L'infiammazione e cronicità
Chiariamo subito: si scrive e si pronuncia lattoso e non lattosio. Non si tratta di errore: si dice “lattoso”. La desinenza linguistica degli zuccheri (che si dividono in esosi e pentosi) in biochimica è -oso e non – osio, che è una storpiatura.
Pertanto si dirà glucoso, saccaroso, fruttoso, lattoso, se si vuole parlare in maniera corretta. Anche se questi termini sono scritti in modo inesatto ovunque, dagli ingredienti dei prodotti alimentari.
Agli eccipienti dei medicinali, ai prestampati dei test di intolleranza al “lattosio” a quelli delle mense scolastiche, addirittura sui certificati di molti colleghi: il lattoso rimane lattoso.
Il lattoso, comunque, non è la causa dell’intolleranza al latte (il problema del lattoso è la mancanza o l’insufficiente produzione dell’enzima lattasi, che deve scinderne la molecola).
Quindi, non si è intolleranti al lattoso, si è intolleranti alla caseina, la principale proteina del latte! Il Lattulosio, a differenza del lattosio, non è naturalmente presente nel latte ma è prodotto da processi di riscaldamento.
Si trova quindi in alimenti che sono stati sottoposti a trattamento termico, ad esempio il latte pastorizzato o quello sterilizzato. Nel latte pastorizzato si trovano 3,5 mg/L di Lattulosio.
Il breath test al lattulosio trova indicazione nel caso in cui: si sospetti la presenza della sindrome da contaminazione batterica dell’intestino tenue (SIBO).
Oppure alla Disbiosi Fecal Candi Test e bisogna dire oltre alla candida compresa e il Disbiosi test delle urine per vedere lo scatolo e l’indicano. Siano presenti problemi di malassorbimento intestinale; siano presenti alterazioni della motilità intestinale.
Si può essere anche intolleranti al lattoso, come avvalorano i test riguardanti il deficit di beta lattasi, ma quella al lattoso è sempre secondaria all’intolleranza alla caseina.
Chi non tollera il latte, non tollera le sue proteine, non lo zucchero del latte. Il lattoso non c’entra nulla!
Del resto, sono quasi sempre le frazioni proteiche degli alimenti a causare intolleranza, come l’esperienza conferma.
Partendo dal presupposto errato e infondato del lattoso, si producono a volte più danni ancora del consumare latticini quando si è intolleranti.
Queste le frasi più ricorrenti:
«Signora, prenda questo prosciutto cotto che è senza “lattosio”.» «Dottore, io seguo bene la dieta: bevo solo latte senza lattosio.»
«Sa, non bevo più latte, solo una spolverata di parmigiano sulla pasta. Tanto non fa male.» «Mi hanno detto di mangiare tanto parmigiano, sa per via dell’osteoporosi.»
«È vero che il parmigiano di trentasei mesi non fa male?» «Ma come? Devo evitare anche lo yogurt? C’è lattosio anche lì?» «Ho comperato dei wurstel senza lattosio! C’è proprio scritto sulla confezione.»
«Non ho preso quelle medicine perché ho letto che contengono lattosio!» Poi ci si stupisce se si sta male nonostante la dieta!
Ci sono intolleranti al latte che, credendo di far bene, si rimpinzano di caseina, mentre ci sono altri che si privano senza motivo di cibi contenenti lattoso che invece potrebbero impunemente mangiare.
Stessa cosa con tutti quei medicinali che lo contengono come eccipiente.
A volte i pazienti si domandano: «Se il lattoso non è la causa dell’intolleranza al latte, perché fanno prodotti senza lattoso?»
Sacrosanta domanda. Magari per guadagnare di più dalla vendita di prodotti inutili, verrebbe da rispondere. Dar da mangiare prodotti deprivati di lattoso agli intolleranti al latte vuol dire peggiorarli e tradire la loro buona fede.
È possibile deprivare il latte della proteina invece che del Lattoso? La risposta fu negativa, trattandosi di un alimento proteico. «Sarebbe come togliere alla carne le sue proteine, resterebbe acqua» risposero.
Avete mai visto un mammifero adulto nutrirsi di latte? Mai. A meno che non lo si abitui, come con il gatto domestico, ad esempio. Il vitellino beve latte ma, appena svezzato, va a brucare l’erba e non lo berrà mai più per il resto dei suoi giorni.
Sarebbe contro natura continuare ad assumerlo. Quindi per noi mammiferi nutrirsi di latte e derivati dopo lo svezzamento fa male e pare essere il primo motivo per cui si è intolleranti al latte.
Il latte bovino è diverso da quello umano e anche il contenuto di caseina varia molto: nel latte di mucca la percentuale di caseina è del 3,6% (3,6 grammi per 100 ml) mentre in quello della mamma è dello 0,9%, che quindi risulta essere un latte più zuccherino che proteico e non produce intolleranza anche per questa ragione.
Quindi, la diffusissima intolleranza alle proteine del latte sembra essere dovuta a questi due motivi:
il latte è l’alimento completo per i piccoli dei mammiferi, che dopo lo svezzamento devono evitare di assumerlo; inoltre si parla di latte di una specie diversa da quella umana.
Attenzione però! La pratica insegna che una mamma, se intollerante al latte, quando assume latticini durante la gravidanza e in allattamento trasmette la sua intolleranza al figlio, sicché il poverino nascerà già intollerante alla caseina.
Capita di frequente, anche perché i ginecologi si raccomandano di rimpinzarsi di latticini in gravidanza per via del calcio e, ironia della sorte, la trasmissione transplacentare sembra valere solo per la caseina.
Quindi è fondamentale che la donna intollerante al latte ne tenga conto all’inizio di ogni maternità, per non continuare a procreare intolleranti alla caseina.
Ancor meglio se decide di vivere la maternità di disintossicarsi i 2 – 3 medi antecedenti in modo da ospitare la vita dentro di Sé.
Migliorando la qualità del latte, si recuperi meglio dopo il parto e non scateni allergie o infiammazioni post gravidanza.
Bibliografia: Rischi di Star Bene modificato Francesco Ciani