Malattie Espressione dell’Anima
Il volto non è soltanto l’elemento del nostro corpo che ci permette di guardare il mondo, ma è anche quella parte di noi che il mondo riesce a vedere meglio e per prima.
Immagine generale e prima impressione dipendono dal viso. Ogni contatto inizia con gli occhi, gli organi della vista, che oggi rappresentano il nostro più importante strumento sensoriale.
Nell’antichità più remota era ancora più importante avere un «naso fine»; per questo il senso dell’olfatto è il più antico e il meglio sviluppato. Era inoltre vitale avere un udito acuto, in quanto questo permetteva di percepire i pericoli naturali che minacciavano gli uomini.
Perfino il gusto, diventato oggi quasi un organo di lusso, poteva decidere della vita e della morte tutte le volte in cui era necessario distinguere il cibo commestibile da quello guasto.
Se oggi diamo a tutto il viso un nome che è vicino a quello di «vista», lo facciamo per valutazione evidente. È infatti agli occhi che va la nostra particolare attenzione, in quanto è grazie ad essi che valutiamo il mondo.
Peraltro la perdita dell’udito produce un effetto psicologico e spirituale ancora più devastante di quanto non faccia la perdita della vista, il che dimostra che nelle profondità dell’anima regna un criterio di valutazione diverso e più antico.
Non soltanto gli organi sensoriali più importanti hanno la loro sede nel volto:
anche la nostra sensualità si rispecchia in lui e i nostri stati d’animo vi si rivelano. È allora chiaro il motivo per cui il nostro viso merita tutta la nostra attenzione. Noi cerchiamo ad ogni costo di salvare la faccia e abbiamo paura di perderla.
Sebbene il viso sia l’unica parte del corpo che nel nostro ambiente culturale lasciamo scoperta agli occhi del mondo, quello che noi mostriamo è solo di rado il nostro vero volto.
Nel corso della vita acquisiamo un’infinità di maschere, proprio per non dover rivelare il nostro stato d’animo autentico. Una delle maschere più note gode anche da noi di grande popolarità, nonostante il nome americano: si tratta del keep-smiling.
Indipendentemente da quello che succede, si continua a sorridere.
«Far buon viso a cattivo gioco»: così un proverbio definisce questa insincera sceneggiata che si muove sul piano della cortesia e della viltà, un matrimonio esteriormente felice, ma certamente infausto per la vita interiore.
Così, anche se angosciati, sorridiamo tutto il giorno, anche se non abbiamo nessun motivo per ridere.
Questa discrepanza tra la nostra faccia vera e quella che mostriamo agli altri è responsabile di una grande quantità di tensioni muscolari, In questo campo gli asiatici sono certamente superiori a noi. Il loro volto eternamente sorridente rivela solo ad un esperto quello che in realtà si cela dietro quella radiosa facciata.
Il rovescio di questa sorridente medaglia è la maschera prudente e riflessiva delle gravi responsabilità, che i politici assumono tanto volentieri.
Certe persone si servono delle loro diverse maschere con disinvoltura e a seconda dei casi sostituiscono un sorriso affascinante con uno compassionevole, uno sguardo denso di significato e con una serietà eloquente.
Altri individui trasformano l’intera, maschera e di volta in volta presentano un volto allegro o, se necessario, uno triste.
Ci si può orientare anche in base al calendario e sfoggiare una faccia da domenica o da giorno di festa, o una da lunedì mattina. La domanda: «Che faccia hai oggi?», ci ricorda all’occorrenza che sarebbe opportuno essere autentici.
Tutti sanno che le labbra carnose riflettono una particolare sensualità e che una mascella larga e forte rivela una grande volontà.
La fronte sfuggente rivela meno intellettualità rispetto a quella larga, gli occhi piccoli e profondi sono segno di riserbo, mentre gli occhi sporgenti tipici del morbo di Basedow hanno in sé qualcosa di curioso e al tempo stesso di spaventoso.
L’interpretazione inconscia del modello del volto ha un ampio ruolo nella vita quotidiana: ci porta a stabilire per esempio se una persona ci è simpatica o antipatica.
Anche lo stato d’animo passa attraverso l’espressione del volto e anche in questo caso non sappiamo, come ciò avvenga.
Tanta sincerità e altrettanti tentativi di mascherarla fanno sì che i sintomi a volte vanifichino dolorosamente i nostri mascheramenti. L’organismo esprime profonda sincerità anche sul volto.
Quando nascondiamo col trucco quello che è scritto sul nostro viso, il destino utilizza uno scalpello più duro per imprimere i propri segni sulla matrice della realtà; in questo caso sulla pelle del nostro volto.
Prima di arrivare a segnali dolorosi e deformanti, il destino ha a disposizione mezzi più miti. L’arrossire frequentemente, ad esempio, è un fenomeno che tende a rendere il soggetto consapevole di qualcosa da cui si difende.
Tale situazione ha in sé qualcosa di teatrale. Per lo più si tratta di un tema allusivo che, celato in un gioco di parole, resta sospeso in aria.
I soggetti cercano di ignorarlo e, ad esempio, si comportano come se non capissero lo scherzo e non avessero niente a che fare con esso.
Loro in realtà preferirebbero sprofondare sotto terra e diventare invisibili, però la pelle sincera (del loro viso) annuncia arrossendo il loro coinvolgimento.
La «lampadina rossa» attira magicamente l’attenzione su di sé e più l’individuo si ribella a questa realtà, più rosso e caldo diviene il suo viso, e come un faro annuncia la dolorosa verità.
Quello che i soggetti non vogliono ammettere, viene largamente amplificato dal loro volto.
L’insegnamento è chiaro: solo quando avremo accettato il problema che rifiutiamo e avremo ammesso il suo rapporto con noi, il semaforo rosso si spegnerà. Ciò che si vive in modo normale e naturale, non può proiettare un pudico rossore sul viso.
Se è concretamente possibile raccontare una barzelletta sull’argomento senza morire di vergogna, significa che la tematica è integrata e non ci saranno segnali d’allarme.
Soprattutto ciò che inizialmente risultava carico di paura e dolore potrà essere vissuto apertamente e con gioia e integrato nella vita. Anche un sintomo apparentemente piccolo e innocuo può quindi offrire un grande insegnamento.
Domande
1. Quali aspetti della vita sono per me penosi? Di che cosa mi vergogno?
2. Quali pensieri e quali sentimenti non sono in grado-di sopportare?
3. Quali situazioni voglio evitare ad ogni costo?
4. Cosa potrei e dovrei imparare in queste situazioni?
5. Cosa significa per me l’opinione pubblica e essere al centro dell’attenzione?
6. Come potrei trasferire il tema erotismo dalla mia testa al cuore e all’apparato genitale?
Dott. Rüdiger Dahlke Con la collaborazione del Dottor Peter Fricke e del Dottor Robert Höβl