Metaboloma intestinale
Queste comunità microbiche svolgono dunque attività importanti: senza di esse la vita non sarebbe possibile perché sono cruciali per il nostro metabolismo (metaboloma intestinale) e per stimolare il sistema immunitario.
Nell’uomo il sistema immunitario è quasi tutto localizzato nel tenue (GALT, acronimo dell’inglese Gut-Associated Lymphoid Tissue), che contiene oltre il 70% di tutte le cellule immunitarie: è una porta formidabile verso l’ambiente esterno e il microbiota è fondamentale per il suo sviluppo.
Per capire l’importanza del microbiota consideriamo proprio i grandi mammiferi della Terra: elefante, giraffa, rinoceronte, zebra, bovini ecc. Mangiano erba, fieno, altri vegetali: alimenti ritenuti non calorici per noi, ma allora perché sono così grandi?

Nel loro apparato digerente, dopo l’esofago c’è un’enorme sacca, il loro colon chiamato “rumen”, piena di batteri in grandi quantità (fino a 50 kg) che prendono ciò che arriva: fieno,paglia, erba…
Scompongono il cibo e lo trasformano in monosaccaridi semplici che possono essere assorbiti. I grandi mammiferi non possono vivere senza i batteri, che forniscono loro il 70% di energia per crescere.
Noi siamo un po’ diversi: la nostra “sacca”, il colon, è posta alla fine ed è responsabile del 30-40% del nostro metabolismo.
Le comunità microbiche del colon, oggi molto studiate, rivestono un ruolo essenziale per il metabolismo poiché, per esempio, idrolizzano i polisaccaridi indigeribili e li “spacchettano” sino ad acidi grassi a catena corta.

È stato recentemente osservato che negli obesi il microbiota del colon è completamente diverso rispetto alle persone magre e inoltre se si trasferisce il microbiota di un animale grasso in uno magro, quest’ultimo ingrassa immediatamente, e viceversa; ciò significa che il microbiota intestinale è responsabile dell’aumento o della diminuzione di peso di una persona.
Anche il microbiota dei diabetici è molto diverso da quello di soggetti sani e modulando il microbiota intestinale si possono quindi controllare l’assetto glicemico, l’insulinoresistenza e il deposito di grasso nell’organismo.
Il microbiota intestinale invia una serie di segnali al nutrient sensor pathway, cioè il sistema che collega colon – microbiota intestinale – cervello – fegato – pancreas – tessuto adiposo. Il microbiota può dire al cervello: “Assorbi quello che serve a me”.

Questo fenomeno è detto second meal effect. Per spiegarlo meglio: se al mattino facciamo una colazione a base di latte e biscotti o cornetti, quindi ricca di zuccheri raffinati e povera di fibre,
il microbiota manderà al cervello un segnale di fame perché non si è nutrito, mentre se al mattino mangiamo cereali integrali, frutta e fibre il microbiota invierà al cervello un segnale di sazietà e il cibo che consumeremo a pranzo e cena verrà assorbito meno.
Questa, tra l’altro, è l’ennesima conferma che il concetto di caloria ha poco senso. Il nostro organismo è in grado di decidere ciò che assorbirà e il microbiota colico ha un ruolo importantissimo in tale decisione.

Si pensi che oggi se ne occupano tutti i medici che hanno a che fare con l’apparato digerente:
a proposito di gastrite da H. pylori, batterio che in certe condizioni è responsabile di bruciore gastrico e di cancro dello stomaco; a proposito di esofagite da reflusso, perché se l’acido che refluisce dallo stomaco danneggia la mucosa esofagea (iperemia) sono poi i batteri che scendono dall’esofago a causare uno stato infiammatorio;
a proposito di malattia celiaca, perché in tale condizione si ha un danneggiamento della mucosa (leaky gut) con traslocazione del microbiota intestinale e uno stato infiammatorio molto importante; a proposito di morbo di Crohn e colite ulcerosa, malattie caratterizzate da un’abnorme risposta immunitaria contro i batteri intestinali, che non sono più tollerati.

Quindi il sistema immune li attacca e tale attacco danneggia la mucosa causando uno spettro di malattie che vanno dal colon irritabile alle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD);
a proposito di diverticoli, che in fondo sono “sacchetti” del colon dove avviene iperfermentazione con crescita abnorme di batteri che non sono più eliminati dalla peristalsi, dando luogo a uno stato infiammatorio con diverticolite.
Chi si occupa di farmacogenomica – tecnicamente definita farmacometabonomica (molti farmaci sono metabolizzati dai batteri intestinali) – constata, per esempio, che nella tiroidite di Hashimoto gli ormoni tiroidei vengono comunemente prescritti a dosaggi molto variabili; questo perché il microbiota intestinale ama tali farmaci e se ne nutre.

La diversità del microbiota potrebbe spiegare perché servano dosi tanto difformi di un farmaco. Oltre che per gli ormoni tiroidei, il concetto vale anche per gli anticoagulanti orali, i farmaci per il Parkinson ecc.
Un inciso: con la Medicina di Segnale è possibile, in una percentuale rilevante di pazienti, ridurre o deprescrivere la levotiroxina perché da una parte il regolare flusso di leptina stimola l’ipotalamo e di conseguenza l’ipofisi, con attivazione tiroidea, dall’altra si normalizza il microbiota intestinale, nostro undicesimo segnale.
Il cambio di paradigma è fondamentale, nel recupero funzionale di un corpo dinamico, snello, giovane e brillante. In ogni sua espressione, fisica, mentale, immunitaria, endocrina e tissutale.

Bibliografia: Medicina di Segnale
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