La guarigione è prendersi cura di Sé
In presenza di un fattore genetico predisponente è necessario attuare delle strategie mirate a: mantenere l’integrità della funzione barriera dell’intestino e del microbiota. Evitare l’esposizione a componenti alimentari che possano:
1.distruggere la funzione barriera dell’epitelio intestinale 2. fungere da antigeni che possano con qualche meccanismo a noi conosciuto e/o ignoto scatenare reazione immunitaria avversa.
Prevenire la conseguente disregolazione delle cellule del sistema immunitario e della loro produzione di citochine pro-infiammatorie che possano scatenare risposte secondarie avverse in sedi differenti dall’esposizione iniziale.

Il Protocollo prevede l’eliminazione dei seguenti alimenti: Cereali e derivati (glutine, lectine, saponine, inibitori delle proteasi…) Legumi (lectine e saponine) Latte e derivati (caseine) Solanacee (solanina e lectine)
Disturbo correlato al glutine Celiachia, risposta infiammatoria e anticorpale specifica. NGCS, nel 50% dei casi IGA anti-gliadina, ma per la maggior parte IL1/2/6, TNF-alfa e INF-Gamma che attivano la risposta immunitaria aspecifica, composta da macrofagi, neutrofili e raramente monociti.
Allergia al grano, ipersensibilità di tipo I e IV, con produzione di IgE contro grano e gliadina. Nei soggetti atopici questo aspetto è assolutamente fondamentale, visto che spesso il rilascio di IgE intestinale media la degranulazione dei mastociti dando il via ad una cascata istaminica sistemica.

I pazienti con Psoriasi hanno 2,2 volte il rischio di diagnosi di malattia celiaca rispetto ai controlli. Gli anticorpi IgA AGA sono stati positivi in circa il 14% dei pazienti affetti da psoriasi contro il 5% dei controlli sani.
C’è una correlazione positiva tra la malattia celiaca anticorpi positività e la gravità della psoriasi o artrite psoriasica. In caso di sintomi come: disturbi intestinali, diarrea, flatulenza, stanchezza, e la storia di anemia sideropenica, devono essere seguiti con i test degli anticorpi antiendomisio e antitransglutaminasi
La sintomatologia della “Gluten Sensitivity” si manifesta in seguito all’assunzione di glutine: disturbi gastrointestinali (meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alvo alterno).

Sensibilità al Glutine e Celiachia
Extraintestinali (sonnolenza, difficoltà di concentrazione, annebbiamento mentale, cefalea, artromialgie, parestesie degli arti, rash cutanei tipo eczema, depressione, anemia, stanchezza cronica).
La diagnosi di Gluten Sensitivity è al momento una diagnosi di esclusione, caratterizzata, cioè, dalla negatività dei test immunologici per l’allergia al grano (anticorpi di classe IgE diretti verso il grano e PRICK test), dalla negatività per la sierologia tipica per celiachia (anticorpi Antiendomisio ed Antitransglutaminasi) e da una biopsia intestinale normale o con alterazioni minime.
La Celiachia infatti è caratterizzata da una alterata risposta dell’immunità adattativa. I pazienti affetti da Gluten Sensitivity hanno un difetto dell’immunità innata, che reagisce quindi in poche ore al glutine.

Quando parliamo di Glutine ci riferiamo ad un GRUPPO di proteine definite PROLAMINE. Le proteine del glutine vengono definite prolammine per il loro contenuto in prolina e glutammina più elevato.
Ci sono delle regioni specifiche altamente ripetitive all’interno della struttura della proteina proprio ricche in prolina e glutammina. Vediamo in dettaglio queste PROLAMINE: Gliadina presente nel Frumento. Ordeina presente nell’Orzo. Secalina presente nella Segale. Avenina presente nell’Avena. Zeina presente nel Mais.
Le prolammine del grano vengono divise in due classi: la frazione solubile in alcool chiamata gliadina (monomerica) e la frazione insolubile glutenina (polimerica, solubile in soluzione acide e basiche diluite).

Come abbiamo già visto questi peptidi aumentano l’increzione di zonulina, aprono le TJ e stimolano l’attivazione immunitaria sia tramite le APC, che attraverso l’IL1-beta inflammasoma – mediato.
È importante capire che anticorpi prodotti contro l’α-gliadina possono cross-reagire con prolammine di altre tipologie di cereali.
L’avenina per esempio da sola non induce risposte immunitarie e per questo motivo viene di solito considerata sicura anche per i pazienti celiaci (anche se purtroppo una piccola sottopopolazione di pazienti risponde comunque).

La cross-reattività determina la capacità del nostro sistema immunitario di reagire all’avenina nel momento in cui ha incontrato qualche altra prolammina. Gli anticorpi prodotti contro le altre prolammine reagiscono con l’avenina.
Quindi cross-reattività implica una reazione tra un anticorpo e un antigene che differisce dall’immunogeno, quindi da quell’antigene che ha scatenato la produzione di anticorpi.
Questo fenomeno è stato dimostrato attuarsi per le cellule T glutenina e gliadina specifiche, che cross reagiscono tra di loro, queste cellule T rispondono sia alla gliadina sia alla glutenina.

Amylase-Tripsin Inhibitors (ATIs)
La cross-reattività determina lo sviluppo e la diffusione della risposta T mediata dell’infiammazione, perché a quel punto se si ha cross-reattività, reagiscono anche epitopi che non dovrebbero reagire perché non sono in realtà i fattori immunogeni.
Nel grano troviamo almeno 3 gruppi di sostanze che possono essere fastidiosi per il nostro sistema immunitario: Glutine, ATI, FODMAPs.
Questa classe di albumine rappresenta il 4% delle proteine del grano, fortemente resistenti alle proteasi, che hanno addirittura la capacità di inibire la funzionalità delle amilasi e proteasi pancreatiche, peggiorando moltissimo out come digestivo.

Queste proteine sono le responsabili attivatrici dell’immunità innata, tramite soprattutto il TRL4, sia nel celiaco che nel NCGS, e sono le principali cause di non risposta alla dieta senza glutine.
La loro misura sta venendo utilizzata per predire l’efficacia della risposta ai farmaci biotecnologici per le MICI.
Queste proteine sono in grado di mediare il rilascio di: Il8/2, TNF, MCP1 che stimolano profondamente l’attività immunitaria locale, che come ormai sappiamo riverbera su quella sistemica.
FODMAPs, specialmente mono/di/oligosaccaridi e fibre che non sono digeribili da noi, ma che possono glicare, attivando i RAGE (recettori per proteine glicate) e favorire specie microbiche poco desiderate che prosperando possono fermentare, causando gonfiore e meteorismo, e stimolare ulteriormente l’infiammazione.

E se il problema non fosse il Glutine?
Per cercare di identificare questa classe proteica occorre fare un piccolo elenco delle proteine che il grano contiene:
Il principale costituente è il glutine, per circa l’80%, composto da gliadine monomeriche e glutenine polimeriche.
Albumine e globuline per un 20%, tra queste due frazioni proteiche troviamo circa 14 famiglie di proteine, tra le quali le ATIs, B-amilasi, perossidasi, LTP, serpine e altre classi minori.
Le ATIs sono proteine che hanno due scopi, da una parte la difesa del materiale genetico, sono proteine che inibiscono l’attività di amilasi e proteasi, che normalmente digerirebbero il materiale nobile presente nel chicco e il relativo contenuto amidico.

Dall’altra sembra che regolino anche il timing con il quale l’amido deve essere consumato dal seme per la crescita dell’endospermio, non dimentichiamo che alla fine l’amido è il nutrimento della nuova piantina che deve nascere, siamo noi a sottrarlo per nostro uso e consumo.
Le ATI’s sono potentissimi attivatori della linea monocitaria tramite stimolazione del TL4-MD2-CD14 complex, che comporta a livello di fattori di trascrizione sia l’attivazione della via classica del NFKB, che la via parallela del IFN responsive factor 3 con il successivo rilascio di citochine infiammatorie.
Nello studio è stata valutata la risposta infiammatoria a seguito dell’ingestione dei vari cereali, in vivo, in vitro, nel modello umano e nel modello murino, dando un quadro molto dettagliato dei meccanismi immunologici coinvolti ed è stato dimostrato che la risposta del TLR4 non è molto diversa rispetto a quella dell’LPS batterico, per cui il TLR4 è specifico.

Lo studio è molto bello proprio perché confronta l’effetto infiammatorio di un estratto purificato delle sole ATI’s, quindi senza glutine, in modo da isolare l’effetto infiammatorio di questa classe proteica e non del complesso proteico nel suo insieme.
Come appare molto chiaro, la farina di frumento è di gran lunga il maggiore trigger di increzione di IL8, esplicando la massima attività infiammatoria. È interessante notare che anche pseudo cereali come il Teff, il miglio e la quinoa hanno una discreta azione infiammatoria, oltre che legumi come la soia e le lenticchie.
Riso e patate anche in questo caso si rivelano tra le migliori fonti di amido possibili, contenendo una minore quantità di ATI’s e a basso peso molecolare, quindi meno attivanti.

Si è calcolato che questo effetto infiammatorio si esplica già con una assunzione media di 0.5-1.5 grammi al giorno di ATIs, contro 15-30 grammi di glutine, basati sul consumo medio giornaliero in una dieta occidentale.
Lo studio suppone che le ATIs possano avere quindi un effetto infiammatorio addirittura più marcato di quello del glutine e maggiore rispetto allo stesso LPS batterico che potendo essere più facilmente inattivato dal succo gastrico e dalla fosfatasi alcalina epiteliale viene gestito meglio dal nostro organismo.
Le ATIs arrivano in pratica indenni fino al retto, scatenando infiammazione lungo tutto il tratto intestinale. Lo studio si conclude con un consiglio per chi soffre di malattie autoimmuni, IBS, o abbia comunque tendenza all’infiammazione intestinale,

il regime dietetico previsto non dovrebbe tenere solo conto del glutine, ma dovrebbe analizzare l’intero complesso proteico ad attività immunogena, primo tra i quali il complesso delle ATIs.

Bibliografia: Master Medicina Nutrizionale Funzionale
