Parte 2°
L’articolo Immune System, Skin Microbiome “Complement” One Another, Finds Penn Medicine Study (“Studio della Penn Medicine scopre che il sistema immunitario ed il microbioma della pelle “si complimentano” l’uno con l’altro”)
sul sito della Perelman school of medicine afferma che la diminuita diversità microbica è stata associata a malattie della pelle come la dermatite atopica, e che sta diventando sempre più evidente che molte malattie sono causate (o quanto meno esacerbate) non dai patogeni di per sè, ma dalla disbiosi, uno squilibro nella comunità microbica.
Ma cosa può influire negativamente sulla microflora della pelle?
A parte la presenza di una disbiosi a livello intestinale e altre alterazioni a livello sistemico che si riflettono anche sulla pelle (parliamo quindi anche di antibiotici, anticoncezionali, antiinfiammatori, neurolettici, chemioterapici, cortisonici ed altri farmaci che danneggiano il microbiota umano),
c’è da prendere in considerazione tutta quella miriade di prodotti per la pelle, saponi e detergenti che rischiano di perturbare l’equilibrio della popolazione microbica similmente a quanto fanno molti farmaci (antibiotici, pillole anticoncezionali, neurolettici, antidolorifici etc.) nell’intestino.
Non è un caso che la dottoressa Campbell consiglia di usare pochi prodotti, e sceglierli il più naturali possibili. Alcune persone affermano che la vera sicurezza deriva dall’utilizzare prodotti a base di sostanze che siano anche commestibili, anche perché la pelle assorbe tutto quello che le si pone sopra;
per altro ciò che si ingerisce può subire un processo di filtraggio da parte del fegato, mentre ciò che si assorbe attraverso la pelle passa all’interno del nostro corpo senza filtro di sorta.
L’articolo The skin Brigade (“La brigata della superficie”)
è un altro articolo che riporta i risultati di studi effettuati su pazienti sofferenti di psoriasi al quale è stata analizzata la microflora epiteliale sia di una zona di pelle affetta dalla malattia che di una zona di pelle sana, e su persone senza alcun segno di psoriasi. Abbiamo quindi degli studi in cui il paragone tra pelle malata e pelle sana è stato effettuato utilizzando due diverse tipologie di soggetti di controllo.
I risultati di questo tipo di studi, sebbene per il momento ancora ad uno stadio embrionale, sono ugualmente interessanti, in quanto hanno mostrato differenze nella popolazione dei propionibatteri.
Il confronto ha mostrato che tali batteri erano presenti in notevole quantità nei campioni di pelle sana analizzata, in moderate quantità nei campioni di pelle sana dei pazienti psoriasici, ed in quantità ancora minori nei campioni di pelle con lesioni da psoriasi.
Altra notizia interessante è quella riguardante i gemelli sofferenti di psoriasi: nel 30% dei casi solo uno dei due gemelli omozigoti manifesta la malattia, a conferma del fatto che la psoriasi non è una malattia genetica, sebbene si potrebbe ipotizzare una predisposizione genetica.
Ma se pensiamo che i gemelli identici oltre ai geni hanno in comune la flora intestinale (ereditata dalla madre durante il parto, e durante l’allattamento al seno, e acquisita dallo stesso ambiente esterno), l’alimentazione della casa in cui abitato fino al raggiungimento dell’indipendenza, tale ipotetica predisposizione genetica si potrebbe spiegare in ben altro modo.
Visto il gran numero di numerose persone guarite definitivamente dalla psoriasi grazie all’alimentazione paleo
si può facilmente immaginare come la disbiosi sia una delle cause più importanti della malattia e come tale fattore, che si trasmette di madre in figlio, possa apparire ingannevolmente ereditario.
Con questo ovviamente non si può negare la possibile esistenza di predisposizioni genetiche, ma ritengo che l’influenza dell’ambiente sia predominante; d’altronde come potrebbero essere puramente dovute a predisposizioni genetiche le tante le malattie che si sono largamente diffuse in epoca moderna e che erano molto rare 100 o 200 anni fa?
Le più moderne tecniche di ricerca stanno permettendo di identificare le specie di funghi e di batteri presenti nelle varie zone della pelle umana, che dimostra quindi di essere, al pari della mucosa intestinale, un sito che ospita una complessa microflora.
L’articolo Microbiome dynamics of human epidermis following skin barrier disruption , mostra gli esisti di un’analisi del microbiota dell’epitelio (quello profondo e quello superficiale) e le loro interazioni, discutendo l’analisi del microbiota tipico di 4 differenti regioni della pelle.
Grazie a questi nuovi metodi (spesso basati sul riconoscimento genetico)
è stato possibile un nuovo filone di ricerca nuovi filone di ricerca, grazie al quale si sono potute evidenziare le differenze significative tra il microbioma epiteliale della pelle malata e di quella sana, come mostra ad esempio l’articolo Molecular analysis of fungal microbiota in samples from healthy human skin and psoriatic lesions (“Analisi molecolare del microbiota fungino in campioni prelevati da pelle umana sana e da lesioni psoriasiche”) .
Sul rapporto tra microrganismi intestinali ed affezioni cutanee segnalo anche l’articolo Effect of saccharomyces on the eubiosis of intestinal flora and the significance of dysbiosis in dermatoses “L’effetto dei saccaromiceti nell’eubiosi della flora intestinale e la sua importanza nelle dermatiti”).
Una presentazione della dottoressa Heidi H. Kong, del dipartimento di dermatologia del Centro per la ricerca sul Cancro (CCR) del National Cancer Institute, che verte su eczema, sistema immunitario e microbioma della pelle ci offre numerose informazioni che concordano col quadro sin qui delineato.
Apprendiamo poi che le eruzioni della dermatosi atopica sono associate con la colonizzazione e le infezioni da Staphylococcus aureus, che le tipiche cure includono la somministrazione di antimicrobici e coricosteroidi sia locali (sulla pelle sotto forma di pomate, creme unguenti) che sistemici.
Se come tutto mi fa supporre questa malattia è correlata alla disbiosi (intestinale ed epiteliale), si tratta di due categorie di farmaci che a lungo andare contribuiscono proprio alla disbiosi (e quindi potrebbero cronicizzare la situazione).
Non meraviglia infatti che il 40/70 per cento dei pazienti che soffrono di questa malattia sviluppano asma o rinite allergica; infatti secondo quanto afferma la dottoressa Capbell-McBride la disbiosi è la causa comune di queste tre patologie.
Per altro mi viene da pensare che se si inizia con la dermatite atopica e si assumono quei farmaci si peggiora la disbiosi e si comprende come si possa sviluppare anche qualche altro problema di salute.
Non desta quindi meraviglia il fatto che negli ultimi 30 anni l’incidenza di tale malattia è raddoppiata, dato che dimostra categoricamente che non si tratta di una malattia genetica ma ambientale.
La presentazione della dottoressa Kong mostra che la biodiversità della microflora batterica della pelle è correlata con la gravità dei sintomi di dermatite atopica, e che tale diversità diminuisce quando si sviluppano le eruzioni cutanee, mentre al contempo aumenta la presenza delle specie di Stafilococchi.
Viene segnalato infine che i pazienti con immunodeficienza primaria con malattie eczematose hanno in genere infezioni da Candida (ennesima conferma di quanto affermato dalla dottoressa Campbell sulla genesi di tale patologia) e che tali pazienti hanno una microflora epiteliale atipica.
Vista la presenza di una microflora alterata sulla pelle di chi soffre di eczema, psoriasi e dermatite atopica, viene da pensare al possibile utilizzo dei probiotici da spalmare sulla pelle in caso di psoriasi.
Questa è solo una mia supposizione, ma concorda con quanto scritto da alcuni ricercatori e riportato all’inizio del capitolo.
Ricordo che la pelle assorbe la sostanza alla pari dell’intestino, quindi anche in questo caso se si volesse provare sarebbe il caso di provare con piccole dosi e piano piano aumentare, e visto che non ci sono al momento sperimentazioni di nessuna sorta, chi volesse provarlo la faccia a proprio rischio e pericolo.
Ma ci sono altri due fattori che possono risultare importanti nel causare problemi della pelle, come dovrebbe essere chiaro a chi ha ben letto il mio libro “I pilastri della salute e la rete di interconnessioni”: i focus dentali e la respirazione.
Già in una pubblicazione del 1939 (Piorrea alveolare e infezione focale. La Stomatologia, n.6 1939) il professor Paolo Albanesi aveva riportato che:
da una casistica di centinaia di casi abbiamo potuto desumere che una riduzione delle paradontopatie arrecava dei risultati positivi rispetto allo stato di salute generale.
372 L’articolo riferisce di una ricerca effettuata da Grice, Lambris et al., pubblicata su Proceedings of the National academy of sciencehttp://www.uphs.upenn.edu/news/News_Releases/2013/08/grice/.
373 Pubblicato su Nature. 2012 Dec 20;492(7429):S60-1, autore Trivedi B;http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23254975, http://www.nature.com/…/j…/v492/n7429_supp/full/492S60a.html.
374 http://www.genomeweb.com/…/nih-team-presents-findings-fungi….
375 Pubblicato su Genome Biology 2012, 13:R101, autori Patrick LJM Zeeuwen et al.; http://genomebiology.com/2012/13/11/R101.
376 Pubblicato su Journal of Clinical Microbiology. 2006;44:2933–2941, autori Paulino LC, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16891514.
377 Pubblicato su “Zeitschrift für Haut- und Geschlechtskrankheiten 1971 Oct;46(19):607-9, autore Máramarosi G;http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/5137243.
378 http://www.genome.gov/…/HumanMicrobiomeScience2…/21_Kong.pdf .