Avambraccio, ulna e radio si situano tra il gomito e il polso. Abbiamo visto che il gomito rappresenta la «barriera dell’accettazione», mentre il polso è la «barriera dell’implicazione», nel senso della scelta (e non della decisione come per la caviglia).
L’avambraccio è la prima tappa di passaggio delle volontà di azione nel mondo delle realizzazioni.
Quando vogliamo fare (o accade) qualcosa che tocca i nostri ricordi profondi (inconsci) e noi l’accettiamo (gomito), dobbiamo scegliere e fare ciò che ci permetterà di realizzare la cosa in questione.
Se tale realizzazione è difficile perché abbiamo, per esempio, difficoltà a scegliere i mezzi, andremo incontro a tensioni, sofferenze, crampi negli avambracci, oppure in generale nella zona intorno ai polsi, a fratture dell’ulna, del radio o di entrambi.
Ci troviamo nella zona del corpo che precede o segue la mano e il polso, a seconda del senso di circolazione delle energie che scegliamo (addensamento o liberazione).
Può dunque trattarsi della fase di passaggio delle cose, dal non conscio al conscio (direzione gomito-mano).
In tal caso saremo nel processo di «addensamento», nel momento che segue l’accettazione conscia e precede il passaggio nel reale (polso, mano) mediante il fare.
Ma può anche trattarsi del passaggio dal conscio al non conscio (direzione mano-gomito). In quest’ultimo caso ci troviamo nel processo di «liberazione», nel momento che precede l’accettazione non conscia e che segue il passaggio nel reale.
Le malattie degli avambracci, dell’ulna e del radio
Le malattie degli avambracci, dell’ulna e del radio ci parleranno della nostra difficoltà ad accettare le azioni o i maneggi che il nostro passato può farci incontrare o mettere in atto.
La nostra difficoltà a scegliere o ad imporci nuovi modi di agire, lontani dalle nostre abitudini o certezze, può manifestarsi attraverso un dolore in questa zona del braccio e spingersi sino a provocare la frattura.
Questa si produce quando la tensione è troppo forte e i nostri blocchi nei confronti dell’azione o della scelta sono talmente radicati, irrigiditi, per non dire fossilizzati, da non ammettere la «deformazione» (obbligo di cambiamento) imposta dall’esterno.
Ecco che allora l’ulna, il radio o entrambi «si lasciano andare».
Ma la semplice «rigidità» degli avambracci significa già che abbiamo difficoltà a «muovere», a dare al polso e alla mano la possibilità di svolgere il loro ruolo di mobilità, di potenziale di cambiamento di modalità o di tipo d’azione nella vita.
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