La salute come scelta
Il ruolo del microbita nelle patologie
La capacità di colloquiare tra i nostri due cervelli può avere un ruolo importante sia nei
meccanismi patogenetici delle malattie, sia per individuare strategie terapeutiche.
Occorre comprendere come la risposta iniziale sia sempre a noi favorevole, finalizzata a proteggerci ad auto-guarirci.
Tempo fa sono stato “perseguitato” da un giovane esaltato che continuava a chiedermi se
credevo nei miracoli salutistici.
Gli risposi che, quando una persona è sana, assistiamo ad un continuo miracolo, in quanto lo stare bene non significa l’assenza di agenti patogeni che tentano di destabilizzarci, ma la nostra capacità a contrastarli.
Non è facile ammetterlo per chi si sostiene pacifista, ma la salute è il risultato di molte
battaglie vinte, non l’assenza di nemici.
Purtroppo sappiamo che perderemo la guerra, ma più battaglie vinceremo più saremo sani e longevi.
Spesso l’atteggiamento della medicina è quello di ridurre il sintomo e applichiamo questo
concetto dal sintomo più leggero a quello più grave.
Se abbiamo la tosse, assumiamo un mucolitico, che scioglie il muco, ma non risolve le cause che l’hanno prodotto. È una buona soluzione in quanto la tosse dura una decina di giorni, ma se si cronicizza?
Equivale a svuotare con un secchiello una casa allagata, se il rubinetto del tubo dell’acqua che perde è chiuso possiamo farcela, ma, se è aperto, dipende da quanta acqua entra in relazione a quanta riusciamo a togliere.
Sembrano banalità, ma quando assumiamo immunosoppressori equivale a togliere i soldati dal fronte in caso di assedio nemico. La battaglia sarà senz’altro meno cruenta, ma le probabilità di vincere la guerra diminuiranno.
Così quando cerchiamo di bloccare la degenerazione cellulare tipica dei tumori, non cerchiamo di capire perché avviene, la consideriamo responsabile della formazione dei tumori, quindi la contrastiamo.
Ora se, in questo modo, ottenessimo molti successi terapeutici, potremo considerare questo approccio valido, nonostante i suoi limiti, ma se siamo consci di un elevato insuccesso terapeutico, dovremo essere invogliati a valutare approcci diversi.
Il problema è la corretta valutazione dell’efficacia dei farmaci, in quanto se ci basiamo solo
sui risultati degli studi clinici controllati sponsorizzati, potremo essere propensi a credere di essere capaci a debellare tutte le malattie e che, anche quelle più gravi, in realtà non sono diverse da una semplice influenza.
Sta a noi decidere se credere di essere in grado di curare tutte le patologie o, invece, essere disposti mettersi in discussione. Non sono pochi i medici che affermano che si sentono realizzati o, peggio, che ottengono molte soddisfazioni dal loro lavoro, ma, forse, si riferiscano a quelle economiche.
La medicina convenzionale si basa molto su aver definito delle sindromi e su aver realizzato dei protocolli terapeutici specifici validi a livello internazionale.
In questo modo al paziente affetto dalla sindrome X viene applicato correttamente il protocollo terapeutico riconosciuto corretto a livello mondiale, in caso di insuccesso il medico non ha colpe, in quanto, ovunque nel mondo, avrebbero fatto le stesse scelte terapeutiche.
Spesso la diagnosi del paziente non corrisponde perfettamente ai criteri definiti per tale sindrome, in tal caso si riferisce che ne ha una forma atipica, senza rendersi conto che in questo modo si corre il rischio di curare il contenitore, la sindrome, dove lo abbiamo forzatemene collocato, non il paziente.
Ed è così che un paziente che è nella fase silente della sclerosi multipla viene conteso tra diversi centri di ricerca per entrare negli studi clinici sponsorizzati, mentre, quando sarà nella fase progressiva, non lo vorrà più nessuno.
In quanto nel primo caso c’è la certezza che fornirà un risultato positivo sull’efficacia del trattamento, dato che il protocollo prevede l’esclusione se per caso cade nella fase progressiva durante lo studio, nel secondo caso rappresenta sicuramente un risultato negativo.
Se poi qualcuno intravede strade alternative, viene isolato, ci si arrocca per difendere
posizioni di prestigio personale e/o interessi economici.
Una per tutte è la diffida da parte del presidente della SIN ad inviare pazienti affetti da
sclerosi multipla al banale intervento di angioplastica: “questo intervento non s’ha da fare” come disse don Rodrigo.
In queste pagine troverete quello che penso a riguardo: la stenosi non è la causa, ma un
sintomo, uno dei tanti che ci può come non ci può essere, ma la rigidità di pensiero non dovrebbe far parte del mondo scientifico, in accordo con Karl Popper, anzi…
Non è mia intenzione scrivere un trattato di medicina, anche perché non sono medico, riporto solo mie considerazioni su alcune patologie, mettendo in luce quello che è scritto in letteratura.
Basta saper leggere.
(Prof. Paolo Mainardi)
dal libro: Alla Ricerca dell’Una Medicina

Cerchi Soluzioni?
Puoi utilizzare questa barra di ricerca o usare WhatsApp