Lo spostamento della prima vertebra cervicale, che in genere è determinato da un’ernia
provoca l’insorgere di numerosi problemi che attraverso dolorose irradiazioni possono ripercuotersi sull’intera colonna vertebrale. La mitologia ci propone a tale proposito la figura del titano Atlante, che come punizione per la rivolta dei Titani contro gli dèi, fu condannato a reggere sulle proprie spalle il globo terrestre e a tenerlo in equilibrio.
La più alta delle vertebre cervicali ha l’analogo compito di sostenere la nostra testa e anche di tenerla in posizione stabile.
Se Atlante cessa di svolgere il suo ruolo di grande responsabilità, cercando di mettersi da parte, in realtà non fa altro che tentare di sottrarsi ai suoi oneri. Al tempo stesso la sua sofferenza dimostra quanto male gli faccia sostenere tale peso.
Poiché non si sente l’unico responsabile, fa arrivare i dolori anche alle altre membra subordinate alla colonna vertebrale. Per gli altri esseri umani la testa è diventata il mondo, o meglio, lo è certamente per coloro che soffrono di questi disturbi.
Il corpo mostra loro, manifestandolo attraverso il suo rappresentante più alto
Atlante, che non è più disposto a sopportare sulle proprie spalle il pesante carico del (grosso) cranio senza lamentarsi. Richiama l’attenzione su di sé e, proporzionalmente al dolore, chiede aiuto.
Preferirebbe di gran lunga farsi da parte e esprime tale desiderio cambiando di posizione. Il tema precipitato nell’ombra è il seguente: il peso della testa non è più sopportabile, la soglia del dolore è stata superata. L’unica soluzione sensata consiste nel riportare la testa nella giusta posizione.
Nel migliore dei casi, ciò avviene soltanto simbolicamente. A questo primo passo può contribuire dall’esterno un chiropratico. Con un colpo forte e deciso sposta la testa verso l’esterno, anche un po’ oltre il necessario, facendola poi ritornare al proprio posto.
Questo intervento relativamente drastico mostra che c’è bisogno di una vera e propria spinta per ritornare alla normalità e che è necessario rinunciare a una posizione viziata. Ma rimettere a posto il corpo solo da un punto di vista fisico non basta:
la vertebra interessata infatti tenderà a lungo andare a spostarsi di nuovo, visto che la situazione non è stata risolta a livelli più profondi. L’ernia, che Atlante prende a pretesto per il suo spostamento, indica quanto sia elevata la resistenza del corpo ai cambiamenti di direzione. Occorre una certa forza per rimettere a posto la testa in questione.
La manovra del chiropratico dimostra la necessità di cambiare repentinamente direzione.
Il compito, nel momento in cui Atlante esce spesso improvvisamente dai propri binari, consiste nel dirigere il capo rivolto verso una nuova direzione, nel farlo girare almeno una volta, invece che dal chiropratico da altre persone stimolanti, senza far ricorso alla forza, liberamente e per desiderio di cose nuove.
In altri malati si verifica una situazione completamente opposta a questa: in quanti soffrono di torcicollo infatti le teste si trasformano in una sorta di banderuole al vento. Sono consapevoli del loro comportamento, che si basa su speculazioni razionali e un certo opportunismo accompagna le loro azioni.
L’intenzionale consapevolezza della loro discutibile condotta risparmia loro i sintomi fisici, altrimenti dovrebbero vedersela con la colonna vertebrale.
Se un individuo si contorce con sorprendente rapidità ad ogni occasione, c’è il sospetto che non ammetta le sue opportunistiche manovre di svolta e che il corpo le porti in questo modo alla coscienza.
Dolorosamente viene così a sapere che le sue torsioni si sono spinte troppo avanti e hanno oltrepassato il limite. Il sintomo, manifestandosi, impone anche la terapia e costringe i soggetti per un certo periodo a camminare per il mondo senza guardare né a destra né a sinistra, seguendo solo il proprio naso.
La soluzione arriva dal polo opposto e consiste nel trovare un’autentica mobilità e capacità di adattamento. Questi malati non possono badare ai piccoli vantaggi che la vita offre loro, ma devono lasciarsi portare dalla vita stessa e adattarsi alle sue esigenze.
Domande
1. La mia testa è diventata un carico insopportabile?
2. Contro chi si sta ribellando il mio Atlante?
3. Cosa mi vuole dire il destino, rimettendomi a posto la testa?
4. Cosa potrebbe farmi girare la testa, cosa potrebbe farla tornare a posto?
5. Come vanno le mie capacità di adattamento e la mia prontezza?
(Dott. Rudiger Dahlke)