L’aspetto empatico che “colpisce” alcune persone è legato alle quattro parti di cui siamo fatti.
Anima, Mente, Corpo e Spirito. Vorrei sottolineare come il corpo è la cosa che conta meno anche se sembra che sia la cosa che conta di più, almeno al giorno d’oggi dove l’apparire è meglio che essere, ma questo è dovuto al fatto che la manifestazione di anima, mente e spirito è fatta sul corpo.
Dunque la manifestazione somatica in realtà dipende da psiche. Il corpo infatti non ha volontà né coscienza di sé e quindi è solo un tramite (il tabernacolo della Santissima Trinità direbbe la Chiesa Cattolica).
Nel rapporto tra due esseri di sesso opposto, essi possono vibrare a frequenze simili solo a livello animico o spirituale o mentale o a due di questi livelli assieme o a tutti e tre.
L’essere umano, secondo me, di queste cose, ci capisce poco, a volte pensa di essere innamorato perché si trova in empatia con una, due o tutte e tre queste parti di sé, che rivede specchiate nell’altro e né riconosce una vibrazione simile.
In realtà l’amore sarebbe solo empatia legata agli stati vibrazionali dei due soggetti che riconoscono nell’altro una vibrazione analoga alla propria.
Si potrebbe dire che questa cosa accade più frequentemente tra maschi e femmine ma solo perché si tratta, secondo me, di un bisogno di anima di contattare spirito.
Mi spiego meglio; quando noi “dentro” non siamo uniti, cioè anima, mente e spirito non sono ancora legati tra loro, anima vuole parlare con il suo spirito e non riesce a farlo.
Anima allora trova nello spirito dell’altro, il suo interlocutore; in altre parole la parte femminile di noi trova il modo di parlare con la parte maschile dell’altro e viceversa.
Questo concetto lo espresse Neumann, allievo di Jung, cinquanta anni fa e neanche sapeva della razionalizzazione di anima e di spirito che, in questa sede, stiamo tentando di portare avanti.
Hillman sostiene che il rapporto con l’altro è il tentativo di conoscere se stessi attraverso l‟altro. Una donna va con un uomo per conoscere la parte maschile del proprio sè. Fin qui la parte razione del problema.
Anima non ama nessuno perché è una e, al massimo, si riconosce nell’anima dell’altro. Spirito può amare anima ma non se stesso anche perché esso stesso è unico; non unico come anima nel tempo ma unico nello spazio.
Dunque l’unico interesse che ci può essere è tra anima, nella sua totalità con spirito nella sua globalità.
In questa ottica vanno presi in considerazione i rapporti tra gay per esempio dove i due soggetti hanno difficili rapporti di prevalenza tra i loro lobi destro e sinistro.
Il contenitore, il corpo, in questa ottica, non c’entrerebbe niente ma sembrerebbe essere solamente il portatore di emozioni e sentimenti animico spirituali.
In altre parole l’amore è il tentativo di conoscere sé stessi attraverso l’altro.
L’atteggiamento protettivo verso l’altro ne è una conferma indiretta. Io proteggo la parte di me che vedo nell’altro, perché penso che sia mia.
Comprendere queste cose, aiuta a svolgere i giusti ruoli nei rapporti interpersonali senza prendere inutili cantonate alla volememose bene, classiche della new age americana.
Dunque chi non ama nessuno è perché o è in pace con sé stesso, ed i suoi due lobi cerebrali sono in continuo contatto tra loro, comunque rimanendo unito con tutti e il tutto, tanto da rendere inutile la ricerca di un contatto con parti animiche o spirituali esterne a sé stessi, oppure siamo in presenza di stupidi che non si accorgono, anche solo in parte, di vivere in un universo quasi tutto virtuale, cioè duale.
(Corrado Malanga)