Apparato locomotore e nervi

Un animale non può mai essere " retto ", perché non si è mai messo a camminare su due gambe soltanto. L'uomo però in tempi antichissimi ha fatto questo passo fondamentale e si è messo diritto

Il portamento

Se parliamo del portamento di una persona, non si capisce bene se intendiamo il portamento corporeo o quello interiore.

Ciò nonostante questa ambiguità verbale non porta a malintesi, perché l’atteggiamento esteriore corrisponde a quello interiore.

Nell’esteriorità si rispecchia l’interiorità. Così per esempio parliamo di una persona retta, che significa onesta ma anche diritta nel portamento.

Un animale non può mai essere ” retto “, perché non si è mai messo a camminare su due gambe soltanto.

L’uomo però in tempi antichissimi ha fatto questo passo fondamentale e si è messo diritto, avendo così la possibilità di rivolgere lo sguardo verso l’alto, verso il cielo e l’occasione di diventare dio. 

Al tempo stesso si esponeva al pericolo dell’orgoglio di credersi dio. “senza haimè prima fare l’esperienza dentro di Sè”.

Le possibilità e i pericoli della posizione diritta si mostrano chiaramente anche sul piano corporeo. Le parti deboli del corpo” che nell’animale a quattro zampe sono ben protette dal suo portamento, risultano nell’uomo che cammina totalmente prive di protezione.

Questa mancanza di protezione e questa conseguente grande vulnerabilità porta con sé una grande apertura e ricettività. È soprattutto la colonna vertebrale che rende possibile il nostro portamento eretto. È lei che rende l’uomo sicuro e agile, che gli dà forza e flessibilità.

Abbiamo detto che il portamento interiore e quello esteriore si corrispondono, e questa analogia risulta anche da certe espressioni: ci sono uomini retti e uomini che si piegano con facilità; conosciamo gente rigida e dura e gente che preferisce strisciare; a certuni manca il portamento, non sanno comportarsi.

Noi individuiamo subito come innaturale quel portamento che non corrisponde all’essere interiore umano, perché è proprio dal portamento naturale che riconosciamo l’uomo. 

Se una malattia costringe la persona a un determinato portamento che volontariamente non assumerebbe mai, questo atteggiamento ci mostra qualcosa che non è vissuto interiormente.

Considerando una persona dobbiamo imparare a distinguere se essa si identifica col suo atteggiamento esteriore oppure se deve assumere un atteggiamento contro la propria volontà. 

Nel primo caso nel portamento modificato dalla malattia si nota una zona d’ombra che la persona, se potesse scegliere, non vorrebbe avere.

Per esempio un individuo che cammina diritto e sicuro, sempre a testa alta, mostra una certa inavvicinabilità, orgoglio, elevatezza e sincerità. Una persona del genere mostrerà però al tempo stesso tutte le sue altre qualità. Non le smentirebbe certamente.

Ben diverse sono invece le cose per esempio se la persona è colpita alla colonna vertebrale dal morbo di Becterev. Qui si somatizza un egocentrismo non vissuto a livello consapevole e una mancanza di arrendevolezza che il paziente non vede.

Nel morbo di Becterev col tempo la colonna vertebrale si calcifica, il dorso diviene rigido e la testa si piega in avanti, in quanto la curva ad S della colonna sparisce o assume un andamento contrario alla norma. Il paziente è costretto a constatare direttamente fino a che punto sia rigido, non cedevole, non flessibile. Uguale è la problematica che si esprime nel dorso curvo o nella gobba: nella gobba si manifesta l’umiltà non vissuta.

(Thorwald Dethlefsen Rudiger Dahlke)

Andrea Galdenzi
Andrea Galdenzi
Geometra Fano
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Francesco oltre ad gestire un centro di bellezza sia per uomo che per donna, è una persona speciale. Ti capisce solo guardandoti e quando ti parla coglie sempre il punto, il problema è trova sempre la soluzione. È bello andare perché quando esci ti senti una persona migliore.

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