Alluminio introdotti negli alimenti e i suoi danni
Anche altre malattie neurodegenerative sono correlate ad alti livelli di alluminio nel corpo, come mostra l’articolo The relevance of metals in the pathophysiology of neurodegeneration, pathological considerations .
Del resto come si fa ad indurre la demenza nelle cavie da laboratorio?
Inoculando alluminio, come mostrano diversi studi tra i quali riporto Protective effect of a calcium channel blocker “diltiazem” on aluminum chloride-induced dementia in mice , un esperimento (crudele) in cui si valuta l’effetto protettivo di un farmaco nei confronti della demenzia indotta con il cloruro di alluminio.
Ma per meglio comprendere il ruolo dell’alluminio in molte (se non tutte) malattie neurodegenerative è il suo rapporto con il sistema immunitario.
È noto infatti che l’alluminio, nonostante la sua tossicità, ed anzi forse proprio a causa della sua tossicità, viene impiegato nei vaccini come “adiuvante” ovvero per potenziare la risposta immunitaria dei vaccini.
Il guaio è che questo potenziamento della risposta anticorporale, oltre ad essere ottenuto con un agente notoriamente tossico per il corpo umano e per il sistema nervoso in particolare,
crea dei grossi guai, perché, come si suol dire “il troppo stroppia” ed il sistema immunitario eccessivamente stimolato oltre a formare una maggiore quantità di anticorpi contro un agente infettivo, può finire per produrne anche contro alcuni tessuti della persona vaccinata.
A tal proposito cito due articoli, il primo dei quali è Aluminum Vaccine Adjuvants: Are they Safe? (“Adiuvanti per i vaccini a base di alluminio: sono sicuri?”) , nel cui abstract leggiamo:
La ricerca sperimentale, tuttavia, mostra chiaramente che gli adiuvanti a base di alluminio hanno il potenziale di indurre gravi disordini immunologici negli esseri umani.
In particolare, l’alluminio negli adiuvanti porta un rischio di autoimmunità, infiammazione a lungo termine del cervello e complicazioni neurologiche associate e può quindi avere profonde e diffuse conseguenze negative sulla salute.
Il secondo è ‘ASIA’ – autoimmune/inflammatory syndrome induced by adjuvants (“ASIA sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da adiuvanti”) , nel quale si discute delle conseguenze in termini di patologie autoimmuni/ infiammatorie degli adiuvanti vaccini come quelli a base di come alluminio (e non solo).
E adesso veniamo alla componente autoimmune delle malattie neurodegenerative (po almeno di molte di esse).
Una recente ricerca ha messo in evidenza il fatto che il morbo di Parkinson ha anche una componente autoimmune, come riferisce anche il quotidiano La stampa in un articolo intitolato Il Parkinson è una malattia autoimmune?
In esso si fa riferimento all’articolo scientifico MHC-I expression renders catecholaminergic neurons susceptible to T-cell-mediated degeneration .
Ma già molti anni prima, nel 1988, era stata avanzata l’ipotesi del Parkinson come di una malattia autoimmune, vedi l’articolo Parkinson’s disease: an autoimmune process .
Similmente riguardo al morbo di Alzheimer abbiano l’articolo scientifico Add Alzheimer’s disease to the list of autoimmune diseases
(Aggiungere il morbo di Alzheimer alla lista delle malattie autoimmuni) che illustra la scoperta di particolari anticopi e danni alle cellule nervose stesse che si producono quando la barriera emato-encefalica diventa eccessivamente permeabile e permette a tali anticorpi di arrivare al cervello.
Altro articolo che va nella stessa direzione è Is Alzheimer’s Disease Autoimmune Inflammation of the Brain That Can be Treated With Nasal Nonsteroidal Anti-Inflammatory Drugs? nonché (sebbene sia un articolo di studio su un “modello animale” ovvero su cavie) l’articolo Alzheimer’s Disease:
A Pathogenetic Autoimmune Disorder Caused by Herpes Simplex in a Gene-Dependent Manner che mostra un esempio di come un’infezione da Herpes simplex possa innescare la produzione di anticorpi contro le cellule nervose del cervello.
Anche per la demenzia ci sono studi che mostrano come almeno un suo sottoinsieme sia correlato ad un problema di natura autoimmune come mostra l’articolo IgA NMDA receptor antibodies are markers of synaptic immunity in slow cognitive impairment.
Del resto una volta che abbiamo scoperto la disbiosi come denominatore comune delle malattie neurodegenerative tutto sembra avere senso; abbiamo già visto per tutto il libro come molte malattie autoimmuni siano correlate alla disbiosi.
La disbiosi dal canto suo blocca i processi di disintossicazione e quindi predispone al bio-accumulo di metalli pesanti, pesticidi ed altre tossine.
Ma da dove deriva un così rilevante bio-accumulo di alluminio?
Bevande in lattina e pentole di alluminio sono una fonte, così come vaccini e farmaci antiacidi all’idrossido di alluminio, ma tutti questi prodotti esistevano già da tempo e negli ultimi tempi ci sono stati incrementi dei casi di Alzheimer dell’ordine del 60% in appena 6 anni, e si è inoltre abbassata la soglia di età a cui in genere ci si ammala.
Il dottor Russel Blaylock, dopo avere constatato l’inusuale immissione di nano particolato nell’aria, attribuisce questo rapido aumento delle malattie degenerative alla diffusione di alluminio (ma anche bario, stronzio, biossido di titanio) per mezzo delle scie chimiche.
Per comprendere bene alcuni meccanismi che possono collegare i vari aspetti fin qui trattati, occorre parlare della disfunzione della barriere tissutali cerebrali (di cui è stato già discusso nel capitolo I.1).
700 Pubblicato su Naunyn Schmiedebergs Archives of Pharmacology 2015 Jul 5. [pubblicato on line prima che su carta] , autori Rani A, Neha, Sodhi R K, Kaur A.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26142889.
701 Pubblicato su International review of Neurobiology, autore Jellinger K A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24209432.
702 Come già spiegato nel libro I pilastri della salute e la rete di interconnessioni si realizza così un risparmio per le aziende produttrici sulla pelle dei comuni cittadini che ricevono una sostanza tossica assieme al vaccino.
703 Pubblicato su Current Medicinal Chemistry 2011;18(17):2630-7 , autori L. Tomljenovic, C.A. Shaw; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21568886 , http://www.meerwetenoverfreek.nl/…/Tomljenovic_Shaw-CMC-pub….
704 Pubblicato su Journal of autoimmunity 2011 Feb;36(1):4-8, autori Shoenfeld Y, Agmon-Levin N; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20708902..
705 Pubblicato il 22/04/2014; http://www.lastampa.it/…/il-parkinson-una-malat…/pagina.html.
706 Pubblicato su Nature Communications (2015) 5, Article number: 3633, autori Carolina Cebrián, Fabio A. Zucca et al.; http://www.nature.com/…/1404…/ncomms4633/abs/ncomms4633.html.
707 Pubblicato su International Journal of Neurosciences 1988 Nov;43(1-2):1-7, autori Barker R A, Cahn A P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3215724.
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710 Pubblicato su International Journal of Alzheimer’s Disease Volume 2010 (2010), Article ID 140539, 17 page, auotre Carte C J; http://www.hindawi.com/journals/ijad/2010/140539/.
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712 http://www.ecodibergamo.it/…/315601_aumentano_i_casi_di_al…/.
http://www.bastamag.net/Alzheimer-Parkinson-a-qui-profite.