L’Arte di Vivere
Puoi eliminare la tendenza a dare la colpa agli altri. Puoi liberarti dal desiderio di vendetta. Ma quanto al giudicare, il massimo che puoi fare è ridurne la presenza nella tua vita. Giudicare significa vedere il mondo come sei tu, non come è.
È impossibile evitare completamente di giudicare, perché in realtà ogni pensiero contiene un elemento di giudizio.
Dire che oggi è una bellissima giornata è un giudizio.
Trasmettere affetto a qualcuno è un giudizio. Valutare una persona o una cosa è un giudizio. Perciò puoi evitare completamente di giudicare solo quando non pensi, e sarebbe assurdo volerlo fare.
Puoi però ridurre significativamente la quantità di giudizi negativi che dai, e questa forma di perdono migliorerà radicalmente la qualità della tua vita. La prima cosa da ricordare è che i giudizi non cambiano nulla o nessuno nell’universo.
Il fatto che non ti piaccia una certa persona o che reagisca negativamente a un certo comportamento non cambia la persona o il comportamento in questione. Ti invito ancora a tenere a mente che quando giudichi un’altra persona, non definisci l’altro ma te stesso.
I giudizi dicono qualcosa solo su di te.
Descrivono ciò che ti piace e non ti piace. Non definiscono la persona che viene giudicata. Quella persona è definita dai propri pensieri e dalle proprie azioni. Una volta che te ne renderai conto, comincerai a sostituire la tendenza a giudicare con l’accettazione, vale a dire tradurrai il perdono in azione.
Quando accetti gli altri non sei più soggetto alla sofferenza che si accompagna al giudicarli. Quando qualcuno agisce in modo che ti pare sgradevole, devi capire che il dolore, la rabbia, la paura o qualsiasi altra emozione tu possa provare costituisce solo il modo in cui hai scelto di reagire al comportamento di quella persona.
Se non puoi o non vuoi registrare la presenza di quell’emozione e poi liberartene, allora è al tuo io che devi prestare attenzione.
Il comportamento di quella persona si è scontrato con qualcosa di non finito o di ignorato nella tua vita. Il malessere per il comportamento dell’altro è il tuo modo di sfuggire a qualcosa dentro di te. Una distinzione sottile, ma molto significativa.
Ciò che pensi del comportamento degli altri, è cosa tua. Sei tu a pensare e a portare con te i risultati dei tuoi pensieri.
Se non giudichi le persone che ti circondano, ma le accetti esattamente per quello che sono, eliminando il bisogno di farti turbare da loro, hai messo in pratica il precetto del perdono.
Perdonare significa solo correggere le tue impressioni errate. In realtà non vi è nulla da perdonare, tranne te stesso per il fatto di aver incolpato e giudicato.
Questi tre atteggiamenti, colpevolizzazione, desiderio di vendetta e tendenza a giudicare, sono abiti mentali fortemente radicati.
Si sviluppano in una cultura in cui l’individuo si fa vanto di incolpare sempre gli altri di ciò che gli accade, e intenta incessantemente cause invocando l’idea di «giustizia»,
e traggono origine dall’abitudine di instillare pensieri di vendetta fin dall’infanzia, giustificandoli con l’idea che la ritorsione sia «soltanto giusta», patriottica o equa.
Eppure è un comportamento estremamente autolesionista e irresponsabile, certo non illuminato!
Ed è molto stupido, tanto per dare un giudizio! Ogni qualvolta ti senti trascinato a questo tipo di atteggiamento ricorda a te stesso che finirai per esserne tu la vittima.
Lasci che la tua vita sia controllata dal comportamento di altri; per quante giustificazioni possa addurre, quando agisci in questo modo sei sempre schiavo dei loro capricci. Come ci ha ricordato Maslow:
«Non esiste uno schiavo ben adattato». Un tale comportamento ti mantiene in uno stato di torpore spirituale. Non puoi avere uno scopo e vivere in modo armonico ed equilibrato quando permetti a un altro di dettarti pensieri e azioni. L’incontro con lo scopo che cerchi non può avvenire e non puoi vivere un’esistenza spirituale e piena d’amore quando condanni e giudichi gli altri o sei posseduto da sentimenti di vendetta.
L’illuminazione richiede che ti assuma la responsabilità della tua vita. Responsabilità significa letteralmente rispondere con abilità; e naturalmente ciò è impossibile se sei paralizzato dall’odio, dal rancore e dal desiderio di vendetta.
Prova a considerare la vita di alcune delle figure più ammirate della storia. Chi è stato dominato dall’ossessione della vendetta ci ha trascinato in una guerra dopo l’altra, che hanno portato morte e distruzione indiscriminata in nome del rancore e della colpevolizzazione.
Come si può dare un contributo positivo al mondo e sintonizzarsi sulla forza dell’amore quando si è occupati dall’idea della vendetta? Impossibile.
Ascolta le parole di chi ammiri e invece di qualificarti con l’etichetta di cristiano, ebreo, musulmano, buddista o altro, sforzati il più possibile di emulare concretamente Cristo, Dio, Buddha e Maometto, ma soprattutto accedi alla tua AnimA, fai pace con lei, con il tuo vero Sé e il tuo Vero Maestro Interiore, non c’è altro, il fuori è una tua estensione.
Attraverso tale impegno staremo tutti meglio e cominceremo a vivere ogni giorno il perdono, invece di parlarne in chiesa per poi tornare a una vita quotidiana in cui ci affanniamo a costruire più armi, a far causa ai vicini e a giudicare chi è lontano o differente da noi.
(Wayne W. modificato Francesco Ciani)