Il mal di testa è noto soltanto da alcuni secoli
Nelle epoche precedenti non era affatto conosciuto. È soprattutto nei paesi altamente civilizzati che il mal di testa è aumentato: il venti per cento dei ” sani ” afferma di soffrire di mal di testa. La statistica dice che le donne sono colpite più di frequente degli uomini e che i ” ceti più alti ” sono colpiti da questo sintomo più degli altri. Tutto questo stupisce poco: basta considerare il simbolismo del mal di testa. La testa possiede una polarità molto chiara col corpo. È la massima istanza della nostra struttura corporea. Con la testa pensiamo e decidiamo. La testa rappresenta l’alto, e il corpo esprime il basso.
Noi consideriamo la testa come il luogo in cui sono localizzati intelligenza, ragione e pensiero. Chi agisce sconsideratamente, agisce senza testa. Sentimenti irrazionali come l’amore minacciano naturalmente soprattutto la testa – anzi la maggior parte delle persone addirittura la perde… (se questo non accade, la testa fa molto male!). Ci sono però dei testoni che non corrono mai il rischio di perdere la testa, neppure quando la sbattono contro il muro. Queste poche espressioni danno un’idea di quanto sia importante la testa per la vita intellettiva dell’uomo.


Il mal di testa dovuto a tensione è un tipo di dolore diffuso che comincia in fase subacuta, di carattere compressivo, che può durare ore, giorni e settimane. Il dolore nasce probabilmente da una tensione troppo grande dei vasi sanguigni. In genere in questi casi si riscontra contemporaneamente una forte tensione della muscolatura della testa e anche dei muscoli nella zona delle spalle, del dorso e della colonna vertebrale (parte alta). Sovente il mal di testa qui descritto si presenta in situazioni di vita in cui l’uomo è sotto forte pressione o in situazioni critiche di ascesa, che minacciano di richiedere troppo da lui.
È la ” via verso l’alto “, che facilmente porta a un sovraccarico del polo superiore, la testa. Dietro al mal di testa troviamo spesso una persona fornita di grande orgoglio e mania di perfezione, che cerca di imporre la propria volontà (sbattere la testa contro le pareti e spezzarle); È facile che in situazioni come queste l’orgoglio e il desiderio di potere diano alla testa, perché chi accentra troppo l’attenzione nella zona della testa, chi accetta e vive soltanto ciò che è razionale, ragionevole e logico, perde ben presto il suo ” rapporto col polo inferiore ” e quindi con le proprie radici, le uniche in grado di tenerlo ben saldo nella vita.
Tuttavia le esigenze del corpo e le sue funzioni per lo più inconsce sono molto più antiche delle capacità del pensiero ragionevole, che rappresenta una conquista successiva dell’uomo dovuta all’evoluzione della corteccia cerebrale.
L’uomo possiede due centri: cuore e cervello – sentimento e pensiero. L’uomo del nostro tempo e della nostra civiltà ha sviluppato in misura particolare le forze cerebrali ed è quindi in costante pericolo di trascurare il suo secondo centro, il cuore.
Non è però il caso di demonizzare il pensiero, la ragione e la testa: non è questa la soluzione. Nessuno dei due centri è migliore o peggiore. L’uomo non deve scegliere tra l’uno e l’altro – deve restare in equilibrio. Chi soffre di crampi al ventre è malato al pari di chi soffre di mal di testa. Però la nostra civiltà ha sviluppato tanto il polo superiore che in genere abbiamo delle deficienze a quello inferiore.
A questa situazione si aggiunge il problema dello scopo della nostra attività intellettiva. Nella maggioranza dei casi usiamo le nostre funzioni razionali di pensiero per affermare il nostro Io. Attraverso il modello di pensiero causale cerchiamo di garantirci sempre meglio nei confronti del destino, al fine di edificare il dominio del nostro Io. Questa impresa però è sempre destinata al fallimento. Come nel caso della torre di Babele, nel migliore dei casi porta a una gran confusione. La testa non deve rendersi autonoma e cercare di andare avanti senza il corpo e senza il cuore.
Se il pensiero taglia i legami col basso, perde le radici. Il pensiero funzionale della scienza è per esempio un pensiero privo di radici – gli manca il rapporto col motivo primo – la PARTE ANIMICA. L’uomo che segue soltanto la propria testa sale ad altezze vertiginose senza alcun ancoraggio verso il basso: nessuna meraviglia quindi che perda la testa. La testa suona il campanello d’allarme.


Fra tutti gli organi, la testa è quello che reagisce più rapidamente attraverso il dolore. In tutti gli altri organi devono verificarsi profonde modificazioni prima che insorga il dolore. La testa è il nostro segnale più sensibile. Il suo dolore mostra che il nostro pensiero è sbagliato, che impostiamo i nostri ragionamenti in modo sbagliato, che perseguiamo mete discutibili. Fa capire che ci rompiamo la testa con complicazioni inutili cercando sicurezze che non esistono. Nell’ambito della propria esistenza materiale l’uomo non può garantirsi nulla – e ad ogni nuovo tentativo si rende soltanto ridicolo.
L’uomo si rompe la testa per lo più per cose assolutamente inutili. La tensione si risolve unicamente con la distensione, ma si tratta soltanto di un altro modo di dire cedere. Quando la testa dà l’allarme attraverso il mal di testa, è tempo di abbandonare il paraocchi dell’ “Io voglio”, dell’orgoglio che induce a guardare sempre verso l’alto, della testardaggine e dell’ostinazione. È tempo di rivolgere lo sguardo verso il basso e di considerare le proprie radici. Coloro che per anni fanno uso di pasticche per reprimere questo campanello d’allarme, mettono a rischio la propria salute fisica e psichica.



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