Recuperare il terreno
Le tonsille fanno parte del sistema immunitario linfatico e sono collocate nella cavità orale. Se una persona è coinvolta in una battaglia difensiva, di cui la sua psiche non ha consapevolezza, gli organi linfatici intervengono per combattere al suo posto.
Nel tessuto infuria il conflitto tra virus aggressivi e cellule difensive, alle quali appartengono anche i linfociti, che sono un sottogruppo dei globuli bianchi, le squadre di polizia più importanti del corpo.
Le tonsille, insieme alle ghiandole palatine, costituiscono le postazioni di difesa in cui, durante il conflitto, si combatte più animatamente e le cui dimensioni, nelle suddette occasioni, aumentano in proporzione.
Se lo scontro acuto si trasforma in una «stufa a fuoco continuo», l’infiammazione diventa cronica e richiederà il consumo di molta energia. I bambini che si trovano in questa situazione, sono chiaramente bloccati e svigoriti.
Il naso otturato li costringe a respirare esclusivamente attraverso la bocca. La bocca sempre aperta e le palpebre a volte appesantite rivelano una situazione di esaurimento, di mancanza di energia e conferiscono ai bambini un’espressione ottusa, segno di un blocco su piani diversi.
Il tema in questione è collegato alle capacità di difesa, alla preparazione alla battaglia e alla comunicazione condotta su falsi binari: infatti l’aria della respirazione penetra attraverso la bocca, che è una strada non prestabilita e meno significativa. È quindi necessario riportare questo tema sul piano della coscienza e alleggerire il corpo da tale peso.
Poiché le affezioni alle tonsille riguardano soprattutto problemi dell’infanzia, i genitori dovrebbero creare basi solide, capaci di affrontare i conflitti.
I problemi delle tonsille ruotano attorno alla deglutizione, alla capacità di inghiottire, e quindi il tema è quello dell’averne abbastanza e delle richieste esagerate. Il bambino appare bloccato. Per ciò che riguarda la comunicazione che ha preso strade sbagliate, è necessario pensare a vie traverse e a «scorciatoie» che portano svantaggi.
Spesso in questa situazione l’aggressività giunta a maturazione viene messa nelle mani del chirurgo, che combatte questa lotta con il bisturi fino all’apparire del sangue, eliminando il campo di battaglia. I risultati che ottiene sono diversi.
Alcuni bambini riescono, a seguito dell’operazione, a riportare sul piano della coscienza il conflitto, che, nel corpo, aveva perso la sua collocazione abituale. Le loro condizioni fisiche migliorano e i genitori, non di rado, spiegano il cambiamento dicendo che con l’operazione il bambino ha compiuto un salto in avanti nella crescita.
Ad altri bambini questo salto non riesce e la battaglia difensiva rimane a livello fisico. Spesso scivola in un altro settore del sistema immunitario per continuare a bruciarvi lentamente mentre il bambino è sempre malaticcio e segnala a chi gli è accanto che da solo non riesce a crescere.
L’aggressività è un tema importante che non si fa liquidare in tempi brevi. In genere, durante l’infanzia, attacca soprattutto il sistema linfatico, le tonsille e l’appendice dell’intestino cieco.
La battaglia difensiva che i bambini non riescono a portare avanti consapevolmente, si esprime nel corpo. Col naso chiuso e la bocca eternamente aperta, il bambino è l’immagine del blocco, con le tonsille gonfie chiude le vie di comunicazione e si finge ottuso. Questo è il suo modo maldestro di opporre resistenza alle aggressioni e alle pretese eccessive.
Capiamo che questo è il comportamento che assumiamo di fronte al tema dell’aggressività per il fatto che da noi quasi nessun ragazzo arriva all’adolescenza con tutti i suoi organi linfatici di difesa.
Spesso i tre più importanti devono essere asportati. A parte gli Stati Uniti, non c’è nessun altro paese al mondo in cui tante persone vengono operate di «appendicite» come in Germania. Questi dati di fatto mostrano fino a che punto non siamo aggressivi.
GOLA: rabbia inespressa, creatività bloccata, caparbia ostinazione, difficoltà di comunicazione, difficoltà di comunicare per sostenere sé stessi, difficoltà o rifiuto di recepire.
Domande per genitori e figli:
1. C’è un conflitto permanente che brucia lentamente e senza fiamma?
2. Dove permetto che qualsiasi situazione climatica esterna, possa accedere e influenzare il mio sentire?
3. Esiste all’interno della famiglia un piano di fiducia sulla base del quale affrontare i conflitti?
4. In quali settori si è arrivati all’estremo e alla conseguente rassegnazione?
5. Quali strutture ostacolano l’evoluzione in famiglia?
6. In quale conflitto mi sono incagliato, da quale disputa non riesco più a uscire e per che cosa consumo le mie energie?
(Rudiger Dahlke) Malattia linguaggi dell’AnimA