Il nostro corpo – annotano Schuetzenberger e Ghislain Devroede – registra tutti gli shock, i colpi, le sferzate e i crolli fisici e psicologici. I traumi hanno vita lunga …”.
Quando siamo esposti ad una esperienza stressante, corpo e mente sono attraversati da segnali di pericolo: si attivano i circuiti collegati alla reazione difensiva fino a che non si estingue la percezione della minaccia.
Scrive Sigmund Freud che “… È una disposizione diabolica che il dolore allunghi il tempo, la gioia lo abbrevi …”. Rimane comunque impressionata sulla lastra della memoria la dolorosa esposizione all’evento traumatico, in modo da poterla evitare in futuro;
La nostra identità si costruisce sulla base dei mattoni costitutivi della memoria autobiografica, delle nostre relazioni affettive ed emozionali, del nostro irripetibile bagaglio genetico. Ogni volta che perdiamo un nostro caro, perdiamo apparentemente la sua presenza, la sua voce, le sue carezze, il suo modo di fare. Tutti questi attributi, assimilati e sedimentati con il tempo nella nostra identità, improvvisamente si disperdono, si annullano. In quel preciso momento si risvegliano tutti i lutti, presenti e passati, in un urlo agghiacciante che investe e scuote il corpo e la mente.
L’unità mente-corpo è condizionata dal momento dell’esposizione a fare i conti con il ricordo doloroso fino alla fine e il mantenimento attivo di questa memoria (nell’inutile tentativo di evitare quello stress in futuro) fiacca progressivamente le nostre risorse vitali. Si ruota intorno all’evento come un satellite incatenato all’orbita del pianeta senza apparente via d’uscita.
La nostra sofferenza nasce dal fatto che anche una parte di noi muore, si dissocia irreversibilmente dai ricordi coscienti per perdersi nell’oblio. Un doloroso senso di mutilazione pervade l’organismo, contamina la psiche, spegne la gioia di vivere. Un buio opprimente aleggia su di noi e ci costringe alla chiusura e all’introversione. Ci comportiamo come la tartaruga spaventata, che nasconde il capo e gli arti dentro la corazza per sfuggire alle insidie del predatore.
Le soluzione è già presente come lo è il malessere, una mente centrata solo sul dolore vede e sente disagio, una mente che comprende l’esperienza non alimenta mai più ciò che le è servito anche come monito per evolvere Se Stessi.
Come precisa lo psichiatra Brian Weiss nel suo bellissimo libro Messaggi dai Maestri “…le parti più recondite della mente (e del corpo, NdA) non sono soggette alle comuni leggi del tempo. Gli eventi accaduti in un lontano passato possono ancora toccarci con penetrante immediatezza; le vecchie ferite influenzano i nostri umori e il nostro comportamento come se fossero state inflitte ieri, e qualche volta il loro potere persino aumenta con il passare del tempo…”.
Il tempo degli umani si stempera nell’orizzonte lineare compreso fra l’alba e il tramonto dell’esistenza oppure si dilata nel cosmo senza fine delle generazioni passate e di quelle future? Si conserva la memoria oltre il termine della vita e prima della fusione dei gameti? La cronoriflessologia si pone come una bussola biologica per guidarci nella navigazione del Tempo, uno strumento per ascoltare la voce degli Antenati.
La Cronoriflessologia (o AgeGate Therapy) si basa sulla mappa temporale, individuata sulla colonna vertebrale dal medico ricercatore Vincenzo Di Spazio nel 1996: ogni punto spinale si comporta come una porta dimensionale, rappresenta in altre parole il canale di passaggio diretto all’età, in cui siamo stati esposti ad una esperienza traumatica.
La stimolazione dei punti spinali coinvolti consente la rievocazione della memoria traumatica e la sua risoluzione.
Nel corso della nostra esistenza ci confrontiamo con periodi molto turbolenti per la nostra salute, senza capirne molto spesso l’origine: l’esempio classico è quello riferito agli attacchi di panico, che esordiscono e irrompono nella nostra vita in modo totalmente inaspettato e incomprensibile. Dalle indagini cliniche in cronoriflessologia è emersa molto spesso una coincidenza anagrafica impressionante fra l’età di esordio del primo attacco di panico e l’età di un antenato al momento del decesso o quando è stato esposto ad un evento luttuoso.
Questo esempio dimostra quanto possano incidere e influenzare la nostra salute vicende familiari stressanti avvenute anche molto tempo prima della nostra nascita.
La cronoriflessologia è una metodica basata su una speciale mappa, costituita dalla sequenza di 24 punti e chiamata AgeGate Code. I punti sono localizzati sulle emergenze ossee della colonna vertebrale e si comportano come porte biologiche del Tempo. La stimolazione del punto spinale converte il segnale spaziale nel suo omologo nella dimensione temporale.
Toccare il punto spinale equivale a toccare il Tempo o meglio quella precisa finestra temporale (età), in cui è stato registrato un evento traumatico. La stimolazione del punto (picchiettamento, fotostimolazione, floriterapia transdermica e altro) consente l’apertura di queste misteriose porte e facilita il rilascio emozionale della memoria stressante.
(dai lavoro di Scienziato Calligaris, & Doc. di Spazio)