Principalmente il diabete del tipo 2, che rappresenta il 95% circa di tutti i casi di diabete.
Per capire le differenze tra queste entità “cugine”, il diabete di tipo 1 è la malattia causata dalla distruzione delle beta-cellule pancreatiche, che può avvenire senza una causa apparente o attraverso la produzione di autoanticorpi che in tempi più o meno rapidi ne determinano la scomparsa:

in questi casi si genera una carenza assoluta di insulina, per cui nella cura non vi sono alternative al risolvere questo deficit con la sua somministrazione dall’esterno. La prevalenza nella popolazione è dello 0,3%.
Si manifesta con una sintomatologia spesso brusca ed eclatante, talora direttamente con un coma da chetoacidosi. Le persone colpite sono più frequentemente giovani (< 30 anni) e normopeso.

Nei casi in cui vengano riscontrati autoanticorpi contro le beta-cellule pancreatiche si parlerà di diabete di tipo 1 autoimmune, mentre nei casi in cui non sia evidente la causa verrà definito idiopatico. Una variante del tipo 1 è il cosiddetto diabete LADA (Latent Autoimmune Diabetes of Adult), una forma autoimmune a decorso lento e che compare nell’adulto.
Il diabete di tipo 2 ha in Italia una prevalenza di circa il 6%: colpisce soprattutto persone di età superiore a 40 anni, molto spesso caratterizzate da eccesso ponderale e sedentarietà.

La sintomatologia è in genere assente per tanto tempo, spesso fino al momento della diagnosi: può essere presente quando le glicemie rimangono molto elevate a lungo e in genere è rappresentata da calo ponderale, intensa sete (polidipsia), abbondante diuresi (poliuria).
L’asintomaticità del diabete fa sì che in genere si arrivi alla diagnosi con otto anni di ritardo e si stima che la prevalenza nella popolazione di diabete misconosciuto sia del 3%: sommato a quello diagnosticato, i diabetici in Italia sono stimati nel 7% circa della popolazione (approssimativamente 5,2 milioni di persone).

In laboratorio non troveremo autoanticorpi e in circolo avremo livelli di insulina normali o anche aumentati. Poiché l’insorgenza del diabete è preceduta da una fase asintomatica della durata variabile di diversi anni, in questo periodo lasciare l’iperglicemia incontrollata significa concederle di esercitare effetti dannosi sui tessuti bersaglio, per cui spesso alla diagnosi le persone presentano già complicanze.
Il diabete gestazionale è un problema nella regolazione della glicemia che si manifesta durante la gravidanza e nella stragrande maggioranza dei casi scompare con il parto, salvo essere un campanello d’allarme che indica che la donna che ne è risultata affetta presenta un rischio aumentato di sviluppare un diabete (più frequentemente di tipo 2) in futuro.

Altri tipi più rari di diabete sono i difetti genetici della beta-cellula o dell’azione dell’insulina, le forme secondarie a malattie del pancreas, a endocrinopatie, indotte da farmaci (per esempio cortisone, antipsicotici), tossiche o infettive e altre forme genetiche rare.
Le persone a rischio aumentato di diabete di tipo 2 sono pertanto con alterazione del metabolismo del glucosio (IFG e IGT) e con eccesso ponderale o sedentarie. Si stima che per ogni punto in più di BMI il rischio di sviluppare diabete aumenti dell’8%: se valutiamo la circonferenza vita il rischio aumenta del 3,5% per ogni incremento di 1 cm della stessa.

Per individuare i soggetti ad alto rischio, da monitorare nel tempo e sui quali concentrare gli sforzi, andrebbero considerati tutti coloro che trovandosi in una situazione di eccesso ponderale (BMI ≥ 25) presentino anche una o più delle seguenti condizioni:
alterata glicemia a digiuno (IFG);
ridotta tolleranza al glucosio (IGT);
sedentarietà;
familiarità di primo grado (genitori, fratelli) per diabete di tipo 2;
gruppo etnico ad alto rischio; ipertensione arteriosa;

dislipidemia: basso colesterolo HDL (< 35 mg/dL) e/o alti trigliceridi (> 250 mg/dL);
nelle donne: pregresso diabete gestazionale e/o parto con nascita di neonato > 4 kg, sindrome dell’ovaio policistico;
acanthosis nigricans;
presenza di malattie cardiovascolari;
pregressa radioterapia addominale per neoplasie durante l’età evolutiva.
Il cardine della prevenzione del diabete è costituito dall’evitare il sovrappeso e la sedentarietà, in particolare svolgendo un’attività fisica moderata e regolare (30 minuti al giorno o due ore e mezzo 3 la settimana).