La guarigione è prendersi cura di Sé
L’introduzione di probiotici nella dieta, oltre a mantenere in buona salute il microbiota intestinale e prevenire e curare problemi di disbiosi o permeabilità intestinale, ha dimostrato di essere particolarmente interessante nella cura di molti, concreti problemi di salute.
Per esempio, vari studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza il loro potenziale terapeutico nella prevenzione di malattie alle vie respiratorie superiori, tra cui la rinofaringite virale acuta, che colpisce naso, gola, seni paranasali, tromba di Eustachio, trachea, laringe e condotti bronchiali.
I probiotici hanno inoltre dimostrato di essere utili anche nella terapia dell’eczema infantile. Nel 2007, i professori G. Oliveira Fuster e I. González-Molero affermavano, sorretti da un buon numero di prove.

L’utilizzo di determinati ceppi di probiotici riduceva significativamente il rischio di diarrea causata da antibiotici, e che la somministrazione di probiotici e simbiotici in pazienti soggetti a trapianto epatico.
Pancreatite acuta grave o terapie intensive e chirurgiche, si stava rivelando una promettente possibilità terapeutica, capace, a un primo esame, di ridurre il numero di infezioni.
Sul fronte della sicurezza di probiotici e simbiotici, il bilancio benefici/rischi è chiaramente a favore dei primi, poiché i rischi di infezione, anche in pazienti immunodepressi, sono bassi. Infezioni del tratto respiratorio, in adulti e bambini, come il trattamento orale con probiotici contribuisse a ridurre l’incidenza dell’otite infantile.

Ciò nonostante, esistono specifiche tipologie di pazienti per le quali sono consigliabili precauzioni nell’impiego. Nel 2012, solo cinque anni dopo, le professoresse M. Carmen Martínez-Cuesta, Carmen Peláez e Teresa Requena.
Potevano considerare dimostrata l’efficacia di alcuni probiotici nella riduzione dell’incidenza e della durata della diarrea causata da rotavirus nei bambini, e della diarrea associata a terapie antibiotiche negli adulti.
Avevano inoltre riscontrato: miglioramenti sintomatici in pazienti affetti da sindrome da intestino irritabile; sollievo in casi di malessere gastrointestinale; fra i nati prematuri, una riduzione della frequenza e della gravità dell’enterocolite necrotizzante, e quindi della mortalità associata.

Gli esiti del loro studio, e di anni di attenta ricerca, dimostravano inoltre: che i benefici risultanti dall’utilizzo di probiotici per determinate malattie infettive hanno origine dal ruolo che questi microrganismi svolgono in quanto possibili modulatori del microbiota intestinale e del sistema immunitario.
Che alcuni ceppi di Saccharomyces boulardii, Lactobacillus casei e Lactobacillus rhamnosus sono efficaci nella terapia della diarrea acuta da causa infettiva nei bambini, soprattutto nei casi di gastroenteriti virali.
Per quanto riguarda invece la sindrome dell’intestino irritabile, altri studi clinici condotti con determinati ceppi probiotici, come il Bifidobacterium infantis 35624, hanno fornito risultati molto promettenti nella riduzione dei sintomi di dolore addominale e gonfiore associati a tale patologia.

In seguito, ulteriori ricerche hanno messo in evidenza i vantaggi dei probiotici nel ridurre conseguenze e complicazioni post-operatorie in casi di cancro colon rettale.
Nel prevenire infezioni vaginali o del tratto urinario causate da funghi, e persino nelle diete dimagranti, in quanto questi microrganismi ristabiliscono l’equilibrio del microbiota intestinale nelle persone in sovrappeso.
Quando pensiamo ai probiotici, inconsciamente la nostra mente va ad alimenti ed integratori alimentari, dimenticando che il probiotico per eccellenza è il latte materno, un «prodotto».

Il latte umano presenta, per natura, tutti i requisiti auspicabili per gli integratori di probiotici, e prima di tutto, anche se può sembrare lapalissiano, il fatto che i batteri in esso contenuti sono di origine umana.
Perciò un consumo anche prolungato non genera effetti indesiderati nel neonato. Ed è idoneo sia per le mucose sia per i substrati lattei.
Fra i batteri normalmente presenti nel latte materno esistono alcune specie, per esempio L. gasseri, L. plantarum, L. rhamnosus, L. salivarius, L. fermentum, E. faecium, considerate fra quelle potenzialmente probiotiche.

Varie ricerche hanno evidenziato come i batteri lattici isolati nel latte materno mostrino un’enorme capacità di aderire alle mucose, creare barriere microbiologiche primarie e produrre sostanze antimicrobiche, importantissime nella prevenzione delle infezioni in generale.
A livello clinico, ci si sta già servendo di alcuni ceppi come agenti bioterapeutici nella prevenzione di infezioni neonatali e come strumenti terapeutici nella cura della mastite.
Altri batteri presenti nel latte umano, come streptococchi, staffilococchi e la Escherischia coli, potrebbero invece rivelarsi molto utili nel ridurre l’incidenza di agenti patogeni su neonati ad alto rischio esposti a contesti ospedalieri pericolosi.

Fra essi troviamo per esempio gli streptococchi del gruppo viridans, in grado di fronteggiare ceppi di Staphylococcus aureus, che sono abituali colonizzatori del cavo orale dei neonati e da qualche tempo hanno sviluppato una resistenza all’antibiotico meticillina.
Nel cavo orale del neonato, la presenza di Streptococcus parasanguis proveniente dal latte materno è fondamentale per prevenire lo sviluppo di carie e patologie periodontali, in quanto antagonista di Streptococcus mutans, il batterio responsabile di questi processi.
Infine, nel latte materno sono presenti alcuni ceppi di Escherichia coli (batterio solitamente all’origine di effetti patogeni) che hanno dimostrato di essere commensali e svolgere funzioni importanti per le mucose umane, al punto che uno di loro, conosciuto col nome di Nissle 1917.

Viene impiegato come principio attivo di un popolarissimo prodotto probiotico infantile, ampiamente diffuso in Germania e Paesi dell’Est europeo e utilizzato in parti pretermine o a termine per ridurre numero e gravità delle infezioni infantili più comuni.
Occorre inoltre ricordare che l’allattamento al seno nei primi mesi di vita è associato a un’incidenza considerevolmente bassa di asma e dermatite atopica nella popolazione infantile.

Bibliografia: Intestino secondo cervello Le rivoluzionarie scoperte scientifiche sulla microflora intestinale
Modificato Francesco Ciani
