Nessuno versa benzina su un fuoco mentre cerca di spegnere un incendio. Il grosso limite delle diete è la suddivisione degli alimenti in grassi, carboidrati e proteine, senza distinguere quelli che, all’interno di queste categorie, infiammano molto l’intestino, infiammano poco, non lo infiammano o addirittura sono i precursori del nutriente delle cellule intestinali o svolgono azioni prebiotiche.
Il colon è l’ultima parte dell’intestino dove tutto quello che non è stato assorbito viene fatto fermentare. È un bio-fermentatore che ricava il sostentamento dai prodotti delle fermentazioni. È stato progettato per nutrirsi prevalentemente di frutta, ricca di frutto-oligosaccaridi (FOS), catene di fruttosio non scindibile dagli enzimi.
I FOS arrivano indigeriti nel colon, dove fermentano dando luogo agli acidi grassi a corta catena (SCFAs), da 2 a 5 atomi di carbonio (C2-C5), il più noto è l’acido butirrico (C4), contenuto nel burro.
Il ruolo più importante della dieta deve essere quello di nutrire l’intestino, un intestino mal nutrito diventa debole, incapace di gestire processi infiammatori complessi. Frutta e verdura devono abbondare nella dieta, con eccezione del kiwi (che non è un frutto) in quanto ricco di Fe. Assumere il Fe oralmente infiamma l’intestino, RIDUCENDO la capacità di recuperarlo dai macrofagi.
Lo scambio di Fe è minimo, solo dello 0,05%, viene recuperato dai macrofagi quando i globuli rossi muoiono e riversato nel sangue. Un’infiammazione intestinale riduce questo ritorno del Fe nel sangue, assunzioni orali di Fe infiammano l’intestino.
Anche le crocifere (cavoli e carciofi) sono per noi cibi complessi, gli animali che se ne nutrono hanno 4 stomaci per digerirli.
Tra la frutta, le banane che troviamo oggi hanno poco in comune con il frutto originale, dato che lo abbiamo modificato bombardandolo di radiazioni.
Le proteine animali infiammano l’intestino, tra queste le più aggressive sono quelle della carne rossa (il vitello è carne rossa, la peggiore per com’è fatto crescere il vitello).
Sorprende come i sostenitori delle paleo-diete possano immaginare gli uomini preistorici come divoratori di carne rossa, amanti del barbecue dove cuocere bistecche di leone, di bufali. Come nomadi raccoglitori si saranno nutriti di frutta, verdure, bacche e cavallette. Poi, molto più tardi di pesce, piccola selvaggina, etc.
Le proteine vegetali sono facilmente digeribili, eccetto i legumi per l’elevato contenuto di carboidrati. Il lungo tempo impostato per digerire le proteine dei legumi fa fermentare i carboidrati.
L’intestino riconosce il cibo e ne tiene memoria, abituandolo ai legumi riconosce queste proteine come meno aggressive di quelle della carne, quindi imposta un tempo di digestione più breve.
I carboidrati ad alto indice glicemico infiammano l’intestino, quelli complessi sono i precursori dei FOS, quindi nutrono l’intestino. Anche i cereali sono cibo complesso con noi, i granivori hanno un gozzo per farli germogliare e renderli più digeribili.
Queste regole non sono esaustive, vogliono solo farvi capire quale sia il vero problema (l’infiammazione) per sapere come fare a risolverlo.
Un intestino sano deve essere in grado di processare ogni alimento, se non ci riesce, e lo segnala con le reazioni avverse al cibo, la colpa non è dell’alimento, ma di una debolezza intestinale. Non si risolve limitandosi a diete a privazione, anzi questo o questi alimenti devono essere usati come test per verificare il ripristino di condizioni normali dell’intestino.
Coloro che hanno reazioni avverse alla frutta o al pesce si devono allarmare, in quanto significa che il loro intestino è diventato ottimo per un alieno.
(Prof Paolo Mainardi)