bambino intestino

Relazione microbiota e commensali

Il muco è una importante barriera fisica, contro batteri patogeni e malattie infettive, che nell’intestino lubrifica le pareti interne e nutre i batteri buoni. Alterazioni del muco intestinale sono state collegate a disordini neurologici

Permeabilità intestinale

Il microbiota intestinale è in continuo equilibrio con il tessuto linfoide associato all’intestino denominato GALT (acronimo di gut-associated lymphoid tissue), che rappresenta il 70% del tessuto immunitario dell’organismo umano[825].

Nella prima età infantile, la composizione del microbiota è cruciale per “l’educazione immunologica” dell’individuo:

Difatti, una carente del latte materno ed una scarsa esposizione ai Bifidobacterium e/o l’eliminazione dei bifidobatteri dall’intestino (ad esempio a causa degli antibiotici), durante la prima infanzia, la mancanza di alfalttoalbumina può determinare una maturazione sbilanciata del sistema immunitario.

alfalattoalbumina

Questo fenomeno, definito anche col termine di “Freudianesimo immunologico”, costituisce una sorta di imprinting dello status immunologico dell’individuo per tutta l’esistenza.

Si tratta di un problema in costante aumento nei paesi occidentali a causa di svariati fattori, come la prevalenza di parti ospedalieri, l’aumento dei parti cesarei, il frequente utilizzo di antibiotici e gli elevati standard igienici.

È evidente, quindi, che fin dalla nascita, la relazione microbiota intestinale/ospite rappresenta un delicato equilibrio che si regge nel tempo su diversi meccanismi, tra cui:

motilità intestinale, immunità locale e sistemica, interazioni tra differenti specie microbiche, secrezione di acido gastrico, sali biliari e muco.

Le strategie terapeutiche per correggere una disfunzione della barriera intestinale possono cambiare in base al tipo di alterazione:

regolare l’alimentazione; una strategia potrebbe essere quella di eliminare per diversi mesi alcuni alimenti problematici, potenziare il sistema immunitario della mucosa; migliorare la funzione di protezione muco – epiteliale.

Ad es. con l’utilizzo di prebiotici, probiotici o di nuovi composti come la gelatina tannato, una sostanza che forma un film protettivo muco – adesivo a livello intestinale, riduce l’infiammazione della parete derivante da fenomeni di fermentazione intestinale, migliora la gestione clinica della diarrea acuta e subacuta nel bambino[826],[827] ; normalizzare la funzione tiroidea.

Il muco è una importante barriera fisica, contro batteri patogeni e malattie infettive, che nell’intestino alimentato come dall’Acido butirrico, lubrifica le pareti interne e nutre i batteri buoni.

Alterazioni del muco intestinale sono state collegate a disordini neurologici, tanto da suggerire che il muco potrebbe essere un bersaglio terapeutico allo scopo di riportare in equilibrio il microbiota[828].

La reazione immunitaria dovuta a permeabilità intestinale gioca un ruolo bidirezionale nella tiroidite di Hashimoto[829].

Da un lato, l’infiammazione dell’intestino aumenta i livelli di cortisolo, che a sua volta riduce l’ormone tiroideo T3(rif. 825).

Tiroide intestino

Per contro, siccome gli ormoni tiroidei T3 e T4 proteggono la mucosa intestinale dalla formazione di ulcere indotte dallo stress[830], ridotti livelli di questi ormoni contribuiscono alla formazione di ulcerazioni del tratto gastrointestinale.

L’esame endoscopico di ulcere gastriche ha infatti rilevato bassi livelli di ormoni tiroidei[831].

Il microbiota intestinale contribuisce alla sintesi degli ormoni tiroidei e all’idrolisi dei coniugati degli ormoni tiroidei. Perciò una disbiosi intestinale può compromettere la produzione di ormoni tiroidei. Si trascura spesso che la microflora converte circa il 20% dell’ormone tiroideo T4 in T3, sotto forma di solfato di T3 (T3S) e acido triidtiroacetico (T3AC).

Disbiosi e tiroide

La conversione di T3S e T3AC nella forma attiva di T3 richiede un enzima chiamato solfatasi intestinale che viene prodotto dalla microflora intestinale sana[832].

In questi casi, non si esclude la possibilità che le analisi di laboratorio risultino comunque nella norma, mentre il sottostante disequilibrio della tiroide rimane latente, nonostante i sintomi.

L’entrata nel circolo ematico dell’endotossina LPS (lipopolisaccaride), dovuta a un intestino permeabile, può devastare la tiroide in diversi modi.

È stato dimostrato che l’LPS: inibisce l’enzima iodotironina deiodinasi, indispensabile per la conversione degli ormoni tiroidei, diminuendo la quantità di T3 attiva in circolazione[833];

LPS e tiroide

Diminuisce l’espressione dei recettori tiroidei, in particolare nel fegato, anche se gli esami di laboratorio che misurano la funzionalità tiroidea possono risultare normali[834]; induce l’espressione del NIS (sodium/iodide symporter) nelle cellule tiroidee, aumentando l’assorbimento di iodio nella tiroide[835].

L’eccesso di iodio (soprattutto con la carenza di selenio concomitante) contribuisce allo sviluppo della tiroidite di Hashimoto[836].

La permeabilità dell’intestino decide la salute dell’individuo, a prescindere dalla composizione del microbiota che cambia per ogni individuo.

Grassi LPS e permeabilità intestinale

Quando si consumano maggiori quantità di acidi grassi a catena lunga, come quelli contenuti nei prodotti animali, aumenta la produzione di chilomicroni, lipoproteine “spazzine” come le LDL e le HDL che agganciano i lipopolisaccaridi[837].

Le evidenze dimostrano che pasti ricchi di grassi inducono un moderato incremento dei livelli sierici di LPS sia nei topi che negli esseri umani[838],[839]. Tuttavia, il trasporto di LPS, da parte delle lipoproteine, verso il fegato, ne favorisce l’eliminazione, riducendone la tossicità[840], [841].

Inoltre, le lipoproteine hanno anche una capacità innata di inattivare i lipopolisaccaridi[842], per cui, nel complesso, un maggiore assorbimento di LPS si traduce in un decremento dell’infiammazione della mucosa intestinale[843].

celiachia, villi intestinali

Esami

In definitiva, la principale modalità di esposizione sistemica a LPS non avviene attraverso l’assorbimento del grasso, bensì attraverso la permeabilità intestinale, causando risposte immunitarie intestinali localizzate e sistemiche.

Per riconoscere se vi sono infiammazione intestinale e alterazioni della permeabilità intestinale possono essere utili i seguenti esami:

Saggio Immunoenzimatico (ELISA) per definire il livello sierico/plasmatico di LPS, rilevazione di occludina, calprotectina fecale (quantità), zonulina (nel sangue e nelle feci), test per monitorare la presenza di candida, allergie, intolleranze e ipersensibilità, test per misurare il danno epiteliale[845].

Le diete chetogeniche alterano la struttura e la funzione del microbiota intestinale.

Uno studio pubblicato nel 2020 dal laboratorio del Dr. Peter Turnbaugh ha confermato che una dieta chetogenica aumenta i livelli di chetoni intestinali, riduce l’abbondanza di Bifidobacterium e diminuisce le cellule Th17 proinfiammatorie intestinali[846].

Gli autori, inoltre, scrivono: “Una dieta chetogenica mantiene un robusto strato di muco nonostante la mancanza di carboidrati fermentabili”.

Infatti, oltre all’aver mantenuto l’ampiezza del muco, è aumentata l’espressione di Muc2, il costituente primario del muco intestinale.

Non a caso i soggetti nutriti con diete chetogeniche sperimentano una riduzione dell’infiammazione sistemica[844].

Le cellule dell’intestino e giunzioni strette: se le molecole perturbatrici passano tra le cellule, causano la rottura della zonulina e dell’occludina. La zonulina sierica e fecale può essere elevata in casa di malattia celiaca, sindrome dell’intestino irritabile, malattie autoimmuni e metaboliche.

Se le molecole perturbatrici attraversano la cellula, causano la rottura dell’actomiosina.  Alcuni professionisti offrono anche un test sierologico per gli anticorpi contro varie molecole e di grandi dimensioni, tra cui actomiosina, occludina, zonulina e lipopolisaccaridi.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *