili energie alle funzioni in quel momento secondarie.
Dall’efficacia di tale riallocazione delle risorse dipende la sopravvivenza e solo gli uomini che l’hanno meglio attuata sono riusciti a correre così veloci o a lottare con così tanta energia da portare a casa intatta la pelle …
In pratica si tratta di favorire tutto ciò che possa arricchire il sangue di nutrienti di immediato utilizzo che possano mettere le ali ai piedi o fornire forza ed energia ai nostri pugni o calci, disincentivando invece le funzioni di lungo periodo (in quel momento superflue) come la detossicazione epatica o renale, l’attività del sistema immunitario, la crescita di ossa e muscoli, la cicatrizzazione delle ferite.

Tali preziose funzioni saranno prontamente riattivate non appena l’emergenza sarà finita, ci auguriamo con la sopravvivenza dell’organismo minacciato.
A livello ormonale, in risposta a uno stimolo ansiogeno si avranno una forte secrezione di adrenalina e noradrenalina (ormoni in grado di esprimere i loro effetti in pochi istanti: si pensi all’accelerazione immediata del battito cardiaco se qualcuno ci spaventa con un urlo improvviso) e una secrezione surrenale di cortisolo nei minuti subito successivi.
Gli effetti dell’adrenalina sono intensi e rapidi: il battito cardiaco si alza, le arterie si contraggono per dare un’immediata vasocostrizione, aumenta la gittata cardiaca, aumentano la forza e l’ossigenazione muscolare, si eleva la disponibilità di glucosio nel sangue.

Poco dopo subentra il cortisolo, che provvede a mobilizzare tutte le possibili scorte (grassi, proteine muscolari, glicogeno) per riempire il sangue di nutrienti di pronto utilizzo, spegne il sistema immunitario (motivo per cui viene usato a palate, e spesso a sproposito, come cortisone, per tutte le patologie allergiche e autoimmuni) e genera ritenzione idrica in previsione di una possibile perdita di sangue in seguito al combattimento.
Tutto utilissimo quando il combattimento c’è (o quando fuggiamo a gambe levate). Meno utile, anzi molto dannoso, quando lo stressor è prevalentemente psicologico (esame universitario, discorso in pubblico, ansia da scadenze, ambiente di lavoro pesante, problemi familiari) e non vi sia modo di rimuoverlo o di farlo cessare.

Quando la permanenza in circolo degli ormoni citati diventa cronica può generare, nel tempo, danni che vanno dall’infarto al diabete, all’ipertensione e al cancro, ma che certo non risparmiano la tiroide.
Qualunque situazione di minaccia o di instabilità suggerisce infatti all’organismo di risparmiare energie: suggerimento che porta in tempi brevi al rallentamento della funzione tiroidea. Per superare ansia e stress (talvolta anche associati a forti traumi pregressi) si può impostare un’adeguata psicoterapia.
Che certo si pone l’obiettivo di curare il paziente e non di drogarlo con una benzodiazepina. Esistono tuttavia tanti diversi approcci, dalla crono riflessologia del neuro scienziato Calligaris, a J. Konrad Stettbacher dal training autogeno all’ipnosi, utili a ridurre lo stress, se non in valore assoluto almeno in termini di percezione. La nostra tiroide potrà così tirare un sospiro di sollievo.

Bibliografia: Medicina di Segnale
