Terapia Ormonale

Le conoscenze sul microbiota intestinale incasellano patologie che vanno dal campo della cardiologia a quello delle malattie dismetabolico-endocrine e immunologiche.

La scelta terapeutica naturalmente

È imprescindibile da una corretta diagnosi.

La medicina di segnale deve porsi come obiettivo, là dove possibile, il ripristino fisiologico della ciclicità ovarica e ritmi di secrezione ipotalamico-ipofisaria spontanea attraverso un riequilibrio delle comunicazioni ormonali e citochiniche all’interno dell’organismo.

Tutte le forme funzionali beneficiano di una corretta reimpostazione alimentare, mentre le organiche dovranno essere demandate allo specialista per i trattamenti del caso. 

È inoltre evidente come di fronte a patologie “funzionali” sia fermamente necessaria la deprescrizione di eventuali farmaci ormonali (contracettivi orali o progestinici) somministrati al solo scopo di tranquillizzare le pazienti attraverso l’illusione di una ritrovata regolarità ciclica.

Purtroppo, in successiva battuta, questi potrebbero peggiorare il quadro ormonale (per esempio, amenorrea post-pillola) o assommare effetti collaterali indesiderati.

I risultati di diverse ricerche suggeriscono che gli estroprogestinici influenzano significativamente i percorsi proinfiammatori, infatti le concentrazioni ematiche di proteina C-reattiva e omocisteina sono più elevate nei soggetti che assumono contraccettivi orali (in particolare quelli di terza generazione).

L’alterazione dello stato Infiammatorio

Nelle donne utilizzatrici di farmaci ormonali potrebbero influire sul rischio di tromboembolia venosa, malattie cardiovascolari e altre condizioni avverse negative, per cui si comprende  come non possano essere d’elezione in queste patologie.

La dieta, come sempre, va annoverata fra i presidi terapeutici indispensabili e imprescindibili (anche in presenza di cause organiche). Un’alimentazione normocalorica, bilanciata e che rispetti il corretto timing dei pasti consente il riequilibrio di numerose alterazioni ormonali.

L’assunzione di alimenti ricchi in fitoestrogeni (soia e legumi in genere) può rappresentare una strategia terapeutica perché questi si comportano sia come agonisti sia come antagonisti ormonali fungendo da bilanciere.

Fonti alimentari di fitoestrogeni sono la soia, i cereali, le noci, i legumi, come pure la salvia (Salvia officinalis). Nel contempo sarebbe opportuno ridurre l’introito di latte e privilegiare, come fonti proteiche, il pesce e le uova. Le carni (sia rosse sia bianche) devono provenire da allevamenti sicuri (grass fed).

Molti inquinanti ambientali si comportano da estrogeni (xenoestrogeni) e, in presenza di patologie che si accompagnano a iperestrogenismo, assoluto o relativo che sia, assume particolare rilevanza privilegiare gli alimenti biologici.

Anche l’alcol aumenta la quantità di estrogeni circolanti ed è bene, quindi, ridurlo o addirittura abolirlo. Inoltre, poiché tutti gli ormoni sessuali sono sintetizzati a partire dal colesterolo, le diete ipolipidiche potrebbero rappresentare una causa o un’aggravante dell’irregolarità mestruale.

L’attività fisica moderata ha un ruolo importante nella regolazione dell’equilibrio degli ormoni sessuali e di quello insulinico, nonché della risposta recettoriale e contribuisce a consumare le riserve muscolari di glicogeno (scorte vuote) utile per bilanciare la glicemia. Diverse ricerche dimostrano che il movimento regolare e costante equilibra la produzione ormonale.

Per le donne con irregolarità mestruali funzionali, ovaio policistico o cisti ovariche che siano anche in sovrappeso lo sport diventa addirittura indispensabile poiché il tessuto adiposo in eccesso è fonte patologica di estrogeni. Quando nell’approccio alle pazienti manteniamo una visione ampia interrogandoci sul significato del sintomo (“Quale catena causale sottende l’amenorrea, che è solo il sintomo finale?”) allora diventiamo efficaci terapeuti.

Oggi più che mai si aprono importanti spiragli di comprensione dei meccanismi patogenetici comuni che sottendono la maggior parte delle patologie. Le conoscenze sul microbiota intestinale incasellano patologie che vanno dal campo della cardiologia a quello delle malattie dismetabolico-endocrine e immunologiche.

In tale visione più ampia comprendiamo come una dismicrobiosi interferisca con il catabolismo e il ricircolo che gli ormoni sessuali hanno a livello intestinale. Il nostro intestino è il vulnus di cui dovremmo sempre prenderci cura perché dal suo indebolimento deriva la maggior parte degli squilibri fino alle vere e proprie patologie.

Come non abbracciare allora l’osservazione successiva: qual è il modo più diretto ed efficace di prenderci cura dei nostri batteri intestinali? Con il cibo. Quest’affermazione non può che essere la conclusione più logica e incontestabile di questa breve disamina.

Bibliografia: Basi Cliniche di Medicina di Segnale

Krupa DJ. Oral contraceptives increase C-reactive protein, an inflammatory biomarker. New study results offer potential explanation of complications from birth control pills. Public release: 9-apr-2003; Cauci S, Di Santolo M, Culhane JF, Stel G, Gonano F, Guaschino S. Effects of third-generation oral contraceptives on high-sensitivity C-reactive protein and homocysteine in young women. Obstet Gynecol. 2008;111(4):857-64.

Sternfeld B, Jacobs MK, Quesenberry CP Jr, Gold EB, Sowers M. Physical activity and menstrual cycle characteristics in two prospective cohorts. Am J Epidemiol. 2002;156(5):402-9.

Gordon J. The gut microbiome may drive a new area of precision nutrition. Science. 2012; 336(6086):1197-352.

Roberta Marchionni
Roberta Marchionni
Osteopata Do
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