Parte 5 e ultima
Candida intestinale .. Sclerosi Multipla, e Sistemica, Lupus erimatoso, Diabete 1, morbo di Crohn, ghiandole salivari.. Vit D

L’articolo Bimodal Influence of Vitamin D in Host Response to Systemic Candida Infection-Vitamin D Dose Matters mostra che i pazienti sofferenti di candidosi sistemica hanno una minore livelli di vitamina D nel sangue, e che topi con infezioni da candida che ricevono una integrazione di basse dosi di vitamina D3 hanno una minore quantità di funghi nel proprio corpo e sopravvivono più a lungo dei topi con infezioni da candida che non ricevono la vitamina D.

Curiosamente con dosi più alte di vitamina D i risultati sono stati scarsi; secondo gli autori la risposta pro-infiammatoria indotta da basse dosi di vitamina D è utile nel contrastare la Candida, a differenza della risposta anti-infiammatoria indotta da dosi più alte.
Da notare sempre che questo risultato è stato ottenuto con dei topi e non con degli esseri umani, sebbene un altro studio (in vitro) su cellule umane ha determinato un simile cambiamento nelle citochine indotte dalla Candida albicans .

Che anche il lupus eritematoso sia correlato alla carenza di vitamina D, come già abbiamo visto per molte altre patologie autoimmuni, ce lo confermano diversi articoli scientifici. Sull’articolo Vitamin D in systemic lupus erythematosus , leggiamo non solo che un certo numero di studi recenti hanno dimostrato la correlazione tra il lupus eritematoso sistemico e la carenza di vitamina D, che la malattie è più diffusa tra chi è carente di tale sostanza, che l’attività della malattia è inversamente proporzionale ai livelli di vitamina D nel sangue, e che inoltre che esperimenti in vitro hanno dimostrato che la vitamina D può guarire le anomalie immunologiche caratteristiche di tale patologia.

Tornando al rapporto tra infezioni che innescano le malattie autoimmuni e la carenza di vitamina D, l’articolo Association Between Acute Infectious Mononucleosis and Vitamin D Deficiency discute della carenza di vitamina D e dell’infezione da virus EB, entrambi fattori che predispongono alla sclerosi multipla. Gli autori hanno scoperto che i pazienti che hanno contratto la mononucleosi infettiva (malattia, ricordiamo, causata dall’infezione del virus EB) avevano livelli di vitamina D molto più bassi rispetto alle persone del gruppo di controllo. I due fattori di rischio potrebbero quindi anche essere correlati.
Similmente l’articolo Effect of high-dose vitamin D3 supplementation on antibody responses against Epstein-Barr virus in relapsing-remitting multiple sclerosis ci mostra come nei pazienti di sclerosi multipla che assumono vitamina D (fino a raddoppiare il proprio livello ematico) diminuisce la quantità di anticorpi al virus Epstein Barr, segno che l’infezione latente del virus viene affrontata con successo dal sistema immunitario.

L’articolo The autoimmune risk gene ZMIZ1 is a vitamin D responsive marker of a molecular phenotype of multiple sclerosis mostra un legame tra la sclerosi multipla e certe predisposizioni genetiche, che possono però essere inibite/mitigate da adeguati livelli di vitamina D, ma che sono correlate anche alla presenza di anticorpi al virus EB.
Anche l’articolo The epidemiology of multiple sclerosis: insights to a causal cascade , indica le cause della sclerosi multipla in una predisposizione genetica da una parte, e in due fattori ambientali principali che la possono scatenare: la carenza di vitamina D e l’infezione da virus EB.
L’articolo What caused all these troubles, anyway? Epstein Barr virus in Sjögren’s Syndrome re-evaluated premette che alcuni virus della famiglia degli herpes causano una infezione che dura per tutta la vita, che perdura sotto una forma cronica e latente.

In tale forma restano indisturbati senza che il sistema immunitario li identifichi e li distrugga, ma quando il virus si riattiva il nostro sistema immunitario reagisce vigorosamente. Sebbene un’infezione latente si possa trovare nel 95% delle persone, le manifestazioni cliniche del virus (quando si attiva o si riattiva) quali la mononucleosi ed il linfoma di Burkitt, sono tutto sommato piuttosto rare.
La sindrome di Sjögren è una malattia infiammatoria autoimmune, che porta alla distruzione di alcune ghiandole esocrine (ghiandole lacrimali e ghiandole salivari), e che presenta lacune somiglianze con il lupus eritematoso sistemico, malattia per la quale già ci sono diversi indizi che sia correlata al virus Epstein-Barr.

Gli autori hanno scoperto che certe strutture ectopiche linfoidi, presenti nelle ghiandole aggredite, possono essere un ambiente in cui il virus EB resta latente e poi si riattiva innescando una reazione autoimmune a causa del meccanismo di mimetismo molecolare, e che il virus (nei pazienti che soffrono di questa sindrome) tendono ad infettare proprio quei linfociti B che producono gli anticorpi specifici all’interno delle suddette strutture.

L’articolo Inflammation and vitamin D: the infection connection ci informa tra l’altro che i recettori per la vitamina D (VDR, presenti in quasi ogni tipo di tessuto) possono essere sotto-regolati a causa dell’azione di certi microbi che in tal modo abbassano le difese immunitarie dell’organismo infettato: Mycobacterium tuberculosis, Mycobacterium leprae, virus Epstein Barr, Aspergillus fumigatus (secerne una tossina capace di sotto-regolare i VDR dei macrofagi).

Anche gli altri virus della famiglia herpesviridae presentano generalmente fenomeni di latenza e riattivazione, e sono “ottimi candidati” come possibili agenti causatori di malattie autoimmuni o degenerative. Ed in effetti nella letteratura scientifica troviamo già alcuni studi in proposito.
L’articolo Epstein-Barr virus and cytomegalovirus in autoimmune diseases: are they truly notorious? A preliminary report, riferisce di uno studio su 1595 campioni sanguigni provenienti da pazienti sofferenti da malati sofferenti di 23 differenti problematiche autoimmuni, alla ricerca di antigeni contro EBV e CMV. Lo studio conferma l’importanza di tali agenti infettivi nella genesi delle malattie autoimmune, in particolare viene proposta, in base ai dati ottenuti,

un’associazione tra EBV e polimiosite, oltre che Lupus Eritematoso sistemico, sindrome antifosfolipidica, sclerosi multipla, pemfigo volgare, arterite gigantocellulare, granulomatosi di Wegener e poliartrite nodosa. Nel sangue dei malati di Lupus Eritematoso Sistemico sono stati trovati elevati anticorpi IgG al CMV.
L’articolo Cytomegalovirus reactivation after low-dose steroid treatment for hemolytic anemia in a patient with primary Epstein-Barr virus infection. relaziona su un caso di riattivazione del CMV dopo un trattamento con cortisonici a basse dosi, in un soggetto colpito da una malattia autoimmune (anemia emolitica) sopravvenuta a sua volta come complicazione di una mononucleosi dovuta ad infezione da EBV.

L’articolo Cytomegalovirus-induced immunopathology and its clinical consequences afferma che il Cytomegalovirus umano (HCMV o CMV) può causare gravi malattie in pazienti con sistema immunitario immaturo o depresso. Nel corso dell’infezione esso modula la risposta immunitaria dalla persona infetta causando spesso disfunzioni del sistema immunitario, dall’immunosoppressione a all’autoimmunità, e non sorprende che in diverse patologie autoimmuni si osservi una infezione attiva da parte di tale virus; inoltre ci sono segnalazioni di malattie autoimmuni il cui esordio è avvenuto in seguito ad una infezione primaria da CMV.

L’articolo specifica che questo virus della famiglia Herpesviridae può infettare molti tipi di cellule umane, cellule endoteliali, muscolari, fibroblasti, neuroni, epatociti, trofoblasti, monociti/macrofagi, e cellule dendritiche. A parte l’infezione primaria in un soggetto che non ha mai contratto il virus, è possibile una reinfezione dovuta alla riattivazione del virus rimasto latente dopo la risoluzione dell’infezione primaria, e una reinfezione causata da un ceppo differente di CMV.

Oltre alla riattivazione causata da una diminuita attività del’ sistema immunitario, è possibile una riattivazione innescata dall’infiammazione, per esempio dal rilascio del fattore di necrosi tumorali alfa (TNF)- α (come può succedere per esempio in malati di dermatite atopica). Altro fattore che può innescare una riattivazione è la differenziazione di cellule progenitrici che contengono il virus allo stadio latente.
Sempre il medesimo articolo ci informa che le malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn e colite ulcerosa) possono essere correlate a infezioni da CMV, anche perché tale virus si replica facilmente nelle cellule epiteliali della mucosa intestinale.

Gli antigeni contro il CMV si trovano abbastanza spesso nelle biopsie delle persone che soffrono di tali patologie, ma raramente le analisi degli antigeni mostrano segni di replicazione del CMV (infezione/riattivazione), mentre è abbastanza frequente una infezione attiva da CMV nel 20% – 40% dei casi di Colite Ulcerosa refrattaria ai trattamenti con gli steroidi, il che mostrerebbe che il CMV peggiori lo stato infiammatorio. Inoltre in una discreta percentuale di pazienti che soffrono di artrite reumatoide sono state trovate trace di attività del virus CMV nel tessuto sinoviale.

L’articolo A high prevalence of cytomegalovirus antigenaemia in patients with moderate to severe chronic plaque psoriasis: an association with systemic tumour necrosis factor alpha overexpression mostra che nei malati di psoriasi a placche medio-grave si sviluppa una infezione subclinica sistemica da CMV che è associata ad alti livelli di TNF-α.
L’articolo Infections and autoimmunity: role of human cytomegalovirus in autoimmune endothelial cell damage suggerisce un meccanismo di mimetica molecolare tra proteine del Cytomegalovirus e proteine delle cellule umane e ci informa che tale virus è correlato a patologie quali la Sclerosi sistemica e l’aterosclerosi. L’abstract dell’articolo si chiude con la seguente frase:

Basandoci sui nostri dati, che dimostrano una relazione di causa-effetto tra CMV e l’aggressione delle cellule endoteliali nella Sclerosi sistemica e nell’aterosclerosi proponiamo che la risposta del sistema immunitario a particolari proteine del CMV possa causare una autoaggressione per mezzo di un meccanismo di mimetismo molecolare nei confronti di molecole normalmente espresse della superficie endoteliale delle cellule.

Una conferma ci viene dall’articolo Induction of endothelial cell damage by hCMV molecular mimicry nel quale si precisa che l’infezione da CMV è stata implicata nell’insorgenza del danno vascolare nella sclerosi sistemica e nell’aterosclerosi in base ad un meccanismo di mimetica molecolare.
L’articolo Association of cytomegalovirus infection with autoimmune type 1 diabetes relaziona sulla presenza di Cytomegalovirus nei globuli bianchi del 22% dei malati cui è stato appena diagnosticato il diabete di tipo 1 e appena nel 2,6% di soggetti sani del gruppo di controllo. Gli autori concludono che i loro risultati suggeriscono che una infezione persistente di Cytmomegalovirus possa essere rilevante nella patogenesi del diabete di tipo 1.

L’articolo The story of human cytomegalovirus and cancer: increasing evidence and open questions ci informa che il CMV può essere in qualche modo implicato in diversi tipi di cancro, pur non essendone la causa scatenante. Secondo gli autori tale virus talora infetta le cellule tumorali aumentandone la pericolosità.
L’articolo The Oncogenic Potential of Human Cytomegalovirus and Breast Cancer asserisce che il CMV può causare gravi infezioni al feto e complicazioni acute e croniche in individui con il sistema immunitario debilitato, e che il coinvolgimento di tale virus in complicazioni infiammatorie può indicare anche un suo ruolo nella genesi del cancro.

L’articolo Cytomegalovirus and cancer of the prostate: in vitro transformation of human cells , sebbene non si riferisca ad un esperimento in vivo, afferma che tale virus possa essere oncogeno.
L’articolo Cytomegalovirus infection and cervical cancer: from past doubts to present questions ci informa di un’alta frequenza di cellule infettate dal virus nella cervice dell’utero di donne ammalate del relativo tumore, sebbene non vi siano ancora certezze se tale infezione sia opportunistica o sia una possibile concausa della malattia.

Secondo l’articolo Detection of cytomegalovirus reactivation in cancer patients receiving chemotherapy la chemioterapia può essere facilmente causa di una riattivazione del CMV, riattivazione non asintomatica, ma per fortuna auto-limitantesi nella maggior parte dei casi.

L’echinacea però pouò creare problemi di squilibrio Th1/Th2 nelle persone che soffrono di malattie autoimmuni. Inoltre c’è chi menziona l’efficacia dell’argento colloidale, sostanza alquanto discussa (bisognerebbe innanzitutto procurarsi una forma di argento colloidale di buona fabbricazione, ma ugualmente le naonoparticelle di argento potrebbero essere dannose per alcuni tessuti e cellule del nostro organismo).
Ci sono anche esperimenti in vitro sull’efficacia dell’estratto di aglio contro alcuni virus erpetici, che ovviamente non garantiscono una analoga efficacia se il principio attivo viene assunto per via orale; si tratta non di meno di risultati interessanti.
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