Posta tra la cassa toracica e il bacino, riceve una protezione notevolmente inferiore rispetto a quella offerta ad altre zone del corpo.
L’acquisizione della posizione eretta da parte dell’uomo, attraverso l’elevazione degli arti anteriori, ha procurato grandi svantaggi a questo organo. Quando l’uomo camminava carponi, le viscere erano infatti veramente ben protette nella cavità addominale.
La spina dorsale provvedeva a salvaguardarle dai pericoli provenienti dall’alto, gli arti tutelavano i fianchi, in basso il terreno garantiva riparo, mentre davanti il baluardo della gabbia toracica offriva sicurezza.
Quando l’uomo acquisì la posizione eretta, la cavità addominale si ritrovò scoperta e ampiamente priva di riparo.
Solo la parete addominale, con i suoi muscoli lunghi e piatti, ripara dalle ferite e sostiene le viscere impedendo loro di cadere. Con l’elevazione della testa lo stomaco non ha dovuto rinunciare soltanto ad essere protetto, ma ha perso anche importanza.
Se consideriamo l’evoluzione della razza umana e la crescita del singolo, possiamo constatare l’importanza che la pancia ha per il bambino, il che ci può far intuire quanto essenziale questa dovesse essere per i nostri progenitori.
Nel neonato tutto gira attorno ad essa ed al suo modo di sentire la vita. Se è calda e piena, tutto è in ordine, se è vuota e tesa, c’è burrasca.
Le riflessioni mentali non hanno ancora alcun ruolo, e anche gli impulsi del cuore spariscono dietro alle esigenze della pancia. Noi per lo più non vogliamo più avere nulla a che fare con questa fase iniziale della nostra evoluzione. Chi agisce spinto «dalla pancia vuota», non è affatto apprezzato.
La mente fredda prende le distanze dallo stomaco e dalle sue esigenze disordinate e caotiche. Le civiltà come quella indiana che davano ascolto alle sensazioni delle pancia e dell’intuizione, in epoca moderna sono state abbandonate e oggi definiamo primitivi i sopravvissuti.
In realtà i sentimenti e le emozioni che provengono dalla cavità addominale hanno effettivamente un carattere primitivo, se paragonati alle opinioni e alle riflessioni della testa.
Una forza violenta e irresistibile come quella della fame, che senza farsi scrupoli esige assolutamente di essere soddisfatta, paragonata ai contributi dialettici del cervello appare volgare e grossolana. La rivoluzione nella pancia è però la compagnia più difficile di una testa intelligente.
Se la testa è la centrale della ragione, il cuore il centro delle emozioni e dei moti affettivi, la pancia è la sede dei sentimenti e dei desideri primitivi, da un lato infantili e dall’altro arcaici.
Il terzo chakra, Manipura, che ha sede sotto l’ombelico, è legato alla forza e alla potenza originaria.
L’ombelico del bambino è ancora il centro del suo mondo. Se qualcosa gli va storto, lui reagisce con dolori di pancia, se invece tutto è a posto, può battersi la pancina per la soddisfazione.
Quando gli adulti si sentono privi di sicurezza e protezione, riversano sempre sullo stomaco questi sentimenti incontrollati. Una paura profonda e incomprensibile provoca mal di pancia, i problemi intellettuali hanno un filo diretto col mal di testa e la tensione emozionale viene proiettata soprattutto sul cuore.
Quello che il conte Diirckheim chiamava Hara, il centro del mondo umano, è per gli orientali il centro del corpo in generale: qui essi attingono per esempio la forza per le arti belliche. In questo mondo tradizioni orientali hanno accettato e vinto la sfida derivante dalla diversa collocazione del nostro punto debole.
Per la maggior parte degli occidentali, la pancia continua ad essere la parte più fragile.
La sua morbidezza mostra sia nella pancia gravida che in quella incavata il «luogo della femminilità primitiva», la sede dell’accoglienza, della digestione e della rigenerazione.
Vulnerabile e priva di protezione, la pancia rappresenta il punto nel corpo attraverso il quale vengono espresse le angosce esistenziali e le minacce che gravano sull’uomo da parte del mondo.
L’ombelico è il palcoscenico su cui si svolge la prima e difficile crisi che l’essere umano deve affrontare nella sua vita.
Ancora prima che l’efficienza del nuovo sistema di rifornimento sia verificata, il cordone ombelicale, che rappresenta lo strumento di vettovagliamento attraverso il ventre materno, viene reciso.
La paura di morire di fame, che è una delle angosce primordiali dell’uomo ha qui la sua origine. Contemporaneamente, con l’ombelico, il nostro corpo subisce la prima inevitabile cicatrice della lotta per la vita.
Se si cercasse di ritardare il taglio del cordone, si ostacolerebbe, se non addirittura minaccerebbe, la vita fisica. Il tentativo di rinviarlo simbolicamente, porta a problemi che spesso si ripercuotono sulla pancia o sul duodeno.
In conclusione la pancia è la dispensa del corpo, dove si conservano delle provviste materiali.
Se si considera la moderna società del benessere e il sovrappeso che la contraddistingue, ci si rende conto che la gente preferisce portarsi appresso tutto il necessario deposito per i tempi difficili, e la pancia rivela la fiducia nel futuro materiale82.
Quest’ultimo compito noi non l’apprezziamo, anzi disprezziamo la pancia per la sua tendenza ad accumulare riserve. Quando vogliamo incoraggiare un amico, gli diciamo: «Testa in alto! Non lasciarti calpestare!», dando così grande importanza al polo superiore.
Una pancia grassa e piena ci spinge in basso, e poche cose noi le odiamo tanto come queste: «Una pancia piena non studia volentieri», dice il proverbio, espressione che rende chiara la posizione conflittuale tra gli interessi della parte alta e quelli della parte bassa.
Tutto il sangue che la pancia richiede per svolgere le attività legate all’alimentazione, viene sottratto alla mente ambiziosa, amante dello studio.
L’uomo moderno sarebbe lieto di avere al posto della pancia un buco circondato da una parete addominale tesa, che praticamente non avesse niente da nascondere, e fosse privo di rapporti col mondo inferiore, sconveniente per definizione.
I disturbi che provengono dalla pancia ci disturbano, mentre non abbiamo nulla contro quelli del cuore e addirittura apprezziamo quelli che provengono dalla bocca, nella misura in cui hanno a che fare con la digestione spirituale e non con quella concreta.
Quello che la parte inferiore del corpo può offrire, non sarà molto elegante, ma in ogni caso, anche se non pregevole, è per lo meno onesto.
L’uomo che dà retta alla pancia rappresenta il polo opposto dell’intellettuale, ascetico, disciplinato, razionale e talora tendente addirittura al fanatismo.
Costui è l’opposto dell’uomo che si orienta in base alla propria pancia, che vive seguendo le proprie sensazioni, i propri sentimenti e i propri desideri.
81R. HöβI e R. Dahlke, Verdauungsprobleme, Munchen, 1991.
82 Per il tema della distribuzione del peso in base alla forma della pancia, e per i fenomeni inerenti i glutei voluminosi vedi R. Dahlke, Gewichtsprobleme, Munchen, 1989.
(Rudiger Dahlke) Malattia linguaggio dell’AnimA