La Vitamina D

Interessante è l’affermazione, contenuta in questo articolo, che “per raggiungere un livello ottimale di vitamina D sono necessarie assunzioni giornaliere di almeno 1000 Unità Internazionali di vitamina D”.

La guarigione è integrazione

Asse Intestino – Cervello parte 2

Nell’articolo Vitamin D supplementation: what’s known, what to do, and what’s needed , per esempio si legge che una concentrazione ottimale sarebbe compresa tra i 30 e gli 80 ng/ml, e che l’assunzione da parte di giovani adulti di vitamina D in dosi minori o uguali a 2000 UI (unità internazionali) al giorno difficilmente può fare del male.

Ad ogni modo basandosi su queste stime (probabilmente prudenti) gli autori dell’articolo Low vitamin D status: definition, prevalence, consequences, and correction (“Bassi livelli di vitamina D: definizione, prevalenza, conseguenze e correzione”) , risulta che circa i ¾ degli statunitensi adulti hanno bassi livelli di vitamina D.

Interessante è l’affermazione, contenuta in questo articolo, che “per raggiungere un livello ottimale di vitamina D sono necessarie assunzioni giornaliere di almeno 1000 Unità Internazionali di vitamina D”.

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Per quanto si sappia che un eccesso di vitamina D possa essere pericoloso, gli autori affermano che le dosi indicate pongono un basso rischio di tossicità, ma ricordano anche che la risposta all’assunzione di uguali dosi di vitamina D è variabile, e quindi sarebbe il caso di monitorare i livelli di 25(OH)D nel sangue, sebbene tale procedura finora “ha ricevuto poca attenzione”. Secondo gli autori “l’integrazione con vitamina D3 è preferibile all’integrazione con vitamina D2”.

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Se quindi nel corso del libro abbiamo visto come quasi tutte le malattie possono essere correlate a fenomeni come disbiosi/parassitosi e disfunzione delle barriere tissutali, adesso iniziamo a vedere che quasi tutte le malattie possono essere contemporaneamente correlate ad una carenza di vitamina D, la quale non solo può inibire il corretto funzionamento delle suddette barriere, ma causare molti altri problemi.

Questo perché, come abbiamo appena visto, i recettori della vitamina D si trovano in quasi tutti i tessuti, ma anche perché la vitamina D dal punto vista della sua struttura chimica appartiene al gruppo dei seco-steroidi, ovvero molecole che hanno un’azione anti-infiammatoria.

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Se più volte nel corso di questo libro è stata richiamata la funzione deleteria di una produzione eccessiva e cronica di citochine pro-infiammatorie, ecco che la vitamina D appare come un naturale modulatore di questi eccessi, e come una sostanza che può essere utile nel migliorare i sintomi delle malattie croniche infiammatorie.

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Se a questo aggiungiamo che la trascrizione di centinaia di geni dipende dalle interazioni tra la vitamina D ed i suoi recettori e che tali interazioni sono collegate a diversi percorsi di segnalazione,

ovvero di comunicazione all’interno del nostro organismo, ne consegue che (similmente al quanto accade per il magnesio o per il microbiota simbionte) è difficile trovare una funzione all’interno del corpo umano che non dipenda in un modo o nell’altro dall’azione di tale molecola, la cui presenza in quantità ottimali nella circolazione sanguigna è quindi un prerequisito fondamentale per la salute.

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Questo vuol dire che la vitamina D per esempio, ed i suoi recettori VDR, sono implicati nella regolazione dell’espressione di diversi enzimi (la grandissima parte degli enzimi sono proteine, e le proteine vengono fabbricate in base alle istruzioni codificate nel DNA); un articolo tra i tanti che illustra tale situazione è Vitamin D receptor regulation of the steroid/bile acid sulfotransferase SULT2A1.

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Conseguentemente da un po’ di tempo a questa parte si studiano applicazioni dell’integrazione di vitamina D per la cura e la prevenzione di moltissime malattie (quasi tutte in realtà), vedi per esempio riguardo al cancro gli articoli Vitamin D signalling pathways in cancer:

potential for anticancer therapeutics (“I percorsi di segnalazione della vitamina D nel cancro: un potenziale per le terapie contro il cancro”) Calcium and vitamin D. Their potential roles in colon and breast cancer prevention (Calcio e vitamina D).

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I loro ruoli potenziali nella prevenzione del cancro al colon ed al seno. Sempre riguardo al cancro l’articolo Impact of oral vitamin D supplementation on serum 25-hydroxyvitamin D levels in oncology , ci informa che la risposta all’integrazione con vitamina D è stata particolarmente buona nei pazienti con cancro ai polmoni ed alla prostata ed in quelli che in partenza avevano una concentrazione di vitamina D compresa tra 20 e 32 ng/ml (che come abbiamo visto corrisponde ad una carenza non troppo grave).

L’articolo afferma che una concentrazione nel sangue di 36-48 ng/mL è ottimale per la prevenzione del cancro, e che la carenza di vitamina D è associata, secondo alcune recenti ricerche, a molti tipi di cancro, mieloma multiplo, cancro del colon retto, della prostata e del seno.

La conferma deriva da studi statistici che mostrano come la mortalità da cancro aumenti al diminuire dei livelli di vitamina D misurati nel sangue e aumenti con la diminuzione dell’esposizione ai raggi UVB (legata alla posizione geografica).

La vitamina D è importante anche per la corretta funzionalità del sistema nervoso (d’altronde abbiamo già visto che la sua carenza favorisce la disfunzione della barriera emato-encefalica).

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L’articolo Vitamin D, nervous system and aging, dopo averci ricordato che bassi livelli di vitamina D sono associati ad un aumentato rischio di contrarre diverse malattie croniche come osteoporosi, cancro, diabete, malattie autoimmuni, ipertensione,

arteriosclerosi e debolezza muscolare, ci informa che i dati clinici finora raccolti suggeriscono che la carenza di vitamina D3 sia associata anche al rischio di sviluppare diverse patologie del sistema nervoso centrale, tra le quali sclerosi multipla, morbo di Alzheimer e morbo di Parkinson, depressione stagionale e schizofrenia.

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Le carenze di vitamina D, conclude l’articolo, sembra che causino un funzionamento anomalo del sistema nervosa centrale ed un suo invecchiamento precoce.

L’articolo Vitamin D and the central nervous system ci conferma che la vitamina D regola lo sviluppo ed il funzionamento del sistema nervoso e che una adeguata assunzione di vitamina D nel corso della gravidanza e del periodo prenatale pare che sia cruciale in termine di prevenzione delle malattie del sistema nervoso stesso.

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L’articolo Disease relapses in multiple sclerosis can be influenced by air pollution and climate seasonal conditions , ci informa che il riacutizzarsi della sclerosi multipla coincide molto spesso con giorni in cui aumenta l’inquinamento e (soprattutto nel primo pomeriggio) le nuvole oscurano il sole; il che porta direttamente ad una coincidenza con i giorni in cui è minore la produzione di vitamina D indotta dalla radiazione solare.

Che l’inquinamento atmosferico, riducendo il tasso di radiazioni che promuovono la produzione di vitamina D all’interno della pelle, lo confermano numero studi, come per esempio The effects of air pollution on vitamin D status in healthy women: A cross sectional study.

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L’articolo Vitamin D prevents hypoxia/reoxygenation-induced blood-brain barrier disruption via vitamin D receptor-mediated NF-kB signaling pathways , ci informa che vitamina D3 ha effetti neuro protettivi in seguito ad un’ischemia e pare che possa aiutare a prevenirla; tale azione positiva dipende dalla protezione della barriera emato – encefalica.

La stessa forma di vitamina D preserva la funzionalità della barriera epiteliale intestinale dal danno indotto da alcune citochine pro-infiammatorie.

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L’articolo Vitamin D deficiency predisposes to adherent-invasive Escherichia coli-induced barrier dysfunction and experimental colonic injury discute un esperimento in vitro che indica come la carenza di vitamina D predispone al danno della barriera intestinale da parte ci ceppi patogeni del batterio Escherichia coli (considerato un microrganismo corresponsabile del morbo di Crohn).

L’articolo Vitamin D deficiency promotes epithelial barrier dysfunction and intestinal inflammation (“La carenza di vitamina D promuove la disfunzione della barriera epiteliale e l’infiammazione intestinale”) mostra che la vitamina D è un importante mediatore delle difese epiteliali intestinali contro gli agenti infettivi.

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Vista la somiglianza tra le cellule dell’epitelio della barriera mucosa intestinale e le cellule della nostra pelle, non meraviglia che la vitamina D abbia un effetto protettivo anche nei confronti di quella stessa pelle dove (grazie alla radiazione solare) può venire prodotta. L’articolo Microorganism-induced exacerbations in atopic dermatitis:

a possible preventive role for vitamin D? (“Esacerbazione indotta da microrganismi nella dermatite atopica: un possibile ruolo preventivo della vitamina D?”) ci indica un possibile ruolo preventivo di tale vitamina nei confronti della Stafilococco aureo e del fungo Massezia, due microrganismi correlati alla manifestazione della dermatite atopica.

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L’articolo 1,25-Dihydroxyvitamin D3 regulates genes responsible for detoxification in intestine (“1,25 idrossivitamina D3 regola i geni responsabili per la disintossicazione dell’intestino”) è il resoconto di un esperimento condotto su topi carenti di vitamina D, che ha permesso di scoprire che nel giro di 6 ore dalla somministrazione della vitamina D è stata stimolata l’espressione di diversi geni, tra i quali anche alcuni geni antiossidanti.

Gli autori concludono affermando che questi risultati “sostengono l’idea che la vitamina D sia un fattore significativo nella disintossicazione e nella protezione dalle tossine ambientali.

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L’articolo Vitamin D for the prevention of stroke incidence and disability: Promising but too early for prime-time , ci informa che la vitamina D potrebbe giocare un ruolo nella neuro protezione (probabilmente attraverso dei percorsi di disintossicazione) e che potrebbe prevenire il danno vascolare tramite l’abbassamento della pressione sanguigna (ed altri meccanismi);

la correlazione tra carenza di vitamina D e le demenze neurodegenerative e vascolari potrebbero essere una dimostrazione di quanto appena affermato. L’articolo mostra quindi che ci sono diversi indizi sul ruolo preventivo della vitamina D nei confronti dell’ischemia cerebrale. Anche l’articolo Vitamin D prevents hypoxia/reoxygenation-induced blood-brain barrier disruption via vitamin D receptor-mediated NF-kB signaling pathways, Pubblicato su PLoS One. 2015 Mar 27;10(3):e0122821, autori Won S, Sayeed I, Peterson B L, Wali B, Kahn J S, Stein D G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25815722 

discute di una efficacia preventive della vitamina D nei confronti del danno causato da una ischemia cerebrale (il meccanismo è come abbiamo visto altre volte, quello di prevenire la disfunzione della barriera emato-encefalica.

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Anche l’articolo Vitamin D and Neurocognitive Dysfunction: Preventing “D”ecline? (“La vitamina D e la disfunzione neurocognitiva: Prevenire il D-eclino?”) parla dei benefici della vitamina D per la salute del cervello anche attraverso meccanismi di disintossicazione e meccanismi antiossidanti; la vitamina D pare sia quindi importante per evitare il declino cognitivo.

L’articolo New clues about vitamin D functions in the nervous system (“Nuove informazioni sulla funzione della vitamina D nel sistema nervoso”) ci informa della scoperta di recettori della vitamina D nei neuroni e nelle cellule gliali, che i geni che codificano gli enzimi coinvolti nel metabolismo di questo ormone (la forma attiva della vitamina D) sono espressi anche nelle cellule del cervello e che dalla Vitamina D dipende persino la sintesi di un enzima coinvolto nella sintesi dei neurotrasmettitori.

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Come se non bastasse la vitamina D aumenta i livelli di glutatione (la qual cosa porta all’importanza della vitamina D per la disintossicazione).

L’articolo The vitamin D–antimicrobial peptide pathway and its role in protection against infection , oltre a ricordarci che l’esposizione al sole e l’olio di fegato di merluzzo (ricco naturalmente di vitamina D) sono stati sin da tempi antichi indicati come metodi per la cura della tubercolosi, l’articolo ci informa della recente scoperta del ruolo della vitamina D nell’espressione genetica di peptidi antimicrobici che spiega almeno in parte l’effetto “antibiotico” di tale sostanza.

L’articolo Treatment of vitamin D deficiency due to Crohn’s disease with tanning bed ultraviolet B radiation ci informa che dei malati di tale malattia dopo 6 mesi di trattamento con raggi UVB hanno raggiunto livelli normali di 25(OH)D nel sangue smettendo di soffrire di debolezza muscolare e di dolore muscolare ed osseo.

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Anche l’articolo Vitamin D and Crohn’s disease in the adult patient: a review ci informa di una simile relazione, e del beneficio dell’integrazione della vitamina D.

L’articolo Low serum vitamin D concentrations in patients with schizophrenia mostra che I livelli di vitamina D nel sangue sono più bassi nei pazienti schizofrenici rispetto ai depressi ed ai soggetti sani del gruppo di controllo.

L’articolo Correlation between total vitamin D levels and psychotic psychopathology in patients with schizophrenia: therapeutic implications for add-on vitamin D augmentation , ci informa che valori particolarmente bassi di vitamina D sono stati osservati durante le crisi psicotiche dei pazienti schizofrenici.

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Anche l’articolo Serum vitamin D levels in relation to schizophrenia: a systematic review and meta-analysis of observational studies , che opera una meta-analisi di diversi studi sull’argomento, mostra una significativa correlazione tra bassi livelli di vitamina D e schizofrenia.

Gli autori dell’articolo Is Serum Hypovitaminosis D Associated with Chronic Widespread Pain Including Fibromyalgia? A Meta-analysis of Observational Studies , dopo avere preso in considerazione i risultati di 12 studi sull’argomento, concludono che c’è un’associazione positiva tra l’ipovitaminasi D e il dolore cronico diffuso, e che tale correlazione permane anche dopo l’esclusione dei cosiddetti “fattori di confusione” .

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In particolare gli autori indicano un valore soglia di (8 – 10 ng/mL) che separa le persone che soffrono di tale devastante sintomo da quelle che non ne soffrono.

Anche l’articolo Effects of vitamin D on patients with fibromyalgia syndrome: a randomized placebo-controlled trial , ci conferma che l’ottimizzazione dei livelli di vitamina D ha un effetto positivo sulla diminuzione del dolore.

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L’articolo Vitamin D deficiency in women with fibromyalgia in Saudi Arabia, ci informa che le donne sofferenti di fibromialgia spesso sono carenti di vitamina D (in Arabia Saudita anche se non vanno in giro velate, le donne spesso sono molto coperte e prendono poco sole). L’autore nella conclusione scrive addirittura che “un efficace trattamento con alte dosi di vitamina D potrebbe portare alla risoluzione di quasi tutti i sintomi”.

L’articolo Protective effect of 1,25-dihydroxyvitamin D3 on ethanol-induced intestinal barrier injury both in vitro and in vivo mostra l’azione protettiva della vitamina D nei confronti della barriera intestinale rispetto al danno indotto dall’etanolo.

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Infine anche il diabete mellito di tipo 1 nei bambini è correlato a bassi livelli di vitamina D, come conferma l’articolo Correlation of serum vitamin D level with type 1 diebetes mellitus in children: a meta-analysis .

È da notare come, nel ristabilire livelli ottimali di vitamina D, siano importanti anche i cofattori della vitamina D (magnesio, boro, vitamina K, zinco) che permettono al nostro corpo di utilizzarla al meglio, nonché la vitamina A (che lavora per molti aspetti in sinergia con la D e che impedisce danni da eccessi di vitamina D) .

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L’articolo Epidemic influenza and vitamin D ci mostra che stagionalità dell’influenza mostra un picco in corrispondenza del periodo dell’anno in cui normalmente calano i livelli della vitamina D nel sangue delle persone a causa della mancata esposizione alla luce del sole,

e spiega che la vitamina D modula il sistema immunitario prevenendo l’eccessiva produzione di citochine infiammatorie, aumentando la capacità di azioni antimicrobica dei macrofagi, e stimolando la produzione di peptidi antimicrobici.

La supposizione che i virus influenzali si diffondano in quei periodi dell’anno in cui minore è il livello di vitamina D nel sangue, è stato dimostrato inoculando (in soggetti volontari) virus influenzali in diversi periodi dell’anno e riscontrando come la febbre si manifestasse soprattutto in inverno.

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Nell’articolo Vitamin D for influenza, il dottor Gerry Schwalfenberg discute all’inizio degli inibitori della neuraminidase (un tipo di farmaci antivirali) affermando che apportano più danni che benefici.

Gli effetti collaterali elencati dall’autore vengono enumerate in base alla propria esperienza clinica, ovvero all’osservazione di quanto rilevato nei propri pazienti: vomito, gravi forme di diarrea, confusione acuta, allucinazioni, delirio; peggioramento delle funzioni cognitive.

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Al contrario ci sono studi che hanno mostrato come persino dosi relativamente basse di vitamina D (1.200 UI) somministrate ai bambini abbiano ridotto notevolmente i casi di influenza A e di attacchi di asma (nei soggetti sofferenti di tale patologia) rispetto al gruppo di controllo che assumeva un placebo.

Ma la cosa più notevole dell’articolo è la dichiarazione che il dottor Schwalfenberg ed un suo collega hanno fornito per qualche anno ai propri pazienti integratori di vitamina D in maniera tale da raggiungere almeno il livello di 40 ng/ml, e adesso vedono pochissimi dei propri pazienti ammalarsi di influenza o di sindromi para-influenzali.

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Per questi ultimi, quando la malattia si manifesta, hanno utilizzato il “martello della vitamina D” (vitamin D hammer), ovvero 50.000 UI al giorno di vitamina D3 in un’unica dose, oppure 10.000 UI 3 volte al giorno, per 2 o 3 giorni.

I risultati vengono descritti come eccezionali, con completa risoluzione dei sintomi in 2 o 3 giorni, e viene precisato che dosi di questo tipo non sono mai state tossiche. Giustamente il dottor Schwalfenberg insiste sul fatto che si tratta di una cura economicissima e afferma che serve urgentemente uno studio su questa modalità di intervento, sia per ottimizzare la salute delle persone, che per risparmiare sulle spese mediche.

860 Pubblicato su Pharmacotherapy. 2012 Apr;32(4):354-82, autori Haines S T, Park S K; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22461123.
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Antonio Moretti
Antonio Moretti
Fermignano PU
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Simpatico e molto preparato. Ascoltarlo e un piacere e seguire i suoi consigli può solo fare bene. Preparatissimo è bravo. Posso solo ringraziarlo💯

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