Il reuma è sempre unito
a un’infiammazione che può essere acuta o cronica
Il reuma porta a gonfiori dei tessuti e della muscolatura, a deformazioni e indurimenti delle articolazioni. Il dolore limita a tal punto la capacità di movimento che si può arrivare anche a forme di invalidità.
Un termine reumatismo è un concetto globale che indica un gruppo di sintomi relativi a dolorose modificazioni dei tessuti che si manifestano soprattutto nelle articolazioni e nella muscolatura.
I disturbi alle articolazioni e alla muscolatura si manifestano in maniera violenta dopo periodi di stasi e migliorano se il paziente muove le sue articolazioni
L’inattività porta col tempo a un calo della muscolatura e a una deformazione dell’articolazione interessata.
La malattia inizia per lo più con una rigidità mattutina delle articolazioni accompagnata da dolori
le articolazioni sono gonfie e spesso arrossate. In genere le articolazioni sono colpite simmetricamente e i dolori si spostano dalle piccole articolazioni periferiche alle grandi articolazioni. Il decorso della malattia è cronico e gli irrigidimenti si manifestano gradualmente.
Il quadro patologico prevede un progressivo irrigidimento che arriva fino a forti deformazioni.
Per altro chi è colpito da poliartrite si lamenta poco, mostra grande pazienza e una sorprendente indifferenza nei confronti del proprio dolore.
Il decorso della poliartrite ci mostra con particolare evidenza il tema centrale di tutte le malattie dell’apparato locomotore: movimento/sosta, agilità/rigidità. Nell’anamnesi di quasi tutti i malati di reumatismo troviamo un’attività esasperata e una forte mobilità.
Si tratta di persone che hanno praticato sport anche a livello agonistico
che hanno lavorato molto in casa e in giardino, che sono state instancabilmente attive e si sono molto sacrificate per gli altri. Sono quindi persone attive, agili, irrequiete, su cui la poliartrite tende la sua rete di rigidità e durezza finché non sono costrette a stare finalmente in pace.
Si ha l’impressione che troppa attività ed eccessivo movimento siano corretti dall’immobilità
Questo discorso potrà forse stupire dopo quanto abbiamo detto a proposito della necessità di cambiamento e movimento. Il rapporto diviene chiaro soltanto se ci ricordiamo di nuovo che la malattia corporea rende sinceri.
Nel caso della poliartrite ciò significherebbe che queste persone in realtà sono statiche
La super attività e l’agilità che ritroviamo quasi sempre prima della malattia si riferiscono soltanto all’elemento corporeo e compensano la rigidità della coscienza.
Già la parola rigido è imparentata col rigore della morte.
Questi concetti si adattano tutti al tipo del paziente di poliartrite, il cui profilo della personalità è ben noto in quanto la psicosomatica già da mezzo secolo ha studiato questo gruppo di pazienti.
Tutti i ricercatori sono d’accordo nel ritenere che ” il carattere del malato di poliartrite presenta un tratto di perfezionismo e superattivismo, una tendenza masochistico – depressiva con forte bisogno di sacrificarsi ed esagerata volontà di aiutare gli altri, unito a un comportamento ipermoralistico e tendenza all’umore depresso ” (la citazione è tratta dal testo del Brautigam).
Queste caratteristiche mostrano l’autentica rigidità e testardaggine delle persone, mostrano quanta poca flessibilità e agilità esse abbiano in realtà nella propria coscienza. Questa immobilità interiore viene semplicemente iper compensata dall’attività sportiva e dall’irrequietezza fisica e serve quindi soltanto come meccanismo di rimozione della propria grande fissità. La grandissima tendenza di questi pazienti a praticare attività sportiva anche a livello agonistico ci porta a un altro tema centrale: l’aggressività.
Il reumatico limita la sua aggressività al piano motorio, ovvero blocca l’energia a livello di muscolatura.
La misurazione sperimentale dell’elettricità muscolare dei reumatici ha mostrato chiaramente che stimoli di tutti i tipi portano a un aumento della tensione muscolare, specie di quella delle articolazioni.
Queste misurazioni fanno ipotizzare che il reumatico domini a forza i propri impulsi aggressivi e li trasferisca a livello solo corporeo.
L’energia che non viene scaricata resta inutilizzata e legata alla muscolatura delle articolazioni e li si trasforma in infiammazione e dolore.
Ogni dolore è sempre il risultato di un’azione aggressiva.
Se io do libero corso alla mia aggressività e la scarico su un altro, è la mia vittima che sente dolore. Se domino l’impulso aggressivo, questo si ritorce contro di me e sono io che avverto il dolore (autoaggressività).
Chi ha dei dolori, dovrebbe sempre chiedersi a chi in realtà essi erano rivolti. Nell’ambito delle forme reumatiche c’è un sintomo speciale nel quale per l’infiammazione dei tendini dei muscoli dell’avambraccio a livello di gomito la mano si chiude a pugno (epicondilopatia cronica).
Questo ” pugno chiuso ” mostra con estrema evidenza l’aggressività repressa e il desiderio nascosto ” di dare finalmente un pugno sul tavolo “. Una tendenza analoga si rivela nella contrazione di Dupuytren, che non consente più di aprire bene la mano. La mano aperta è però simbolo di disponibilità alla pace.
Quando tendiamo la mano per salutare qualcuno, facciamo un gesto istintivo
gli offriamo la mano vuota e aperta, affinché veda che non si ha in mano arma alcuna e ci si avvicina con intenzioni pacifiche. Lo stesso simbolismo vale quando agitiamo la mano da lontano in segno di saluto: la mano è sempre aperta. Se la mano aperta esprime intenzioni pacifiche e concilianti, il pugno chiuso ha sempre indicato ostilità e aggressività.
Il reumatico non può sopportare la propria aggressività, altrimenti non la reprimerebbe e bloccherebbe; dato che però l’istinto aggressivo c’è, gli provoca forti sensi di colpa inconsci che portano a grande disponibilità ad aiutare gli altri e a sacrificarsi per loro.
Nasce una strana combinazione di servizio altruistico e tendenza parallela a dominare l’altro, un atteggiamento che si potrebbe definire ” benevola tirannia “. Spesso la malattia si manifesta proprio quando a causa di un mutamento di vita viene sottratta la possibilità di compensare col servizio i sensi di colpa.
Anche la varietà dei sintomi collaterali mostra l’importanza centrale dell’ostilità repressa
si tratta soprattutto di dolori di stomaco e di intestino, sintomi cardiaci, frigidità e disturbi della potenza maschile, paura e depressione. Anche il fatto che la poliartrite si manifesta molto più nelle donne che negli uomini si spiega per il fatto che le donne hanno maggiori difficoltà a vivere consapevolmente i propri impulsi ostili e aggressivi.
La medicina naturale riconduce il reuma a un accumulo di tossine nel tessuto connettivo
Le tossine accumulate simbolizzano dal nostro punto di vista problemi non elaborati, temi non digeriti, che non si è riusciti a risolvere e che si sono invece immagazzinati nell’inconscio. È da questo concetto che prende le mosse il digiuno terapeutico.
Eliminando totalmente il nutrimento, l’organismo è costretto a divorare se stesso e quindi a bruciare e ad elaborare le scorie
Questo processo corrisponde in campo psicologico all’elaborazione e alla presa di coscienza di temi fino a quel momento repressi e rimossi. Il reumatico però non vuole affrontare i suoi problemi. È troppo rigido e statico per farlo – si è irrigidito su certe cose.
Ha troppa paura di sondare onestamente il proprio altruismo, la propria disponibilità
la propria capacità di sacrificio, le proprie norme morali. Così il suo egoismo, la sua immobilità, la sua incapacità ad adattarsi, il suo desiderio di potere e la sua aggressività restano nell’ombra e si somatizzano nel corpo sotto forma di irrigidimento e immobilità, che finiscono per metter fine alla non sincera disponibilità al servizio.
(Thorwald Dethlefsen Rudiger Dahlke)