La guarigione è sempre legata alla comprensione
Il nostro Destino
Madame Helena Petrovna Blavatsky era una donna di enorme cultura e capacità medianiche, profonda conoscitrice delle radici della spiritualità tibetana.
Nel 1875 fondò la Società Teosofica – teosofia significa letteralmente «saggezza divina» – che si prefiggeva lo scopo di superare le distinzioni tra le religioni e cogliere l’unico fondamento divino da cui tutte sono derivate.
A lei si deve una delle più belle definizioni di Destino: «Il programma che l’anima decide, di svolgere entrando in un essere umano al momento della nascita».
Secondo Madame Blavatsky l’anima si trova in una dimensione dove il tempo non è più lineare, bensì circolare e quindi privo di passato e futuro.
La nascita è il momento in cui l’anima «sceglie di entrare» in un corpicino in procinto di venire al mondo, poiché vede che la sua linea della vita (Destino) è ideale per continuare la propria evoluzione.

Il Destino si manifesta così nella sua completezza e, una volta vista la luce, il neonato inizia a srotolare il gomitolo della propria esistenza.
Tuttavia, da questo momento in poi ciò che era prestabilito può essere modificato. Il libero arbitrio, cioè la facoltà di decidere per sé, entra in essere e può cambiare il percorso, rallentando o bloccando l’evoluzione a cui l’anima aspirava.
Come può accadere tutto questo?

Secondo grandi uomini iniziati, la Divinità (indipendentemente dal nome e dalla forma che le diamo) per «essere» deve necessariamente manifestarsi.
Se non si manifestasse, non esisterebbe. Nel momento in cui l’anima si incarna, perde la consapevolezza di quello che è e giunge vergine sulla Terra.

Ogni incarnazione dei suoi contenitori sono tutti in parallelo, è un passo per acquisire un grado più alto di consapevolezza. Facendo esperienza, esistenza su esistenza, l’anima percepisce, conosce e si evolve.
Il sapere (detto anche «risveglio») conduce al traguardo del percorso: il raggiungimento della piena coscienza del Sé.
A quel punto l’anima ha compiuto la sua evoluzione e smette e si concentra in un unico punto o ultimo cappotto.
(Marco Cesati Cassian modificato Francesco Ciani)
