Patologie che toccano la pelle
Ancora più chiaro, forse, è lo scopo di quelle patologie che toccano la pelle. La pelle è infatti l’organo emuntore più efficiente e rapido nell’eliminazione di tossine, veleni o allergeni verso i quali mostriamo sensibilità.
L’azione dell’istamina già spiega molto bene la preziosa azione della pelle nell’espulsione degli allergeni in eccesso: quando la mastcellula libera istamina, viene indotta vasocostrizione nei tessuti interni e vasodilatazione (con conseguente allentamento delle giunzioni cellulari) nei tessuti più esterni.
Questa azione ha il significato di “spremere” sangue e liquidi dall’interno verso l’esterno (ecco gli arrossamenti, i pruriti, le orticarie e le bolle) allo scopo di espellere le sostanze che ci disturbano, siano esse derivanti dal nostro cibo di scadente qualità o da una personale ipersensibilità dovuta alla nostra storia alimentare (ricordiamoci che le “sensitivities” si costruiscono, non nascono dal nulla).

La prassi comune, come sempre (che segue l’interesse delle aziende: tutti malati e tutti “curati” con farmaci che non guariscono ma cronicizzano), si basa sulla soppressione del sintomo e mai su una prospettiva di guarigione.
In prima battuta vengono usati gli antistaminici, che bloccano l’azione dell’istamina: un po’ come zittire l’allarme, perché ci infastidisce, quando abbiamo i ladri in casa. In tal modo le sostanze nocive non hanno più modo di essere espulse, e rimangono ad intossicarci. Ma agli occhi del paziente superficiale a cui interessa solo la riduzione dei sintomi, il medico ha fatto un buon lavoro, perché l’espulsione è scomparsa.

Dopo qualche tempo, ovviamente, il problema si ripresenterà, e quando l’antistaminico (oltre a regalarci i suoi spiacevoli effetti collaterali: stordimento, confusione, letargia) smetterà di funzionare, si passerà a farmaci a base di cortisone, da ingerire o spalmare che, bloccando l’azione del sistema immunitario (e quindi esponendoci a infezioni, cancro e altre patologie) impediranno ancora lo sviluppo di pustole o bolle.
Dopo qualche tempo dall’inizio del trattamento, che dovrà essere probabilmente prolungato, le pustole spariranno, con ingenua gioia del paziente. Ma, si domanderebbe invece un medico di segnale, le tossine e gli allergeni che provocavano la patologia dermatologica dove sono finiti?

Qualunque padrona di casa licenzierebbe in tronco una colf che nascondesse la polvere sotto i tappeti, o che pulendo una stanza, buttasse i rifiuti in un’altra. Ma lo spezzettamento in mille specialità della nostra povera medicina attuale ha fatto sì che il dermatologo, una volta spostato il problema in un’altra “stanza”, possa dirsi soddisfatto e dedicarsi ad altri pazienti.
La rinite allergica, l’asma, le infiammazioni intestinali, le patologie autoimmuni successive alla soppressione del tentativo di pulizia messo in atto dal nostro organismo, saranno problemi di altri: pneumologo, gastroenterologo, immunologo, endocrinologo, cardiologo. Tanto lavoro per tutti e tanti bei farmaci da vendere, così tutti contenti. Tranne il paziente.
Ma è possibile ragionare secondo un diverso paradigma che cerchi la guarigione e che quindi cerchi di assecondare, invece che sopprimere, il tentativo di autoriparazione? Questo paradigma esiste e si chiama medicina di segnale.

Bibliografia: Medicina di Segnale

Cerchi Soluzioni?
Puoi utilizzare questa barra di ricerca o usare WhatsApp