La vita è Conoscenza
La mammella è una ghiandola esocrina suddivisa in lobi e lobuli nella cui unità funzionale, l’alveolo, viene prodotto il latte ad opera dei lattociti, sotto stimolo della prolattina. Il lattocita, o adipocita rosa, è un componente dell’organo adiposo che si è differenziato per supportare la funzione nutritiva della progenie (Cinti S 2020).
Ogni alveolo contiene circa 100 lattociti ed è circondato da cellule mioepiteliali che si contraggono sotto stimolo dell’ossitocina; 10-100 alveoli si raggruppano a formare un lobulo, che si unisce ad altri a formare un lobo.
Il tessuto adiposo e il tessuto connettivo di sostegno costituiscono circa il 33% della ghiandola mammaria, il resto è occupato dal tessuto ghiandolare.

Durante la gravidanza, la prolattina stimola la differenziazione delle cellule progenitrici alveolari in lattociti e a partire dalla 24esima settimana avviene la maturazione delle capacità secretive, la cosiddetta lattogenesiI: da questo momento è presente il colostro.
A partire dal secondo giorno dal parto e fino all’ottavo si verifica la lattazione II, in cui si osserva un’abbondante produzione di latte stimolata dalla riduzione dei livelli di progesterone e dall’aumento della prolattina e dell’ossitocina.
A partire dal nono giorno la produzione di latte è regolata dalla suzione del neonato e dallo svuotamento del seno, sotto controllo locale autocrino. La produzione di latte si stabilizza dopo circa 4 settimane dal parto (periodo di calibrazione), in risposta alle richieste energetiche del lattante.

Il colostro viene prodotto a partire dal settimo mese di gravidanza e fino ai primi giorni dopo il parto. Rappresenta una ricca fonte di carboidrati, di proteine, di vitamina A e di anticorpi.
Le IgA secretorie rivestono l’intestino del neonato, conferiscono protezione contro batteri e virus patogeni e potenzialmente patogeni che colonizzano l’intestino del neonato a partire dal parto, e favoriscono la colonizzazione dei microrganismi benefici del microbioma.
A partire dal 3°giorno, il colostro si trasforma in latte di transizione e successivamente nel latte maturo.
La composizione del latte materno varia da donna a donna e dipende da (Duale A et al. 2022; Yi DY & Kim SY 2021):

Composizione del latte materno
- l’alimentazione
- lo stadio dell’allattamento
- l’ora del giorno
- la durata della poppata
- i fabbisogni del bambino
- le condizioni di salute fisica, emozionale e mentale della donna.
Le principali componenti del latte materno derivano da tre fonti: sintesi nei lattociti, derivazione dietetica e scorte materne.
Le principali fonti energetiche sono i grassi (apportano circa il 50% dell’energia richiesta dal bambino), seguiti dagli zuccheri che forniscono al 40% del fabbisogno energetico (Duale A et al. 2022).

L’87-88% del latte materno è costituito da acqua, seguita da carboidrati (7%), grassi (3,8%) e proteine (1%); sono presenti anche fattori di crescita e ormoni, microRNA e microrganismi del microbioma (Duale A et al. 2022; Yi DY & Kim SY 2021).
Tra i carboidrati, il lattosio è quello più rappresentato. Costituisce una fonte energetica fondamentale per il bambino e contribuisce all’assorbimento del calcio e di altri minerali. Sono presenti anche carboidrati non digeribili, gli oligosaccaridi del latte materno (HMOs).
I grassi sono il secondo componente in termini di quantità e svolgono ruoli importanti come il supporto al fabbisogno energetico e allo sviluppo del sistema nervoso (corteccia e retina, in particolar modo) e immunitario.

Sono presenti per lo più nella forma di trigliceridi (Duale A et al. 2022; Yi DY & Kim SY 2021; Kim SY & Yi DY 2020). Il contenuto in grassi del latte è maggiore a fine poppata (Yi DY & Kim SY 2021).
Il latte materno presenta una bassa percentuale di proteine, costituite prevalentemente da caseina e proteine del siero, che hanno però un’elevata biodisponibilità; sono presenti anche amminoacidi liberi, in particolare il glutammato, la glutammina e la taurina, che contribuiscono allo sviluppo del sistema immunitario, del sistema nervoso e della mucosa gastrointestinale del bambino.
Particolare attenzione meritano:
- la lattoferrina: una proteina multifunzionale presente in elevata quantità, che lega il ferro e possiede proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie, immunomodulatorie e prebiotiche;

le IgA secretorie, immunoglobuline che proteggono la mucosa intestinale dalla colonizzazione di specie patogene come l Escherichia coli, il Vibrio cholerae, ilCampylobacter spp, l’Haemophilus influenzae, i rotavirus, i cytomegalovirus e la Candida albicans (Duale A et al. 2022; Yi DY & Kim SY 2021; Yi DY & Kim SY 2021).
Nel latte maturo sono presenti anche altri anticorpi materni, le citochine e i fattori di crescita, il lisozima, l’α-lattoalbumina, le defensine e le catelicidine, con funzioni di tipo immunomodulatorio (Duale A et al. 2022; Yi DY & Kim SY 2021; Kim SY & Yi DY 2020).
Il contenuto in vitamine e minerali del latte materno è in genere sufficiente a coprire i fabbisogni del bambino, ad eccezione delle vitamine D e K per le quali è indispensabile sopperire con una integrazione adeguata.

Il latte materno, una volta considerato sterile, è invece popolato da numerosi microrganismi che costituiscono collettivamente il microbioma del latte materno.
La presenza di questi microrganismi è fisiologica e importante, in quanto permette la corretta colonizzazione dell’intestino e del cavo orale del neonato. L’origine di questi microrganismi non è certa. Le principali ipotesi a riguardo sono (Duale A et al. 2022):
- il trasferimento retrogrado, secondo cui proverrebbero dalla cute della madre e dal cavo orale del neonato;
- il trasferimento entero-mammario secondo cui i microrganismi provengono dall’intestino della mamma e sono trasportati dalle cellule immunitarie nella mammella;

- la traslocazione oro-mammaria, secondo cui i microrganismi sarebbero originari del cavo orale materno. Il core microbiota batterico del latte materno include lo Staphylococcus spp., lo Streptococcus spp., il Bacteroides spp., il Faecalibacterium spp., il Ruminococcus spp., il Lactobacillus spp. e il Propionibacterium spp.; tra gli altri generi, diversamente rappresentati, troviamo il Lactococcus, il Leuconostoc, il Corynebacterium, l’Enterococcus, la Rothia, la Weissella, l’Akkermansia, l’Enterobacter.
La maggior parte dei virus presenti appartengono al gruppo dei batteriofagi, che contribuiscono a regolare la composizione iniziale del microbioma intestinale del neonato.
Tra i componenti del micobiota (funghi), troviamo la Malassezia, la Candida, il Saccharomyces, la Davidiella, il Sistotrema e varie specie del genere Penicillium.

L’equilibrio della composizione microbica del latte materno, e della mammella in generale, è importante non solo per la salute del neonato, ma anche per prevenire l’insorgenza di malattie della madre (Duale A et al. 2022; García-Ricobaraza M et al. 2021):
- contribuisce a sostenere la corretta colonizzazione del microbioma del neonato riducendo il numero di patogeni e potenziali patogeni;
- contribuisce al metabolismo degli HMO, di altri nutrienti e alla produzione di vitamine;
- collabora nella regolazione dello sviluppo del sistema immunitario del neonato;
- riduce il rischio per la madre di sviluppare mastite e, più tardi nella vita, il cancro della mammella.

La composizione del microbioma del latte materno dipende da diversi fattori. È stato osservato che il parto cesareo e i trattamenti antibiotici determinano una riduzione del livello di Lactobacillus spp. (L. fermentum e L. salivarius) e di Bifidobacterium spp.;
la quantità di ceppi del genere Bifidobacterium è inoltre maggiore nelle donne che partoriscono a termine, rispetto al parto pretermine (García-Ricobaraza M et al. 2021).
La diversità del microbioma del latte materno è influenzata dall’assunzione di vitamina C durante la gravidanza, mentre la quantità di Bifidobacterium spp. correla positivamente con l’assunzione di acidi grassi polinsaturi durante l’allattamento (García-Ricobaraza M et al. 2021).
La composizione del microbioma del latte materno è anche influenzata dai ritmi circadiani della madre, dalla fase dell’allattamento e dal luogo geografico in cui la donna vive (García-Ricobaraza M et al. 2021).

I benefici del latte materno sono nettamente superiori a quelli delle formule, sia dal punto di vista nutrizionale che da quello economico, ecologico e psicosociale. OMS e UNICEF consigliano allattamento esclusivo al seno per i primi 6 mesi di vita, e suggeriscono di proseguire, se richiesto dal bambino, fino al secondo anno di vita (Duale A et al. 2022).
L’allattamento ha effetti benefici sia sulla mamma che sul neonato e possono essere sia a breve che a lungo termine (Moubareck CA 2021).
L’equilibrio della composizione microbica del latte materno, e della mammella in generale, è importante non solo per la salute del neonato, ma anche per prevenire l’insorgenza di malattie della madre (Duale A et al. 2022; García-Ricobaraza M et al. 2021):

Bibliografia scientifica: Salute della Donna Metagenics
