Per gran parte dei secoli passati, le donne hanno visto la menopausa sotto una luce positiva.
Anche se segnalava l’invecchiamento ma non la malattia, bensì la menopausa metteva fine in modo naturale e indolore alle difficoltà e agli inconvenienti della sindrome premestruale e delle mestruazioni, spesso comportando un aumento della libido e consentendo loro di avere rapporti sessuali senza preoccuparsi di gravidanze accidentali.
Un tempo le donne non si rivolgevano ai medici per affrontare la menopausa perché questa condizione non causava loro particolari problemi fisici o sintomi.
Durante la perimenopausa, la menopausa o la post menopausa quasi sempre le donne stavano meglio di prima; era una normale fase della vita e non richiedeva nient’altro che l’accettazione.
La letteratura medica prodotta nel corso dell’Ottocento non tratta quasi mai la menopausa come una condizione sintomatica o come una difficoltà tale da richiedere cure. Le vampate e le palpitazioni erano praticamente inesistenti.
Tutto cambia nell’era contemporanea, intorno al 1950
Le donne nate agli inizi del Novecento furono le prime a sperimentare sudorazione notturna, vampate, affaticamento, attacchi di panico, ansia, diradamento dei capelli e dolori articolari una volta arrivate a una certa età.
Alla metà del Novecento una marea di donne tra i quaranta e i cinquantacinque anni si rivolgeva al medico lamentando questi sintomi, e il medico non sapeva cosa pensare.
Fu così che nacquero gli equivoci sulle malattie autoimmuni e la malattia del mistero. I professionisti della medicina non erano mai stati così disorientati.
I medici riferirono di quest’epidemia alle case farmaceutiche e inizialmente molti ritennero che il problema fosse tutto nella testa delle donne:
era un’assurda sindrome femminile. Quei sintomi dovevano essere immaginari, altrimenti non si capiva come mai fossero insorti; erano solo richieste d’attenzione escogitate da donne annoiate.
A quelle donne i medici suggerivano di andare in psicoterapia
Tuttavia, nel corso degli anni Cinquanta, l’ondata di donne con problemi di memoria, difficoltà di concentrazione, sbalzi d’umore, accumulo di peso e vertigini aumentò ulteriormente.
I medici si consultarono di nuovo con le case farmaceutiche e stabilirono che l’unica cosa in comune tra queste donne era la fascia d’età. La medicina ufficiale decretò che la causa dovevano essere gli ormoni, sebbene in quegli anni ci fossero anche degli uomini che lamentavano gli stessi sintomi.
Molti uomini avevano vampate di calore, ma venivano etichettate come “sudore da lavoro”, anche se non sopraggiungevano mentre stavano lavorando, o come “sudore nervoso”.
Molti uomini avevano anche altri sintomi della “menopausa”, come depressione, aumento del girovita e lacune della memoria
Tali sofferenze non venivano divulgate perché a quell’epoca l’uomo doveva essere stoico, così come gli era stato insegnato;
la responsabilità di essere il solo a portare a casa il pane pesava fortemente così, per paura di perdere il lavoro, gli uomini nascondevano i loro problemi di salute.
In breve tempo, tra le case farmaceutiche si sviluppò la tendenza a sfruttare economicamente la falsa scoperta dei problemi ormonali che causavano il malessere delle donne.
Entro la fine degli anni Cinquanta, l’idea che le donne soffrissero di carenze ormonali si diffuse nell’opinione pubblica. E mentre si diffondeva quest’idea dei “problemi femminili”, gli uomini si sentivano più che mai costretti a nascondere i propri sintomi.
Le donne avevano affrontato enormi difficoltà fino a quella data
Erano state oppresse ed erano state istruite a reprimere le proprie emozioni, solo nella storia recente avevano conquistato il diritto di voto ed erano considerate esseri umani. Alla metà del secolo dovevano ancora combattere per far sentire la propria voce, era quindi facile approfittarsi di loro facendole sentire ascoltate.
Di fronte ai misteriosi sintomi femminili, i medici erano perplessi, ma almeno alla fine cominciarono a crederci
Così, anche se la medicina aveva cercato le risposte nella direzione sbagliata, le teorie venivano celebrate perché davano un nome ai problemi di salute delle donne – in tal senso, l’impegno dei medici era animato da buone intenzioni. Ancora oggi i medici operano sulla base di questa disinformazione.
Innumerevoli donne si sentono dire che i loro disturbi sono causati dalla menopausa o da squilibri ormonali
Non è vero. La menopausa in realtà agisce in tuo favore. Che tu ci creda o no, dopo la menopausa il processo di invecchiamento rallenta, ma in genere viene comunicato il messaggio contrario.
Le donne pensano che la menopausa segni l’inizio dell’invecchiamento e dei problemi di salute legati all’età che avanza, mentre è vero l’opposto. L’invecchiamento più rapido nel corpo di una donna avviene tra la pubertà e la menopausa.
Pensa a quant’è veloce lo sviluppo di una ragazzina dopo il primo ciclo mestruale
è perché gli ormoni della riproduzione e i composti steroidei accelerano il processo di invecchiamento. Riducendo i livelli di estrogeni e progesterone, la menopausa aiuta anche a proteggere dal cancro, dai virus e dai batteri, che si nutrono degli ormoni della riproduzione.
Ed ecco la verità sull’osteoporosi: nella post menopausa le donne non sono più vulnerabili alla friabilità delle ossa. L’osteoporosi impiega decenni per svilupparsi, perciò si dà il caso che si manifesti solo quando una donna arriva a una certa età.
Le comunità mediche scambiano questa coincidenza per un rapporto di causa-effetto, ritenendo che i ridotti livelli di estrogeni nel corpo femminile contribuiscono a indebolire la massa ossea.
In verità sono gli ormoni della riproduzione a generare l’osteoporosi, perché sono steroidi, e gli steroidi esercitano un effetto di sfaldamento delle ossa.
Combinati a infezioni di agenti patogeni come il virus di Epstein-Barr, le carenze nutritive e la mancanza di un’adeguata attività fisica, gli estrogeni e il progesterone possono essere i fattori scatenanti dell’osteoporosi molto prima della menopausa.
Ciò non significa che gli ormoni della riproduzione siano nocivi
È grazie a loro se le donne sono in grado di avere figli; senza di loro la vita non potrebbe continuare.
Tuttavia il corpo conosce i suoi limiti, è disposto a pagare un prezzo per la sua capacità di generare la vita, pertanto limita la fertilità al periodo che va dalla pubertà alla menopausa, e lo fa perché vuole proteggerti.
Le donne si sentono dire che questi ormoni sono la fonte della giovinezza. L’ironia è che la giovinezza non coincide con i venti, i trenta o i quarant’anni di età. La vera giovinezza precede la pubertà: raggiungere la menopausa significa ricollegarsi a quell’epoca.
La menopausa mette fine al ciclo dell’apparato riproduttivo (e al drenaggio di energie dal corpo) e riduce i livelli di ormoni.
È il modo naturale con cui il corpo rallenta l’invecchiamento affinché tu possa vivere una vita lunga e sana. Non c’è motivo di temere la menopausa o la vita degli anni a venire.
Di per sé la menopausa non è un processo problematico, e le numerose donne più giovani che cominciano a sperimentare sintomi definiti di origine ormonale in realtà non stanno andando incontro a una menopausa precoce.
Sono in gioco fattori completamente diversi ed esistono metodi molto efficaci per curarli. Puoi tornare a vivere una vita sana e goderti ogni fase della tua esistenza.
Cosa ha causato davvero la prima ondata di “sintomi della menopausa”
Ecco come sono andate le cose.
Quando negli anni Cinquanta le donne cominciarono a presentare i sintomi, i medici e le case farmaceutiche li attribuirono all’età, trascurando altri tre elementi che accomunavano quelle donne. Il primo era virale.
Tutte queste donne erano nate agli inizi del Novecento, proprio quando il virus di Epstein-Barr (EBV) e altri virus cominciarono a diffondersi nella popolazione.
Di solito l’EBV entra nell’organismo di una donna quando è in giovane età, poi si nasconde per decenni e continua a rafforzarsi finché è pronto a manifestarsi con una malattia infiammatoria.
Così, le donne affette da forme non aggressive del virus avevano tra i quaranta e i cinquant’anni quando il periodo di incubazione del virus era terminato e affiorarono i sintomi. (Nello stesso periodo, molte donne cominciarono a soffrire di infiammazioni alla tiroide.
Quindi, se fossi una donna nata nel 1905 e avessi contratto il nuovo virus di Epstein-Barr da bambina, nel 1950 avresti avuto quarantacinque anni e avresti fatto parte della prima generazione di persone che sperimentava i sintomi di questa epidemia virale.
Il fatto che tali sintomi fossero affiorati intorno all’età della perimenopausa o della menopausa era solo una coincidenza, ma probabilmente ti avrebbero detto che le tue vampate, la sudorazione notturna e la stanchezza erano causate dagli ormoni.
Se l’infiammazione virale si fosse manifestata qualche anno prima o qualche anno dopo ti avrebbero detto che eri in perimenopausa o in post menopausa.
Il secondo elemento in comune tra le donne che lamentavano i sintomi negli anni Cinquanta era l’esposizione alle radiazioni
A causa di un colossale abbaglio chiamato “fluoroscopio misura-scarpe” – un errore di cui si è parlato poco – le donne di quell’epoca furono esposte al livello più alto di radiazioni della storia.
Lo sarebbero state meno se fossero vissute ai confini dell’area di evacuazione di Chernobyl nel 1986!
Dopo l’invenzione del fluoroscopio, a partire dagli anni Venti fino agli anni Cinquanta, quando si entrava in un negozio di scarpe era pratica comune nel mondo anglosassone infilare le gambe e i piedi in questa scatola ai raggi X.
L’idea era che la radiografia avrebbe aiutato i commessi a comprendere la struttura ossea dei piedi delle clienti per trovare la calzatura più adatta, ma il dosaggio delle radiazioni non era controllato né regolato e non c’erano medici nel negozio, solo commessi che premevano un pulsante letale a loro piacimento.
Capitava di continuo, ogni volta che si entrava in un negozio di scarpe
Molte donne andavano a provarsi delle scarpe per distrarsi ed entravano in questi negozi ogni due settimane circa, ciò significa che nell’arco della loro vita si erano esposte alle radiazioni ottocento volte. Col risultato che milioni di donne svilupparono un grave avvelenamento da radiazioni.
Sul finire degli anni Cinquanta il fluoroscopio veniva rimosso dai negozi di scarpe tacitamente, come se non fosse mai esistito
La medicina moderna cominciava a comprendere che le radiazioni erano pericolose e sono sicuro che qualcuno, dietro le quinte, avrà colto il legame tra gli inediti problemi di salute delle donne e la loro lunga e ripetuta esposizione alle radiazioni, perché il dato di fatto era che decine di migliaia di donne subivano amputazioni ai piedi e alle gambe a causa del cancro.
Ma invece di puntare il dito contro le radiazioni, la medicina ufficiale scelse di imputare i problemi alla menopausa, anche se per le madri, le nonne e le bisnonne di queste signore la menopausa era stata un’agevole fase di transizione.
Nello stesso periodo era subentrato un terzo fattore assai nocivo per la salute: la massiccia esposizione al DDT. Negli anni Quaranta il DDT era usato ovunque. Veniva spruzzato sui raccolti, nei parchi, e i bambini facevano docce di DDT per gioco, mettendosi sotto il getto del camion che passava per le strade dei quartieri a spruzzare l’insetticida.
I venditori andavano porta a porta e vendevano alle donne latte di insetticida da spruzzare sui fiori e nei loro giardini; per dimostrare che era innocuo, lo spruzzavano addirittura su una mela, dicendo che era benefico.
Negli anni Cinquanta l’utilizzo del DDT era al culmine e innumerevoli donne avevano il sistema nervoso centrale e il fegato sovraccarichi di tossine.
Sorprende pensare che i rischi siano stati sottovalutati così a lungo. Se non fosse stato per Primavera silenziosa di Rachel Carson, un libro pubblicato nel 1962 che ammoniva contro i pericoli dei pesticidi chimici, generando un’inversione di tendenza che portò alla messa al bando del DDT e alla fondazione della Environmental Protection Agency (l’ente americano per la tutela dell’ambiente)
il mondo avrebbe continuato a ignorare i danni che quei pesticidi stavano causando. Sta di fatto che alcuni detrattori attaccarono Rachel Carson definendola un’isterica, lo stesso termine usato a quel tempo per descrivere i misteriosi sintomi delle donne.
Alla fine, però, la storia l’ha vendicata
Tutto ciò che dovette subire per portare alla luce la verità è stato ripagato dalle vite umane che la sua battaglia ha salvato. (A proposito, non è un caso che, quando gli interessi dell’industria chimica subirono un duro colpo poiché l’opinione pubblica era ormai informata sui danni del DDT, una nuova industria cominciò a emergere e ad affermarsi: quella delle terapie ormonali.)
Nel frattempo, la menopausa era diventata il capro espiatorio per decine di sintomi che in realtà erano dovuti a cause del tutto diverse
Tra i sintomi erroneamente imputati alla menopausa c’erano sudorazioni notturne, vampate, affaticamento, vertigini, accumulo di peso, problemi digestivi, gonfiore addominale, incontinenza, cefalea, sbalzi d’umore, irritabilità, depressione, ansia, attacchi di panico, palpitazioni, difficoltà di concentrazione, lacune della memoria, insonnia e altri disturbi del sonno, secchezza vaginale, sensibilità al seno, dolori articolari, formicolio, caduta o indebolimento dei capelli, pelle secca o screpolata e unghie fragili.
Nessuno avrebbe dovuto credere che un sano e naturale processo della vita potesse causare questi problemi, specialmente considerando che in passato non li aveva mai provocati. Ma del resto, perché scomodarsi a riflettere su trent’anni di intensa e incontrollata esposizione alle radiazioni, al DDT e ai virus patogeni?
Quando le donne cominciarono a sperimentare patologie autoimmuni o virali, come sindrome da stanchezza cronica, affaticamento surrenale, ipotiroidismo, altre manifestazioni del virus di Epstein-Barr, lupus, intossicazione da metalli pesanti, disfunzioni del fegato e carenze nutrizionali
– tutte scatenate dall’esposizione ai virus, alle radiazioni e alle tossine del DDT nell’era moderna – le comunità mediche non riuscivano a comprendere le vere cause (di solito, non considerano questi fattori neanche ai giorni nostri).
Nasceva così la tendenza a dire “dev’essere tutto nella tua testa”, e quando le donne cominciarono a rifiutare questa “non diagnosi”, perché a quel punto i loro diritti si erano consolidati, i problemi ormonali diventarono la spiegazione perfetta per tranquillizzarle.
Per i medici era molto più facile dire “il problema sono gli ormoni” che ammettere “Non ho idea di cosa stia succedendo dentro di te
” Prima del 1950, l’opinione di un medico non era ritenuta inoppugnabile. Ma dal 1950 la medicina moderna acquistò autorevolezza agli occhi della società. Per la prima volta nella storia, il medico era considerato Dio.