L’artrosi è una delle malattie più invalidanti dell’essere umano, assolutamente sconosciuta nel mondo animale.
Avete mai sentito parlare di un leone con le zampe deformate dall’artrosi?
Probabilmente un medico tenterà di giustificare l’insorgenza dell’artrosi, ponendo nell’altro piatto della bilancia l’allungamento della vita, adducendo come “conseguenza naturale” la sofferenza di tale patologia.
Una conseguenza così nefasta è però smentita nella pratica da quelle popolazioni molto longeve, che non soffrono di simile malattia.
Come già accade per altre patologie, possiamo imputare la degenerazione delle nostre cartilagini all’uso smodato dei carboidrati nella nostra dieta.
Bisogna sottolineare che le cartilagini sono tessuti come tutti gli altri e subiscono ogni giorno una fase catabolica ed una fase anabolica.
L’aumento dell’acidosi tissutale e dell’infiammazione cronica crea un disequilibrio anche nella cartilagine e di conseguenza alle cellule che la compongono.
La produzione delle citochine all’interno del liquido sinoviale (dovuta allo stress cellulare), causa una superproduzione di metalloproteasi da parte delle cellule sinoviali.
Questa azione viene attivata per contrastare eventuali attacchi batterici, ma il perdurare dell’infiammazione causa la degenerazione della matrice della cartilagine.
Il rammollimento superficiale e la fibrillazione cartilaginea (cambio dell’aspetto della superficie) causa l’esposizione dell’osso sottostante che incomincia a crescere irregolarmente.
Con il progredire della malattia viene vanificata qualsiasi possibilità di ripristinare la funzionalità dell’articolazione.
Al contrario, un’alimentazione ricca di proteine, fornisce gli aminoacidi necessari alla ricostruzione della cartilagine (in stato di sol).
Alimenti come frutta e verdura sono invece ricchi di antiossidanti (e di altri elementi come sali minerali e vitamine), inertizzatori di radicali liberi e capaci di diminuire la flogosi (infiammazione) all’interno del liquido sinoviale.