Le allergie sono reazioni eccessive di difesa da parte dell’organismo nei confronti di un «agente» esterno
Normalmente insignificante, senza particolari rischi, ma che viene percepito come un aggressore, un nemico.
Le polveri, polline, acari, profumi, frutta sono alcuni di questi avversari «immaginari», contro i quali l’organismo reagisce con violenza per distruggerli, sradicarli, evacuarli od espellerli. Ma realmente cosa ci disturba, infiamma, ci prude ecc..
Il raffreddori da fieno, riniti, eczemi, allergie cutanee, digestive o respiratorie ci parlano della nostra difficoltà a gestire il mondo esterno che viene percepito come pericoloso o aggressivo
Quale valore intrinseco a ciò che stiamo deglutendo, respirando, toccando ?
Questa è una fase di difesa, di aggressione, di vittimismo. Siamo reattivi nei confronti degli altri e il nostro primo riflesso, qualunque cosa accada, è una reazione di difesa forte e talvolta persino violenta.
Siamo attivi e ben decisi a difenderci ad ogni costo da qualcosa che abbiamo etichettato con dei nomi; dermatite allergia da acari ecc.
Ogni parte del corpo corrisponde in modo preciso ad una manifestazione di non consapevolezza
Che si stà drenando, in un allergia per esempio … non ho un allergia perchè mi si è infettato il sangue con delle istamine, ma ho in realtà un rifiuto forte verso qualcosa che mi circonda, e quindi cerco di buttare fuori tutto, liquidi , gas, solidi, sottoforma a volte di starnuti, come rifiuto diceva Hammer, come reazione che ho, manifestandolo nel mondo esterno.
Invece saturarmi con l’antistaminico, cerca di comprendere dentro di te, in quell’istante, e non in un altro momento, perché si è manifestato questa cosa; dal raffreddore allergico, ad una vescia nel piede, ad una malattia degenerativa, ad un schiacciamento di un dito..
Non c’è malattia che non dipenda da te, tu sei il creatore della vita che hai scelto di vivere e fare l’esperienza, e tu ti sei ammalato, perché hai voluto fare l’esperienza della malattia e sei TE che devi guarire.
Che significato intrinseco di al cibo che introduco, alle cose che tocca la mia pelle o confine di me, quanto desidero isolarmi da me stesso riflesso negli altri?
(Ciani Francesco)

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