Ipertiroidismo e terapie

Anche nel caso dell’ipertiroidismo vi è discrepanza tra raccomandazioni delle società endocrinologiche e terapie più diffuse

Poiché il farmaco distrugge la tiroide

Anche nel caso dell’ipertiroidismo vi è discrepanza tra raccomandazioni delle società endocrinologiche e terapie più diffuse.

Non appena il TSH scenda sotto 0,5 mUI/L e indipendentemente dalla presenza o assenza di autoanticorpi antirecettore del TSH (che sarebbero diagnostici del morbo di Graves – Basedow) di solito il paziente viene invitato ad assumere il metimazolo (farmaco antitiroideo appartenente alla classe dei derivati imidazolici contenenti zolfo).

Poiché il farmaco distrugge la tiroide, è possibile che nel giro di pochi mesi o di pochi anni la tiroide effettivamente smetta di lavorare, costringendo poi il paziente all’assunzione permanente di levotiroxina.

Per tale motivo le linee guida sconsigliano un’assunzione superiore a 3 mesi. Eppure mi capita continuamente di incontrare pazienti che assumono metimazolo da 5 anni, o anche da 10, e molti altri condannati a vita alla terapia sostitutiva con levotiroxina postmetimazolo.

È evidente che se non si persegue alcuna strategia per cercare di ripristinare per via naturale l’equilibrio perso dalla tiroide, non vi è alcuna possibilità di guarigione ma solo di soppressione farmacologica. 

Qualora il metimazolo non sia sufficiente o generi effetti collaterali si passerà alla più cruenta soluzione del trattamento con radio-iodio.

Lo iodio reso radioattivo viene avidamente captato dalla tiroide, provocandone la graduale devitalizzazione. Dopo, naturalmente, serve trattare sine die con levotiroxina. In alcuni casi alle origini di un ipertiroidismo può esservi l’assunzione involontaria di iodio in eccesso. 

Poiché lo iodio è considerato elemento particolarmente prezioso per un organismo che via via con l’evoluzione si è allontanato sempre più dal mare, la nostra tiroide tende ad accumularlo con efficienza a prescindere dalle quantità.

Mossa molto utile in un mondo preistorico lontano dalle coste, in un ambiente che di iodio ne forniva proprio poco. Oggi invece si possono trovare fonti cospicue di questo elemento non solo nel sale iodato o nelle alghe marine, ma anche in numerosi prodotti erboristici o fitoterapici volti al dimagrimento.

È capitato di rilevare ipertiroidismo in donne che facevano ampio uso di una crema anticellulite contenente iodio, così come in persone che inghiottivano ogni giorno un bel numero di pastiglie “cinesi” a base di alghe (per non parlare di certi preparati dimagranti artigianali che medici senza scrupoli formulano per alcune farmacie mescolando di tutto: 

stimolanti,similamfetamine, iodio, ormoni tiroidei, metformina, caffeina, e poi benzodiazepine e betabloccanti per non far saltare il cuore… il che talvolta succede).

Non è raro incontrare pazienti ipertiroidei che in passato hanno fatto uso di queste porcherie. Una volta squilibrata la tiroide, non è sempre facile riparare il danno.

Una terapia integrata di segnale per l’ipotiroidismo

Sulla scorta di quanto detto finora è possibile delineare una terapia “non classica” per cercare di risvegliare l’attività tiroidea in modo naturale, riducendo o – dove possibile – azzerando il ricorso alla terapia ormonale sostitutiva.

Le linee guida seguite dalla Medicina di Segnale si basano sul ripristino dei corretti segnali leptinici all’ipotalamo, che portano l’ipotalamo stesso a stimolare, con la mediazione dell’ipofisi, l’attività tiroidea. In estrema sintesi i capisaldi dell’intervento di segnale sono:

la riduzione dello stato infiammatorio cronico, se presente;◗ la disintossicazione dell’organismo (tossine, interferenti endocrini, farmaci);◗ l’alimentazione, che dev’essere abbondante e normoproteica;◗ la riduzione del consumo di soia e Brassicacee;

la correzione di eventuali carenze (ferro, vitamina D);◗ il movimento fisico anche moderato ma a cadenza regolare;◗ la riduzione dei fattori di stress (lavorativi, emotivi);◗ l’integrazione con minerali, alghe, amminoacidi, antiossidanti.

Esaminiamo una per una le modalità di intervento in un’ottica finalmente di cura e non di soppressione della patologia.

Bibliografia: Medicina di Segnale

Monica laugeni
Monica laugeni
Roma
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Francesco è molto professionale, profondo, la sue spiegazioni ti aprono finestre su mondi. E' di una pacatezza disarmante, le sua parole arrivano in un millisecondo chiare e cristalline, una bell'anima illuminata capace di rischiarare anche la tua. ⭐💕

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