Glutatione o Covid

La resistenza alle malattie virali dipende dalle fisiologiche riserve di glutatione.

La guarigione è prendersi cura di Sé

La resistenza alle malattie virali dipende dalle fisiologiche riserve di glutatione.

Livelli più elevati sono stati associati a una migliore reattività dell’individuo alle infezioni virali, proteggendo le cellule immunitarie sottoposte a stress ossidativo e favorendo il loro funzionamento[575].

Le alterazioni della risposta immunitaria indotte dalle specie reattive dell’ossigeno (ROS) sono state proposte come fattore chiave nella patogenesi del COVID-19, pertanto l’antiossidante N Acetilcisteina (NAC) è raccomandato come strategia preventiva e terapeutica[576].

La N-Acetilcisteina è il derivato N-Acetile della cisteina, dove un gruppo acetile si è unito ad un atomo di azoto.

La cisteina è un aminoacido presente nella carne, nel pesce, nelle uova e nei latticini ed è utilizzata sottoforma di NAC, come integratore alimentare, per il suo ruolo di precursore del glutatione assieme agli aminoacidi glicina e acido glutammico.

L’integrazione dei precursori del glutatione, unita ad altri micronutrienti antiossidanti, come vitamina C, vitamina D, luteina, quercitina e lattoferrina, aiuta a sostenere l’attività del sistema immunitario quando:

si assumono farmaci, si è in sovrappeso, oltre i 50 anni, sono presenti delle patologie, l’alimentazione è disordinata, si soffre di ansia o depressione, si è soggetti a stati influenzali frequenti.

si assumono farmaci, si è in sovrappeso, oltre i 50 anni, sono presenti delle patologie, l’alimentazione è disordinata, si soffre di ansia o depressione, si è soggetti a stati influenzali frequenti.

Le somministrazioni più efficaci per aumentare i livelli di glutatione sono 2:

per via endovenosa oppure assunzione orale dei precursori Same, Antiossidanti, glicina, luteolina, cisteina e acido glutammico. L’integrazione orale di glutatione ha un’efficacia ridotta perché finisce per degradarsi perlopiù nello stomaco.

«Studi recenti hanno esaminato il carico di sintomi più duraturi e l’impatto di COVID-19 su diversi pazienti» 1,2,3,4.

«Questi risultati hanno portato alla descrizione della sindrome long-COVID (nota anche come post-COVID), una sindrome che comprende un decorso prolungato di vari sintomi fisici e neuropsichiatrici che persistono per più di 12 settimane senza una spiegazione alternativa »5,6.

«I sintomi più comuni sono la disfunzione cognitiva e l’affaticamento, in particolare la cosiddetta “nebbia cerebrale” [chiamata anche nebbia mentale o nebbia cognitiva].

La patogenesi della nebbia cerebrale è attualmente sconosciuta, ma può comportare la neuroinfiammazione attraverso i mastociti stimolati dagli stimoli patogeni e dallo stress a rilasciare mediatori infiammatori che attivano la microglia e portano all’infiammazione nell’ipotalamo. Questi processi potrebbero essere mitigati dal flavonoide naturale LUTEOLlNA»7.

Bibliografia: Stress, Alimentazione, Infiammazioni nascoste 

modificato Francesco Ciani

Ilenia Contrafatto
Ilenia Contrafatto
Brescia
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