Relazione tra sintomo e causa
Malattia Espressione dell’AnimA
I polpacci rappresentano la base delle belle gambe:
se dotati di una sana muscolatura di misura media, assicurano a tutta la figura un’immagine di elasticità e di tonicità. Se qualcuno sta saltando o è pronto al salto, lo si vede proprio dai suoi polpacci.
Scattare al momento giusto rappresenta la forza di questa parte del corpo: se non si riesce a farlo e si perde il momento giusto, è perché i polpacci non sono in grado di sopportare l’inconfessato sovraccarico.
Essi possono essere considerati la cassaforte della nostra tensione emozionale e proprio per questo sono nascosti e protetti dietro le tibie.
Queste rendono salde le gambe e di conseguenza il movimento, prendono le misure e sostengono il peso del corpo.
I calciatori e i giocatori di hockey su ghiaccio, per i quali è essenziale sapersi imporre e reggere bene sulle gambe, proteggono queste zone forti e al tempo stesso delicate con parastinchi.
Poiché le tibie avanzano nella vita, vengono sovente danneggiate.
Lividi e dolori documentano quanto siano sensibili e aggredibili. Anche i morbidi polpacci lo sono, ma in altro modo.
I crampi notturni ai polpacci che ci distolgono dai sogni, si manifestano anche di giorno e affliggono i calciatori, specie nei tempi supplementari previsti per gli incontri decisivi, da cui dipende l’«avanzata» di una squadra.
Se la tensione emotiva per la «salita» o l’«avanzata» della squadra raggiunge il culmine verso la fine della partita, ecco comparire i crampi ai polpacci, che evidenziano non solo lo sforzo fisico dell’atleta, ma anche la tensione emotiva cui è sottoposto.
Colpisce però il fatto che per gli stessi giocatori durante l’allenamento questo problema di sovraccarico non sussista e che essi sopportino ogni sforzo senza che i crampi si manifestino. Anche maratoneti che si sottopongono a un notevole sforzo fisico, risentono spesso di questo tipo di disturbo, nonostante che il loro carico emotivo sia minore e le decisioni da prendere siano lunghe e relativamente poco tese.
I crampi notturni rivelano che la tensione emotiva repressa di giorno è talmente forte da ripresentarsi di notte senza dar modo di affrontarla con sufficiente consapevolezza. Così, protetta dalla notte, affonda nel corpo e si ripresenta attraverso le contrazioni della muscolatura.
La prima misura di soccorso, che mira al rilassamento del muscolo teso, opera a livello omeopatico.
Esercitando una forte pressione, la gamba viene appoggiata contro un ostacolo. Con questa tensione intenzionale, che porta a livello di coscienza la situazione di base, si arriva alla soluzione, cioè alla liberazione dal crampo.
I tentativi disperati da parte dei soggetti di saltare hanno un effetto simile. Il disturbo li libera dall’evento battagliero che si svolge nel corpo e li costringe a una tensione consapevole.
Questo momento di riflessione può essere sufficiente a rendersi conto dell’esagerata lotta che si svolge a livello fisico e a riconoscere quale tensione emozionale e quale ambizione si nascondano dietro a tutto ciò.
Si tratta di opporsi consapevolmente, corpo e anima, a ciò che ci minaccia, poiché se la coscienza rinuncia a combattere, il corpo da solo non ha alcuna possibilità di vittoria.
Esso rivela allora la propria stanchezza nel crampo, la caricatura della battaglia.
Se però la sfida viene di nuovo accettata consapevolmente, il corpo è sollevato dal compito di combattere a livello sostitutivo contro qualcosa che non deve più essere trattenuto solo attraverso strumenti fisici.
Con questo passo fatto dalla coscienza e con uno sforzo analogo sostenuto a livello rituale, l’eccessiva tensione del corpo diminuisce.
Allora si può continuare a giocare, a dormire e anche a sognare. Se si partecipa di nuovo alla battaglia con consapevolezza emozionale, anche il corpo può continuare a combattere.
Il crampo fisico che si manifesta nel polpaccio indica sempre, oltre a una certa dose di rassegnazione, anche il compito che bisogna svolgere. I soggetti segnalano di essere stati messi fuori combattimento, di non essere cioè più in grado di lottare. Quello che non viene confessato a livello psicologico, si manifesta a livello fisico.
Domande
1. Quale tensione emozionale eccessiva e inconfessata potrebbe essersi bloccata nei miei polpacci?
2. In che misura manca nella mia vita la lotta emotiva che si manifesta nel crampo?
3. Contro cosa combatto in senso metaforico quando tendo contro un ostacolo il mio polpaccio in preda al crampo?
4. Dove dovrei fare sforzi più consapevoli per sopportare una battaglia con una forte carica emotiva?
5. Che cosa è in gioco per me in questo momento e come l’affronto a livello emotivo?
6. Da quali situazioni voglio fuggire, dove voglio cedere senza ammetterlo?