Latte e osteoporosi

Si può vivere bene senza latte e derivati. La fragilità ossea dipende soprattutto dalla carenza di estrogeni in menopausa, dalla carenza di vitamina D

La guarigione è integrazione

C’è una forte differenza tra il latte materno che assume una struttura chimico – fisica asseconda delle necessità impellenti del bambino ed un latte A1 per far crescere un vitellino che già cammina appena nato.

È tabù il solo pensarlo. Con certa gente, soprattutto in presenza di complessi edipici non risolti, nemmeno vale la pena tentare. Si sa il latte calma l’Ansia e il bisogno di avere bisogno.

E poi c’è ancora il tormentone del calcio. «Ma se mi toglie il latte, dottore, come faccio con il calcio? Mi verrà l’osteoporosi!»

latte

C’è calcio negli altri alimenti che non siano lattoderivati? Si certo! In alcuni anche più del latte.

Ne sono esempio mandorle e nocciole che ne contengono due o tre volte tanto, a parità di peso, mirtilli. Fagioli secchi, tuorlo, fichi secchi, broccoli, rapa e le sue foglie, prezzemolo ecc.

Tranne momenti particolari della nostra esistenza (gravidanza e menopausa in primis),

non abbiamo mai reale necessità di grande quantità di tale elemento, se non vogliamo correre il rischio di calcificare i nostri tessuti, arterie in particolare

fragole e latte

Si può vivere bene senza latte e derivati. La fragilità ossea dipende soprattutto dalla carenza di estrogeni in menopausa, dalla carenza di vitamina D,

senza la quale il calcio non si riesce ad assorbire, e di vitamina K2 che quel calcio lo porta nelle ossa invece di disperderlo per l’organismo.

Se davvero si vuole aumentare l’apporto di calcio nelle ossa, non c’è bisogno di strafogarsi di latticini: sarebbe sufficiente innalzare i valori di vitamina D3 nel sangue, che invece restano ostinatamente bassi per tutti.

vitamina k 2

Le alte dosi di questa vitamina sono essenziali per assorbire calcio, e lo sono soprattutto per proteggerci dal rischio cardiovascolare, dal diabete, dalle malattie autoimmuni, dai tumori.

Basti ricordare gli effetti della vitamina D3 sull’assorbimento del calcio, gli unici per i quali la Medicina odierna.

L’osteoporosi si previene, e così la si dovrebbe trattare, con alte dosi di vitamina D3 (almeno 10.000 UI al giorno) sostenute da un apporto di vitamina K2 (almeno 100 microgrammi al giorno) che attivando una certa proteina nel sangue riesce a catturare l’eventuale calcio in eccesso e a veicolarlo nelle ossa.

pizza

Che, tra l’altro, attivando l’osteocalcina e quindi gli osteoblasti, che sono le cellule che costruiscono l’impalcatura dell’osso, si presenta come la vera cura per l’osteoporosi.

Primo effetto buono. Il secondo effetto buono della vitamina K2 è impedire al calcio di depositarsi negli ureteri e nella colecisti a formare calcoli, a indurire le arterie prevenendo così il formarsi dell’arteriosclerosi.

La vitamina K2 sembra essere un’ottima cura e prevenzione per l’arteriosclerosi, potendo ridurre l’accumulo di calcio nelle arterie e quindi il loro progressivo indurimento, ancor più efficace se le si associa la vitamina D3.

trasformazione

L’associazione vitamina D3 e K2 riduce molto il rischio coronarico. Si sa che il danno in menopausa è correlato alla ridotta capacità di fissare il calcio nelle ossa, conseguenza del calo di estrogeni.

E poi, siamo davvero così sicuri che sia proprio il calcio l’unico minerale a scarseggiare nell’osteoporosi? L’osso, a dirla tutta, è fatto di calcio, fosforo, magnesio, potassio, silice

«Mangi Parmigiano, signora, se no si rompono le ossa.» Sa tanto di quelle mode… senza la quale la frantumazione ossea sembrava assicurata.

vitamina d

La maggior parte dei soggetti utilizza sostanze ad azione antinfiammatoria, sia farmaceutiche che naturali, ma non è l’unica soluzione possibile.

Ci sono alcune sostanze naturali, definite condroprotettori, che sembrano in grado di sostenere la salute delle articolazioni:

  •  Il collagene
  • La glucosammina
  • Il condroitin-solfato
  • Il metil-sulfonil-metano (MSM).
mirtilli

La letteratura scientifica ha evidenziato un modesto, seppur significativo grado di evidenza sulla loro capacità di ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare.

La combinazione di queste sostanze sembra garantire risultati migliori rispetto all’utilizzo isolato. Il profilo di tollerabilità è ottimo e le controindicazioni si limitano alle allergie a pesce e crostacei. Consigliamo un periodo di test di 60 giorni seguito dalla valutazione dei risultati.

Al 30% di soggetti che, secondo le statistiche, riportano benefici suggeriamo di proseguire il trattamento integrativo. La deframmentazione ossea è sovente legata ad un autosvalutazione sistemica, dove la persona perde considerazione, sicurezza legata anche alle sue radici. 

intolleranza

Bibliografia: Rischi di Star Bene modificato Francesco Ciani 

Francesca Bacchiocchi
Francesca Bacchiocchi
Fano
Preparatissimo e dotato di grande sensibilità, vai per curare il corpo e ti ritrovi a curare anche l'AnimA. Prima ancora che gli spieghi i tuoi disturbi lui li ha già compresi ... Grande professionista nonché persona veramente speciale 🌟🎯🙏

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