Ridurre lo stato infiammatorio cronico

L’infiammazione cronica, diffusa o “low grade” è nutrita e sostenuta dalle food sensitivities.

La tolleranza immunologica

L’infiammazione cronica diffusa (diversa dall’infiammazione temporanea localizzata, che ha significato protettivo ed è volta a favorire la guarigione) è un potente fattore di ostacolo all’attività della leptina.

Basti pensare che tra leptina e proteina C reattiva (PCR, un indice analitico di infiammazione) esiste un legame addirittura covalente (ogni molecola di PCR sottrae leptina ai suoi compiti funzionali).

L’infiammazione cronica, diffusa o “low grade” è nutrita e sostenuta dalle food sensitivities (in passato erroneamente chiamate “intolleranze alimentari”). 

Un attento controllo di queste ultime – simili alle allergie ma con origine diversa – può grandemente facilitare il lavoro della tiroide.

infiammazione

La sintomatologia delle sensitivities è molto varia e del tutto sovrapponibile a quella delle allergie immediate: gonfiori postprandiali, eritemi, riniti, tosse, prurito, asma, stipsi o diarrea, infiammazione, cistiti/uretriti, candidosi, emicranie, reflusso e via elencando. Sfatiamo un mito: dalle sensitivities si può guarire (14).

Recuperare appieno la tolleranza immunologica verso il cibo e verso l’ambiente è possibile. Questo obiettivo deve essere raggiunto gradualmente, con una corretta impostazione dietetica che permetta all’organismo di riconoscere come amici gli alimenti che mangiamo tutti i giorni. Un neonato è per definizione allergico e intollerante a tutti i cibi, con l’eccezione del latte materno.

14 L’argomento è approfondito nel capitolo “Food sensitivities, allergie e ‘intolleranze’: un approccio di segnale”.

malattia

Con l’inizio dello svezzamento, un passo alla volta, il bambino impara a tollerare ogni alimento e alla fine di questo periodo di adattamento è in grado di utilizzare tutti i cibi come fonte di energia per il proprio sviluppo. Allo stesso modo, anche l’adulto può rieducare il proprio sistema immunitario verso la tolleranza immunologica.

Una volta identificate le eventuali allergie alimentari ritardate si imposterà uno schema che rispecchi in tutto e per tutto lo svezzamento infantile, alternando giorni di consumo e giorni di non consumo degli alimenti sospetti. 

Una dieta di sola eliminazione, invece, rischia di accentuare la reazione immunologica, soprattutto se si dovessero reintrodurre senza cautela i cibi a cui si è più sensibili.

L’impostazione di una dieta per il recupero della tolleranza immunologica deve sempre comprendere alcuni giorni di reintroduzione nella settimana.

Per esempio, nelle prime due-tre settimane si prevedranno come giorni “liberi” solo il mercoledì e la domenica; trascorse queste prime settimane si aumenterà gradualmente il numero dei giorni liberi.

Mantenuto tale schema per un mese o due si passerà, per un periodo più lungo, a soli due-tre giorni di dieta la settimana. 

Questa fase è importante per stabilizzare i progressi registrati fino a quel momento. Come nello svezzamento infantile, per rieducare il sistema immunitario sono necessari otto-dodici mesi.

È però molto importante che nei giorni di reintroduzione (il cui fine è riabituare lentamente l’organismo al consumo di quegli alimenti) non si manifesti un potente ritorno dei sintomi: se ciò avviene significa che si è ecceduto con la “libertà” e si è fatto un danno.

Che vi sia un certo disagio è normale, ma che i sintomi siano forti come prima non va bene. In tal caso si dovranno ridurre le porzioni fino alla scomparsa quasi totale dei sintomi. 

L’identificazione degli alimenti verso cui l’organismo produce una risposta infiammatoria cronica generalizzata non è troppo difficile. In passato sono stati utilizzati molti test, ma oggi sembra più corretto da un punto di vista scientifico e metodologico basarsi su una dettagliata anamnesi alimentare (15).

15 Bottino L, Speciani L. Food sensitivity. Segnale infiammatorio, salute e prestazione. Milano: Correre, 2017.

Bibliografia: Medicina di Segnale

Doc. Roberta Marchionni
Doc. Roberta Marchionni
Osteopata DO
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