La salute come scelta
In condizioni sono normali, solo pochi antigeni alimentari riescono superare la parete intestinale e vengono subito neutralizzati.
Se la quantità di questi antigeni elevata, le cellule dell’immunità aspecifica, i mastociti e le IgM immature, si saturano permettendo che altri antigeni attraversino la mucosa intestinale provocando una elevata risposta anticorpale.
Quando questi antigeni sono anche allergeni tramite il torrente circolatorio arriveranno alle mucose della vie respiratorie e alla cute, zone corporee ricche di anticorpi specifici, le IgE.
Queste, andandosi a legare ai mastociti he hanno riconosciuto l’antigene, provocheranno la liberazione di mediatori chimici.
Quando la quantità di questi antigeni è elevata, gli anticorpi IgA e le Cellule M si saturano, permettendo che altri antigeni attraversino la mucosa intestinale passando tra le giunzioni infracellulari.
Parte di questi antigeni viene bloccata dagli anticorpi IgG e IgM; un’altra parte stimola la produzione di anticorpi IgE in situ, e ciò che resta entra nel sangue ed arriva nel fegato.
A questo punto le cellule di Kuppfer del fegato, ovvero dei macrofagi specializzati, cercano di neutralizzarli, ma se anche questa barriera viene superata, gli antigeni alimentari riescono ad entrare in circolo e possono raggiungere delle sedi distanti, quali la cute o la mucosa nasale e polmonare dove sono presenti numerosi mastociti.
La reazione dei mastociti provoca la liberazione di mediatori chimici, tra cui l’istamina, con scatenamento di una reazione allergica che può manifestarsi come asma, orticaria, dermatite o rinite.
Tra i mediatori vi sono anche fattori chemiotattici che richiamano nella zona altri globuli bianchi (Eosinofili, Neutrofili e Basofili) responsabili della reazione tardiva che spesso si può osservare nelle manifestazioni allergiche e che può avvenire da 4 ore dopo, fino al giorno seguente, al momento in cui è stato riconosciuto l’antigene in gioco.
Alcune proteine animali, specie quelle del maiale, sono assai simili a quelle del corpo umano.
Se alcune di queste proteine non completamente digerite riescono a superare la barriera creata dalla mucosa intestinale sotto forma di peptidi, questi attivano una risposta anticorpale.
Data la loro natura ammino acidica, possono accumularsi presso zone di proteine dei tessuti a loro simili.
Siccome le cellule considerate “nemiche” sono assai simili a quelle dell’area in cui sono state localizzate, vi è il rischio che gli anticorpi inizino a colpire anche quelle di quell’area, ovvero dello stesso corpo a cui appartiene, dando così origine ad una malattia autoimmune.
(Prof. Paolo Mainardi)
dal libro: Alla Ricerca dell’Una Medicina