Seratonina e dopamina
La serotonina e la dopamina sono due neurotrasmettitori. Entrambi sono prodotti dal cervello non cranico in percentuali che, nel caso della serotonina, possono superare il 90%, mentre si attestano intorno al 50% per la dopamina.
Fra le funzioni svolte dalla serotonina, le più importanti sono la regolazione dell’appetito e del desiderio sessuale, e il controllo della temperatura corporea, dell’attività motoria e delle funzioni sensoriali e cognitive.
Interagisce inoltre con altri neurotrasmettitori associati ad angoscia, ansia, paura, aggressività e problemi alimentari.

È infine indispensabile per l’elaborazione della melatonina, sostanza incaricata alla regolazione del sonno, una sorta di orologio interno dell’organismo che determina le fasi di sonno e veglia, coordina la temperatura corporea, l’ormone dello stress e i cicli del sonno.
Insomma la serotonina, detto in parole povere, è il neurotrasmettitore della felicità, del buon umore e del benessere spirituale.
La dopamina, invece, è un neurotrasmettitore che l’organismo produce a partire dalla tirosina, un amminoacido essenziale che deriva dall’alimentazione.

A dispetto della sua cattiva fama che le deriva dall’essere strettamente associata ai meccanismi di ricompensa cerebrale che portano alla dipendenza da droghe, la dopamina è collegata, tra le altre cose, alle funzioni motorie e alle sensazioni di piacere.
Un’altra sorprendente scoperta in questo campo è stata la constatazione che l’intestino funziona anche da possente fonte di produzione di benzodiazepine endogene, lo stesso principio attivo che da qualche tempo viene sfruttato, spesso eccessivamente, per dormire, abbassare i livelli di ansia, superare lo stress, curare le fobie e molto altro.
Non sembra azzardato pensare che in un futuro non troppo lontano si riuscirà a isolare e raccogliere queste sostanze ansiolitiche prodotte nelle viscere umane, e riutilizzarle in terapie più naturali per un’ampia gamma di disturbi psicoemotivi e senza rischio di spiacevoli effetti collaterali.

Ma tutto questo è stato già messo in evidenza da Michael Gershon: Il cervello intestinale svolge un ruolo importante nella felicità e nell’infelicità umane […]. Il sistema nervoso enterico parla al cervello, e questo risponde.
L’intestino può incidere sull’umore, e la stimolazione del principale nervo che collega il cervello all’intestino, il nervo vago, può alleviare la depressione ed è impiegata per trattare l’epilessia.
Più avanti aggiunge: […] il cervello intestinale potrebbe essere in grado di ricordare, prendere parte alla fase del sonno in cui viene prodotta la serotonina e, a quanto pare, costituire la matrice psicologica dell’inconscio.

Questa tesi è sostenuta anche dallo psichiatra nordamericano James Greenblatt, autore di due libri di enorme impatto sull’opinione pubblica: Answers to Anorexia (Risposte all’anoressia) e The Breakthrough Depression Solution (Una soluzione decisiva alla depressione).
La sua posizione in proposito è chiara: «Gli intestini costituiscono in realtà un secondo cervello […] dal momento che esistono più neuroni nel tubo digerente che in qualsiasi altro luogo, cervello escluso».
Greenblatt è giunto a questa conclusione, forte di un’esperienza clinica con pazienti affetti da disturbi psichiatrici che risale al 1990.

Nel suo articolo Gut Feelings: The Future of Psychiatry May Be Inside Your Stomach (Emozioni viscerali: il futuro della psichiatria può essere nel tuo stomaco) riporta un caso esemplare.
I disperati genitori di un’adolescente a cui erano stati diagnosticati sia un disturbo ossessivo – compulsivo grave, sia una sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Dopo aver vagato per un’infinita serie di case di cura in ogni angolo del Paese e somministrato alla figlia un massiccio numero di farmaci psicotropi senza alcun risultato, la portano da lui per un consulto.

Quando il dottor Greenblatt comincia a porre domande circa la situazione digestiva della paziente, tanto i genitori quanto la figlia non credono alle proprie orecchie.
Fino a quel momento non avevano mai sentito nulla del genere.
Alla fine Greenblatt ha prescritto un trattamento farmacologico, psicoterapia e una dieta probiotica, e in capo a un anno la ragazza non presentava più alcun sintomo dei disturbi passati.

Bibliografia: Intestino secondo cervello Le rivoluzionarie scoperte scientifiche sulla microflora intestinale
