Polso

Il polso è l'articolazione conscia dei nostri punti di riferimento rispetto all'azione e al dominio, dell'espressione manifesta della nostra volontà

Malattia Espressione dell’AnimA

Il polso è l’articolazione della mobilità completa ed è collegato al gomito mediante l’avambraccio e permette alla mano, vettore finale dell’azione, di muoversi nello spazio in ogni direzione assiale.
 
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Qui la mano si congiunge al braccio, donandole tutta la sua potenziale mobilità. Il polso costituisce il legame tra ciò che trasmette l’azione (braccio) e ciò che la compie (mano). Rappresenta la «porta della scelta», la «porta del coinvolgimento», come la caviglia, ma questa volta nel mondo dell’azione.

 

 
Nell’esecuzione di un’azione, il braccio è il vettore principale e di trasmissione, laddove la mano è il vettore finale e di realizzazione. Il polso permette il collegamento tra i due consentendo alla mano una mobilità totale, una flessibilità e una precisione direzionale che non potrebbe avere altrimenti.
 
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Pertanto, il polso permette la mobilità, la flessibilità, la «schiettezza» delle nostre azioni ed opinioni e costituisce la proiezione di queste stesse qualità in rapporto alla nostra volontà e alla nostra ricerca di potere sulle cose e sugli esseri.
 
Il polso è l’articolazione conscia dei nostri punti di riferimento rispetto all’azione e al dominio, dell’espressione manifesta della nostra volontà, mentre la spalla rappresenta l’articolazione inconscia di quegli stessi punti di riferimento.

Le malattie dei polsi

Distorsioni, dolori o traumi dei polsi ci parlano delle nostre tensioni, della nostra mancanza di elasticità o di sicurezza nei nostri atti o nei desideri volti all’azione o nelle opinioni. Indicano che il nostro rapporto con l’azione, che quello che facciamo manca di sicurezza, di solidità.

Allora induriamo i polsi allo scopo di «renderli più solidi».

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Le tensioni ai polsi ci parlano anche della nostra rigidità nell’azione, ossia della nostra ricerca di potere sul mondo esterno (gli oggetti, la materia o gli esseri) e su noi stessi. Quando impediamo a noi stessi di fare, quando non ce ne diamo la possibilità, i nostri polsi (e le mani) diventano tesi e soffrono.
 
I prigionieri ai quali si vuole impedire di agire vengono incatenati ai polsi (mentre quelli ai quali si vuole impedire di fuggire sono incatenati ai piedi).
 
Ma, analogamente, quando vogliamo fare troppo, quando siamo determinati o eccessivamente autoritari e l’azione passa esclusivamente attraverso la volontà e la forza, i polsi manifesteranno la loro opposizione e limiteranno tale volontà eccessiva e tale impiego di forza attraverso il dolore!
 
Daniela Marchini
Daniela Marchini
Varese
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Carissimo Francesco a un mese dall'inizio dell uso dei tuoi prodotti ...sto meglio ...il mio stomaco digerisce meglio ma é soprattutto il mio cervello a digerire meglio la vita …ti ringrazio tantissimo e ti ringrazia molto anche mio marito ... stavo diventando un'isterica insopportabile …. grazie di esserci ❤️🙏❤️

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