Anima e Amore

La parola d'ordine di AnimA è infatti "Uno in tanti"; quella di Spirito è "Tanti in Uno".

Aspetti della stessa cosa

Nei trattati di psicanalisi si parla di AnimA e di Psiche come delle due sole componenti dell’Uomo

Jung ha pertanto la necessità di collocare forzatamente le cose dell’Anima o in essa stessa o nel Corpo. In realtà, come ho detto più volte, le componenti sono quattro: oltre a Psiche e Soma, ci sono anche Spirito e Mente.

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Basta leggere i lavori che collocano Eros in Anima per scoprire qualcosa di stridente: Hillman, per esempio, si accorge che qualcosa non va quando sostiene che Amore non è una manifestazione di AnimA.

E bene chiarire adesso la questione eliminando le cattive interpretazioni linguistiche e semantiche: a mio avviso AnimA non può amare!

Amore – Agape 

Prima di vedere perché, è necessario dare una definizione di Amore. L’amore di AnimA è incarnato da Agape, non da Eros

Si tratta, per la mitologa greca, dell’amore che il dio dona alle proprie creature, quindi non ricambiato e non ricambiabile e donato solo per atto d’amore, senza attesa di ottenere qualcosa in cambio: amore puro, potremmo dire, finalizzato a nulla tranne che ad essere manifestato.

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Occorre ora chiedersi dove abbia origine Agape, questa “sostanza” che si esprime e ci connota nei riguardi degli altri sia pure, molto spesso, privandoci del desiderio d’interagire con loro.

Perché, in parole povere, AnimA dovrebbe amare qualcos’altro stabilendo un’interazione monodirezionale senza essere interessata alla bidirezionalità della relazione stessa?

Per rispondere a questa domanda, il concetto di AnimA deve essere ampliato ed occorre citarne un’altra caratteristica: l’unicità.

Non esistono molte Anime, ma una sola provvista di tante diramazioni più o meno coscienti. Pertanto AnimA, scambiando amore, lo fa con se stessa. Quando ciò accade, gioisce nel riconoscersi e si commuove, poiché ricorda la propria solitudine e manifesta
pietà nei propri stessi confronti.

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Visto dall’esterno, ciò assumerebbe i connotati di un amore univoco e monodirezionale, ma occorre ricordare che stiamo parlando della sua più alta e sublime manifestazione esistente.

AnimA ama sé stessa perché amore vuol dire innanzi tutto riconoscimento di sé. In realtà, dunque, quando le anime di due persone si amano, si riconoscono l’una nell’altra solo a livello inconscio profondo e ne nasce una serie di emozioni che sono sottoprodotti degli archetipi creati dalla Coscienza.

AnimA interpreta l’archetipo di amore universale poiché essa stessa è universale: Agape esiste perché AnimA è una.

L’unicità di AnimA, a mio avviso, è la causa di tutti gli effetti “paranormali” di metacomunicazione mentale fra le persone che si fanno “succhiare l’AnimA”. Una volta risvegliata, infatti, è in grado di riconoscersi istantaneamente in chi ne è provvisto: dopo le prime ipnosi e tecniche di Consapevolezza del Sé,

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le persone cominciarono ad evidenziarsi fenomeni di trasferimento d’informazione per via telepatica tra i soggetti da me esaminati, i quali potevano in qualche modo interagire fra loro immediatamente ed a grandi distanze.

Anche se non ho avuto il tempo di approfondire lo studio di questo aspetto della questione, devo pur dire, in questa sede, che tali fenomeni appaiono assolutamente e inconfutabilmente reali.

Penso che ciò accada perché le varie sub-unità di Anima che albergano nelle persone, essendo tutte in contatto fra loro, possono disporre, sia pure in modo più o meno cosciente, di un canale comunicativo.

Vedremo tra breve che, invece, sia Jung che Hillman incorrono in confusione quando tentano di affrontare il problema dell’unicità dell’Anima e si perdono nell’identificazione di due parti animiche, una maschile e l’altra femminile.

Amore – Eros 

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Eros, allora, dove può essere collocato?
A Jung rimane a disposizione solo il soma ed è lì che lo inquadra: se l’attrazione fra due anime è Agape, quella fra due corpi è Eros.

Se tuttavia prendiamo in considerazione il modello tetraedrico di Uomo, ne consegue che il Corpo non possiede Coscienza: è un guscio vuoto a sé stante.

L’assenza di Coscienza implica che il Corpo non riconosce se stesso, né riconosce altri, né ha idea degli atti che compie: non impara dall’esperienza.

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Ne deriva che, privo di volontà, potrebbe ripetere all’infinito le stesse azioni senza conoscerne la causa e senza potersi opporre alla ritualità del gesto.

L’atto di volontà risiede nell’asse della Coscienza ed è Lì che il Creatore ha deciso di creare la virtualità dell’Universo nello stesso identico modo in cui noi decideremmo di bere un bicchiere d’acqua. Chi non dispone di coscienza non può volere né capire, quindi nemmeno desiderare:

il desiderio si esprime in un atto cosciente di volontà; chi non è cosciente non possiede, né è, volontà alcuna. Eros è desiderio e non può quindi essere collocato nel Corpo. Sarà allora inquadrato nello Spirito.

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Una caratteristica che distingue Eros da Agape è la sua spazialità

Agape è amore al di là delle barriere del Tempo e AnimA non ha Tempo, mentre Eros non ha barriere di Spazio, ma risente del Tempo. Eros non è per sempre, ma si può considerare ovunque presente.

Come Agape usa il sentimento dell’AnimA, così Eros usa il sentire del Corpo e su quest’ultimo agisce.

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Tale aspetto, secondo me, ha portato fuori strada i suoi osservatori, i quali, non potendo immaginare che avesse dimora in tutt’altra parte, ne hanno erroneamente visto la manifestazione nel Corpo. Eros, quindi, si manifesta sì nel Corpo;

tuttavia, non appartenendovi, si estrinseca anche e soprattutto nello Spirito. Sovente, infatti, la stimolazione erotica non nasce soltanto da una particolare fattezza del Corpo, ma anche e soprattutto dalla semplice gestualità.

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Ciò dimostra che il Corpo è solo un luogo nel quale Eros tende a manifestarsi

La gestualità è figlia del simbolismo archetipico, a sua volta prodotto dalla Coscienza dello Spirito. Un misero rapporto corporale non sarebbe “erotico”, ma “grafico”, essendo l’immagine della postura l’unico fattore che ne alimenterebbe il contenuto.

Animus – AnimA 

Molta confusione può essere fatta se si considerano le definizioni che sia Jung sia Neumann (Neumann E., La Grande Madre, Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, Astrolabio, Roma, 1981) hanno dato di Anima al femminile e al maschile.

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Infatti, per maggiore precisione, si parla di una parte animica maschile e di una femminile. Si dice pure che l’uomo avrebbe Animus e la donna AnimA per compensarsi a vicenda e, inoltre, che AnimA è una sola, ma Animus sono una moltitudine:

“l’incubo della donna consiste in un esercito di demoni maschili; il succubo dell’ uomo è una femmina vampiro” (Jung C. G., Opere, VII, pag 221).

A questo proposito Hillman, in sintonia con Binswanger, pensa di poter descrivere queste differenti proprietà di Animus e di Anima paragonandole alla sessualità maschile e femminile poiché, egli dice: “l’ovulo è uno solo, mentre gli spermatozoi sono molti” (Binswanger H., Positive aspect of the animus Spring 1963, 82-101).

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La donna, nei rapporti transrelazionali, è decisamente più monogama dell’uomo, ma questi atteggiamenti, all’interno dell’inconscio, verrebbero compensati da posizioni controsessuali.

In parole povere Jung dichiara che in ogni uomo e in ogni donna esiste una parte dell’altro sesso: le due parti sono state identificate con il nome di AnimA e Animus, ma queste entità nulla hanno a che fare con AnimA.

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Anche in questo caso, Jung è costretto a collocare Animus e Anima nell’inconscio umano (laddove alberga AnimA); tuttavia, se si legge bene fra le righe, si scopre che Animus e AnimA hanno proprio le caratteristiche di una Psiche maschile e di una femminile, mentre finora ho detto che Psiche, cioè AnimA,

è una sola ed è totalmente asessuata. A mio avviso, Animus e AnimA sono da collocarsi nella Mente della persona, dove risentono degli effetti di Eros da un lato e di Agape dall’altro, cioè di Spirito e AnimA.

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Animus e AnimA inducono il Corpo a mostrarsi in modo maschile o femminile anche al di là dell’oggettiva natura esterna del Corpo stesso. Un Corpo può essere maschio, ma potrà non sentirsi tale.

Il sentirsi maschio è qualcosa che non può dipendere da un contenitore senza volontà né consapevolezza di sé: è la Mente che stabilisce come il Corpo deve comportarsi.

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Essa può decidere che un Corpo di maschio a volte si comporti come se fosse femmina o viceversa, poiché i contenuti di Animus e di AnimA hanno stabilito così: il sesso lo decide la natura, ma la sessualità è dominio della Mente.

Con il termine sessualità intendo tutta quella serie di comportamenti e di modi di pensare propri dei retaggi maschile e femminile:

Sfondo, Astratto, Sfondo Astratto

si tratterebbe di due possibili visioni dell’Universo che la Mente avrebbe a disposizione e che cercherebbe di applicare per gestire e comprendere l’Universo nel quale è immersa.

Da questo punto di vista si può essere sessuati anche senza possedere un Corpo, ma disponendo solamente di AnimA, Spirito e Mente, o anche semplicemente degli ultimi due.

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Pure questa osservazione sembrerebbe in accordo con alcuni casi d’ipnosi regressiva nei quali si è riscontrato che il cosiddetto LUX, o Essere di Luce (che possiede soltanto Mente e Spirito), ha difficoltà a riprodursi pur essendo in grado di farlo.

Dunque è nella Mente che si differenzia il sesso, non nel Corpo

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Jung, a questo proposito, ritiene che l’essere perfetto sia l’androgino, cioè l’essere da noi erroneamente definito asessuato che, in realtà, è bisessuato, poiché in esso i due punti di vista della Mente convivono e s’integrano alla perfezione.

Così, nel simbolismo alchemico della Kundalini, il serpente maschio e il serpente femmina si arrotolano su un unico bastone che rappresenta l’albero della vita eterna.

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L’androgino, per l’alchimista che vuole trasformare il piombo in oro – ovvero l’uomo mortale in uomo immortale – è il simbolo della perfezione

Far convivere insieme tutte le parti di sé sembra essere la ricetta per creare la perpetuità e in effetti, se AnimA stesse ben attaccata al Corpo, alla Mente e allo Spirito, essa, grazie all’assenza del Tempo nella sua dimensione, renderebbe l’uomo
Immortale.

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Ma chi produce Animus e Anima Da dove provengono?

Ebbene, essi albergano nella Mente dell’Uomo, ma la Mente è un traduttore che converte il/dal linguaggio archetipico in/a quello fonemico, è un bibliotecario dell’informazione, un conservatore di dati attivo, poiché dispone di volontà propria.

D’altra parte AnimA e Spirito parlano tra loro e con il Corpo attraverso la Mente mediatrice, cosicché l’AnimA rispecchia il concetto femminile di unicità, mentre l’Animus quello maschile di totalità; bisogna assolutamente chiarire questi concetti, altrimenti la confusione è d’obbligo.

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Allora AnimA è una o sono tante, e Spirito è solo o in compagnia?

Animus e AnimA altro non sono, secondo me, che le proiezioni (o meglio, le manifestazioni) di AnimA e Spirito nella Mente dell’essere umano. Quest’ultima mette in collegamento l’AnimA e lo Spirito e questi colloquiano con lei, che ne ricava una visione che tende a comunicare al Corpo.

Ecco come si spiega, a mio avviso, la dicotomia Animus-AnimA: AnimA parla alla Mente e le appare come AnimA, mentre Spirito parla anch’esso con la Mente apparendole come Animus. L’AnimA è femminile e vede la propria esistenza nell’unicità, laddove Spirito vede la propria esistenza nella totalità delle presenze.

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La parola d’ordine di AnimA è infatti “Uno in tanti”; quella di Spirito è “Tanti in Uno“. Dal punto di vista geometrico, AnimA non ha Tempo e Spirito non ha Spazio:

Spirito è “ovunque” e AnimA è “sempre“‘. Non bisognerebbe utilizzare i termini AnimA e Animus, ma i più corretti Animus e Spìritus; potremmo così indicare con maggiore efficacia e precisione le proiezioni di AnimA e Spirito nella Mente, nella quale la parte maschile sarebbe Spirito e quella femminile AnimA.

Tutti coloro che sinora hanno utilizzato il metodo SIMBAD hanno immaginato Spirito come legato al maschile e AnimA come connessa al femminile.

Relazionarsi 

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Gli esseri umani non entrano in relazione solo corporalmente, ma anche ai livelli mentale, spirituale e animico. Una perfetta relazione tra due persone dovrebbe quindi manifestarsi in tutti e quattro i campi di definizione dell’uomo tetraedrico AnimA Spirito Mente Corpo.

L’Uomo dei nostri giorni ha perso molti dei collegamenti interni fra le proprie componenti

Pur apparendo ancora composto da quattro parti, otticamente attivo (chirale) e ancora con la parvenza di una forma tetraedrica – che ritroviamo archetipicamente e simbolicamente descritta pure nella KaBaLa e nella MerKaBa – in lui – mentre nell’uomo tetraedrico ogni vertice sarebbe connesso con gli altri tre – solo quello della Mente è congiunto al Corpo, allo Spirito e all’AnimA.

I collegamenti diretti tra Spirito, AnimA e Corpo sono scomparsi; quindi queste parti, per parlarsi, devono inevitabilmente ricorrere alle traduzioni offerte dalla Mente.

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All’interno di quest’ultima, poi, gli archetipi si trasformano in simbolismi e infine in movimenti del Corpo.

All’uomo attuale mancano quindi molti dei collegamenti che gli sarebbero necessari per una migliore comprensione di se stesso e, probabilmente, è proprio questa mancanza di coscienza a rendere possibile ad eventi fisici, spirituali, il parassitaggio sull’essere umano e sulla sue parti Animiche.

Dunque le relazioni interne di ogni essere umano vivente, pur dotato di queste quattro componenti, non sarebbero facili; anzi, così come stanno le cose, sono pressoché impossibili.

Non parliamo, poi, dei legami interpersonali

Se due esseri umani entrano in relazione profonda, le quattro componenti dell’uno riconoscono le corrispondenti parti dell’altro. Tuttavia, nelle relazioni che noi consideriamo “normali” – cioè incomplete, non vere – possono entrare in relazione solo il Corpo e la Mente, oppure la Mente e lo Spirito, o anche la Mente e l’AnimA. Ne nasce una relazione prevalentemente corporale, o spirituale, o animica.

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Se invece tutte le relazioni fossero attive contemporaneamente, allora si potrebbe ottenere una buona fusione d’intenti. Nei termini dell’ipotesi di Super- Spin, Spazio, Tempo, Energia e Coscienza ruoterebbero tutti alla stessa velocità angolare del partner.

Ciò produrrebbe una fusione tale che non esisterebbe più solo una coppia di esseri umani, ma un’unità assoluta.

Nell’arco della vita, tuttavia, si potrebbero sempre verificare variazioni di consapevolezza individuali che potrebbero condurre ad una rottura parziale o totale della fusione:

può capitare di frequente che solo uno dei partner si evolva modificando la rotazione di qualche componente (Tempo, Spazio, Energia, Coscienza) e uscendo dalla risonanza che lo accomunava al partner.

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Questo è ciò che spesso accade quando una persona, all’inizio del tutto inconsapevole del proprio Sé, affronta il tragitto ipnotico o esperienziale di Vita e ne esce del tutto rinnovato, grazie all’esperienze “anche deleterie”, di conoscenza e consapevolezza di Sè.

Il suo partner non lo riconosce più come la persona di partenza, perchè ha acquistato consapevolezza di sé molto più rapidamente – non riconosce più nell’altro la persona con la quale credeva di avere instaurato una relazione ottimale.

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Si ha, pertanto, la tendenza allo “scollamento” delle coppie

Questo lasciarsi è necessario ed è anche un ritrovare se stessi: si scopre così che l’altro componente della coppia amava la persona che non si è più, quella incosciente di chi in realtà fosse, ma quella finalmente rientrata in pieno possesso delle proprie facoltà ed energie.

La difficile accettazione del cambiamento fa crescere sempre il partner e la crescita si manifesta con il dolore dell’abbandono o con la consapevolezza di essere migliori di prima.

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Il partner, in conclusione, se accetta la reale esperienza e il vero carattere vivrà nuove relazione più forte, reale e duratura di quella precedente

Ho sentito il bisogno di dire tutto questo perché, in questi ultimi mesi, moltissime persone mi hanno fatto domande su AnimA.

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Ho notato che la cosa più difficile da digerire riguardo a certi stati psichici, spirituali e alle loro interferenze non è tanto il fatto che sfruttano gli esseri umani (questo aspetto della questione viene comunemente accettato da tutte le persone che leggono i miei resoconti), quanto quello che non tutti hanno AnimA.

Ciò, evidentemente, si verifica perché questo fatto mette automaticamente in discussione l’uguaglianza degli esseri umani: chi si crede più intelligente e superiore agli altri può forse immaginare di non avere AnimA?

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Ne consegue una frattura profonda, che sono sicuramente dotati di Anima, e quasi tutti gli altri

Ma gli altri chi sono? E poi, è importante avere questa benedetta AnimA? Da parte degli esseri umani che si basano sull’avere, ottenere qualcosa in più viene considerato un pregio; costoro non capiscono che non esiste l’avere Anima, ma solo l’essere AnimA e non si può essere AnimA se si è qualcos’altro.

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Molti, a livello inconscio, hanno rifiutato l’idea di essere senz’Anima perché sono convinti che ciò significhi non solo essere diversi, ma anche esserlo in modo negativo. In precedenza la persona veniva identificato come uno sfortunato diverso; tutti erano pronti a mostrargli compassione e solidarietà per la sua difficile situazione.

Oggi le cose sono cambiate, viene considerato fortunato: lui ha l’AnimA

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Essere o non essere AnimA non è importante, ma questo lo può capire solo chi AnimA è. Agli altri, infatti, mancano i prerequisiti per comprendere, manca una forte componente coscienziale che, nella maggior parte dei casi, fa – o sembra fare – la differenza. In realtà tutti sono eterni, perché tutti hanno Coscienza.

Chi ha AnimA ha più Coscienza ed è immortale: tutto lì

La differenza tra immortalità ed eternità è importante e a questo punto dev’essere definitivamente chiarito. La coscienza è la parte di Dio che abbiamo in noi e rappresenta la realtà reale e immutabile nella sua eternità.

L’AnimA è immortale, ma alla fine dell’Universo finirà anch’essa: solo la sua Coscienza, come quella dello Spirito e della Mente, si salverà e continuerà ad ESSERE. 

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Gli esseri umani che vogliono “avere” e non sanno che l’importante è “essere” e “divenire”

In altre parole, sono totalmente inconsapevoli … la sola giusta cosa che il soggetto può fare è di trattare AnimA come una persona autonoma e di rivolgerle domande personali. E intendo questo come una vera e propria tecnica…

L’arte consiste semplicemente nel lasciar parlare la nostra invisibile interlocutrice … bisogna coltivare l’arte di conversare con noi stessi nella situazione creata da uno stato affettivo …

(Corrado Malanga, università di Pisa; Jung C. G., Opere, VII, pagg. 199-200; Hillman, Anima, Adelphi, Milano, 1989, pag. 198).

Deborah Liviero
Deborah Liviero
Padova
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 L’incontro con Francesco ha segnato l’inizio di una nuova me. Trovare ascolto, preparazione, presenza e cura è stato fondamentale per poter intraprendere un cambiamento, che parte dalla comprensione. Potrei scrivere molto sui miei sintomi e disturbi, ma non servirebbe a far capire le sofferenze dell’Anima. Esprimo una profonda e indelebile gratitudine. ❤

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