Infezioni delle vie urinarie

Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono una problematica decisamente sottostimata che impatta considerevolmente la qualità della vita ed è seconda solo alle infezioni respiratorie. Le donne hanno un maggiore rischio di IVU rispetto agli uomini

La guarigione è prendersi cura di Sé

Il complesso degli organi che adempiono alla funzione della generazione e di quelli destinati alla produzione e all’escrezione dell’urina, prende il nome di apparato urogenitale.

L’apparato genitale maschile comprende i testicoli, le vie spermatiche e il pene, mentre l’apparato genitale femminile comprende le ovaie, le tube uterine, l’utero, la vagina e la vulva.

Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono una problematica decisamente sottostimata che impatta considerevolmente la qualità della vita ed è seconda solo alle infezioni respiratorie. Le donne hanno un maggiore rischio di IVU rispetto agli uomini.

Le IVU interessano circa 150 milioni di donne ogni anno, 6 milioni in Italia. 

donna

Circa metà delle donne ha sofferto almeno una volta nella vita di un episodio di infezione urinaria. Tra di esse, il 20% ha un secondo episodio nell’arco di sei mesi, e l’8% un terzo episodio.

L’80% delle infezioni interessa il basso tratto urinario, con notevoli differenze a seconda dell’età e del sesso. Nell’età adulta si verificano più frequentemente:

  • dopo l’inizio dei rapporti sessuali
  • in associazione ad interventi chirurgici ginecologici
  • in associazione alla gravidanza e alla menopausa
viso acqua

Le IVU nel maschio sono più rare, spesso associate ad anomalie del tratto urinario, all’ipertrofia prostatica

(Cai T 2021) e colpiscono maggiormente dopo i 50 anni. Le ragioni che espongono le donne ad un maggior rischio di IVU rispetto agli uomini sono soprattutto anatomiche.

L’uretra più corta facilita infatti la risalita dei batteri dalla zona perianale. Il maggior rischio è legato anche a fattori ormonali. La carenza di estrogeni che si instaura con la menopausa altera l’omeostasi del microbiota vaginale e intestinale.

Inoltre, la differenza di frequenza di infezioni varia con l’età, in particolare, durante la senescenza tale forbice si riduce a causa del subentro, nell’uomo, delle patologie prostatiche.

Cistite

Nelle donne le IVU hanno caratteristiche eziopatogenetiche e di presentazione clinica differenti nell’arco della vita, riconducibili soprattutto ai cambiamenti del milieu ormonale, all’influenza degli ormoni sessuali sul sistema immunitario, sul microbiota vaginale e intestinale.

Le infezioni del tratto urinario possono essere complicate o non complicate. Le prime interessano prevalentemente donne non gravide e immunocompetenti, dette altrimenti sane e sono:

  • cistiti
  • pielonefriti
  • batteriuria asintomatica

Queste forme ricorrono in oltre il 90% dei casi e sono causate da Escherichia coli uropatogeno (UPEC) (Medina

M &Castillo-Pino E 2019). Le infezioni complicate delle vie urinarie interessano invece individui con alterazioni anatomiche o affetti da patologie croniche come:

  • il diabete
  • alterazioni della funzione renale
  • pazienti trapiantati o portatori di catetere
  • Anziani
  • pazienti in trattamento farmacologico (chemioterapia, steroidi)
  • donne gravide

Le forme complicate sono caratterizzate dalla presenza di microrganismi atipici quali l’Enterococcus spp., i pneumoniae, la Candida spp., lo S. aureus, il P. mirabilis, il P. aeruginosa e GBS9 (Flores-Mireles AL et al. 2015).

Si definisce ricorrente un’infezione non complicata del tratto urinario che si manifesta almeno 3 volte in 12 mesi o 2 volte in 6 mesi.

La ricorrenza dell’infezione ha un fortissimo impatto sulla qualità di vita della paziente, nonché costi sanitari e sociali molto elevati (Cai T 2021).

L’infezione si manifesta in seguito alla colonizzazione dell’urotelio da parte di microrganismi patogeni che sono riusciti a superare le difese dell’organismo.

La via ascendente è la modalità di infezione più comune e consiste nella risalita lungo l’uretra di batteri di derivazione fecale provenienti dai tessuti periuretrali e perianali; l’intestino risulta quindi un reservoir naturale di questi microrganismi.

Circa il 95% delle infezioni delle vie urinarie si verifica quando i batteri risalgono dall’uretra alla vescica e, nel caso di pielonefrite, dall’uretere fino al rene (Sihra N et al. 2018; Tamadonfar KO et al. 2019).

Il microrganismo principe delle infezioni ricorrenti non complicate del tratto urinario è senza dubbio Escherichia coli uropatogeno (UPEC): questo batterio presenta, sulla sua superficie, dei pili di tipo 1 con cui è in grado di aderire alle proteine di superficie (uroplachine mannosilate e fucosilate) di cui sono rivestite le cellule uroteliali.

L’infezione da UPEC, ma in generale anche da altri microrganismi, determina lo sviluppo di un processo infiammatorio cronico che altera la struttura della barriera endoteliale e provoca microtraumi all’urotelio vescicale stesso: questa condizione di infiammazione persistente contribuisce allo sviluppo di infezioni ricorrenti (Chuang FC & Kuo HC 2013).

L’approccio più frequente al trattamento delle infezioni acute del tratto urinario è l’utilizzo di un ciclo breve di antibiotico: il 25% di tutte le prescrizioni di antibiotico è proprio indirizzato al trattamento di questa patologia.

Una volta ancorato, il batterio penetra nelle cellule dove, oltre a causare infiammazione e gli altri sintomi classici dell’infezione acuta, può formare dei reservoir intracellulari quiescenti che si riattivano durante il normale sfaldamento semestrale dell’urotelio (Flores-Mireles AL et al. 2015; Dalghi MG et al. 2020).

L’infezione da UPEC, ma in generale anche da altri microrganismi, determina lo sviluppo di un processo infiammatorio cronico che altera la struttura della barriera endoteliale e provoca microtraumi all’urotelio vescicale stesso: questa condizione di infiammazione persistente contribuisce allo sviluppo di infezioni ricorrenti (Chuang FC & Kuo HC 2013).

L’approccio più frequente al trattamento delle infezioni acute del tratto urinario è l’utilizzo di un ciclo breve di antibiotico: il 25% di tutte le prescrizioni di antibiotico è proprio indirizzato al trattamento di questa patologia.

Tuttavia, l’aumento dei fenomeni di resistenza richiede la ricerca di soluzioni alternative e integrative quali l’utilizzo di sostanze bioattive naturali.

Queste sostanze sono in grado di contrastare l’infezione e possano essere utilizzate sia da sole, nei casi lievi, sia in abbinamento ai trattamenti antibiotici, per infezioni acute, e in ottica di prevenzione delle infezioni ricorrenti (Sihra N et al. 2018).

Il D-mannosio è un monosaccaride che viene assorbito ed escreto tal quale nelle urine, in quanto non utilizzato dal nostro organismo.

Per questo motivo non va inserito nel conteggio dei carboidrati e può essere utilizzato tranquillamente nei pazienti diabetici e nelle diete ketogeniche.

Seguono i rimedi Funzionali cliccando da questa pagina Infezioni Urinarie Rimedi

Bibliografia scientifica: Libro salute della Donna Metagenics

 

Rossella Sisto
Rossella Sisto
Ancona
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