La guarigione è integrazione
“Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, un medico potrei anche acconsentire. Ma una donna vi assicurerà che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi.
Nei ragionamenti del cervello c’è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.”
Rita Levi Montalcini
Tradizionalmente, il rapporto tra cuore e cervello è stato affrontato da una prospettiva piuttosto unilaterale, con l’idea che il cuore rispondesse ai comandi del cervello.
Abbiamo imparato, tuttavia, che la comunicazione tra il cuore e il cervello è in realtà di tipo dinamico; un dialogo continuo a due vie, con ciascun organo che influenza continuamente la funzione dell’altro.
Il cuore umano è molto più di quello che usualmente riteniamo sia: una pompa efficiente che sostiene la vita.
Osserviamo, comunque, che molte delle funzioni che venivano assegnate al cuore vengono attualmente attribuite, dalle neuroscienze, al sistema limbico (la parte più antica del cervello, chiamato anche “cervello emotivo”), in particolare ad amigdala, ippocampo ed ipotalamo, e non alla corteccia cerebrale.
Le ricerche degli ultimi anni configurano il cuore come un vero e proprio cervello, un punto di accesso ad una fonte di saggezza, un’intelligenza che fornisce all’essere umano creatività e capacità intuitive.
Caratteristiche che i nostri padri del mondo antico gli avevano già attribuito e che noi stiamo riscoprendo. Il legame tra questi due organi può essere valutato nell’ottica della visione sistemica e della multidimensionalità dell’essere umano.
Le varie dimensioni includono un corpo (formato a sua volta da una serie di sistemi interconnessi tra loro), una sfera psichica ed una sfera emotiva che si influenzano a vicenda e sono, a loro volta, influenzate da fattori biologici, psicologici e sociali.
Tra gli anni ’60 e ’80 dello scorso secolo i coniugi John e Beatrice Lacey ipotizzarono che il cuore avesse una propria logica, una propria mente, un proprio cervello: il “cervello del cuore” come lo chiamò il Dr. J. Andrew Armour.
Il cuore, quindi, è molto più di una semplice pompa. Esso è un centro complesso che elabora, autonomamente, le informazioni e controlla la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e modula il sistema chimico/ ormonale in base alle diverse situazioni e alle emozioni.
Il cuore inizia la sua attività a partire dal 16° giorno di gestazione, quindi si forma e funziona prima del cervello encefalico; inoltre, anche in caso di morte cerebrale, basta che il sangue sia ossigenato che il cuore continua a battere autonomamente, grazie alla presenza, al proprio interno, del pacemaker fisiologico.
Il cervello del cuore è una sofisticata parte anatomica, un centro neurologico che conta circa 40.000 neuroni, numericamente molto inferiori rispetto ai neuroni cerebrali (86 miliardi), ma abbastanza da costituire un vero e proprio cervello cardiaco in grado di comunicare con il sistema nervoso centrale. Il campo magnetico del cuore, misurato in 50.000 femtotesla, è il campo più intenso prodotto dal corpo umano.
Può essere misurato a decine di centimetri di distanza dal corpo ed è più di 100 volte maggiore della forza del campo generato dal cervello (10 femtotesla).
Il campo elettrico del cuore è circa 60 volte maggiore in ampiezza rispetto all’attività elettrica generata dal cervello.
Bibliografia scientifica: Salute della Donna Metagenics