Ossa e vitamina D

La Vitamina D attiva ha effetti epigenetici, ovvero la capacità di influenzare l’espressione di centinaia di geni legati ai processi di divisione cellulare, riparazione del materiale genetico, espressione di proteine recettoriali e citochine con effetto transgenerazionale.

Relazione tra sintomo e causa

Sono passati alcuni decenni dalla scoperta di una sostanza lipofila, poi denominata Vitamina D, in grado di prevenire forme di rachitismo infantile.

Da allora i suoi effetti trofici sull’apparato muscolo-scheletrico sono stati ampiamente indagati ed è stato evidenziato che la Vitamina D è in grado di regolare, insieme al paratormone e agli estrogeni, il metabolismo del calcio e dei fosfati.

Si è poi individuato il recettore nucleare per la Vitamina D, chiamato VDR, espresso ubiquitariamente nei tessuti dell’organismo. È stata una scoperta inaspettata che ha permesso di evidenziarne l’azione pleiotropica ed il ruolo di “regista” di molti processi metabolici fondamentali (Gombart AF et al. 2005).

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Da pochi anni si indaga sui polimorfismi genetici legati all’espressione del recettore VDR, che possono spiegare in parte la variabilità individuale nella relazione tra Vitamina D e salute.

La produzione endogena di colecalciferolo avviene nei cheratinociti della pelle grazie all irradiazione solare a partire da un metabolita del colesterolo. Il colecalciferolo di origine endogena o alimentare ha una emivita plasmatica di 20-30 ore e viene immagazzinato nel tessuto adiposo o idrossilato dagli epatociti.

Il metabolita intermedio 25(OH)colecalciferolo, non attivo, ha una emivita maggiore (7-14 gg) e deve subire una seconda idrossilazione in sede renale per produrre la forma attiva della vitamina-ormone 1,25(OH)colecalciferolo.

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Il metabolita intermedio è la prevalente forma di Vitamina D che troviamo nel nostro corpo ed è utilizzata come biomarker nei test di laboratorio. La forma attiva viene rapidamente degradata da una idrossilasi autoindotta dopo avere esercitato la sua attività autocrina e paracrina in tutti i distretti corporei.

La Vitamina D attiva ha effetti epigenetici, ovvero la capacità di influenzare l’espressione di centinaia di geni legati ai processi di divisione cellulare, riparazione del materiale genetico, espressione di proteine recettoriali e citochine con effetto transgenerazionale.

I LARN della SINU (Società Italiana di Nutrizione) del 2012 e la revisione del 2014 hanno stabilito nuovi valori per le assunzioni di riferimento (A.R.) definendo per la prima volta i livelli di assunzione massima sicura giornaliera di questa vitamina.

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Nel caso dell’adulto fino a 74 anni (maschio e femmina) viene indicato un valore di assunzione raccomandata per la popolazione (PRI) di 15μg, equivalente a 600 U.I., un fabbisogno medio (AR) di 10μg, equivalente a 400 U.I ed un livello massimo tollerabile di assunzione giornaliera (UL) di 100μg, equivalente a 4000 U.I (LARN 2012).

Anche l’EFSA, Ente Europeo di Sicurezza Alimentare, si è pronunciato sull’opportunità di integrare la Vitamina D, in particolare nelle fasce di popolazione a rischio di carenze, a causa della dieta, della scarsa esposizione alla luce solare o all’uso di farmaci. (EFSA 2010; EFSA 2008).

I livelli di assunzione raccomandata per la Vitamina D tengono conto del fatto che solo il 20% del nostro fabbisogno può essere ottenuto dagli alimenti; l’80% deve essere sintetizzato dalla pelle con l’esposizione ai raggi solari.

La scarsa esposizione al sole, tipica della vita moderna, è alla base della epidemica deficienza di Vitamina D e delle sue gravi conseguenze sulla salute.

La Comunità Europea ha approvato numerosi claims salutistici per la Vitamina D, molti dei quali legati alla salute delle ossa e al metabolismo minerale, ma ne ha riconosciuto anche gli effetti extra-scheletrici, come il mantenimento delle normali difese immunitarie (EFSA, 2010).

Linee guida e protocolli integrativi per la prevenzione ed il trattamento dei deficit di Vitamina D e delle fratture osteoporotiche sono state proposte dalla FIMG (Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale) e dalla SIOMMMS (Società Italiana Osteporosi, del Metabolismo Minerale e Malattie dello Scheletro).

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In queste linee guida, nel capitolo Terapie con evidenza di efficacia, si legge:” In Italia la supplementazione con Vitamina D (D2 o D3) si è rivelata utile persino in prevenzione primaria tra gli anziani (Livello 1 A; Raccomandazione grado A)”.

La Stessa SIOMMMS ha redatto anche le linee guida per la prevenzione dell’ipovitaminosi D con colecalciferolo in cui si afferma che “la carenza di Vitamina D, specialmente se protratta nel tempo, può portare a quadri di vera e propria disabilità” e che “carenze subcliniche sono presenti nella maggioranza degli anziani in Italia” (Linee guida SIOOOMS).

L’EFSA stabilisce in 4.000 UI/die l’apporto giornaliero integrativo massimo sicuro per la Vitamina D in pazienti adulti sani.

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Resta ancora da definire l’apporto ottimale ottimale in persone affette da patologie reumatologiche, dermatologiche, autoimmuni e metaboliche; centinaia di studi clinici hanno mostrato risultati incoraggianti.

Quando si sospetta uno stato carenziale è possibile una valutazione laboratoristica dei valori ematici del 25(OH) colecalciferolo.

Questo intermedio inattivo è un valido indicatore dei livelli tissutali della Vitamina D attiva 1,25(OH)colecalciferolo, difficilmente misurabile per la sua breve emivita.

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Quando si dosa la Vitamina D è opportuno dosare in parallelo anche paratormone (PTH), calcemia e calciuria.

Nel caso di carenze documentate le linee guida suggeriscono un carico iniziale seguito da un mantenimento con le concentrazioni di 1.000/2.000 UI/die (Linee guida Adami 2011).

Deve essere preferito il colecalciferolo perché è la forma di Vitamina D con maggiore profilo di sicurezza (Linee guida Adami 2011). Il colecalciferolo è infatti un pre-ormone che richiede per l’attivazione due idrossilazioni, la prima nel fegato e la seconda a livello renale.

Recentemente si è scoperto che la seconda idrossilazione avviene anche in molti tessuti periferici per le esigenze regolatorie locali e che il processo è quantitativamente rilevante.

Gli studi hanno mostrato per il colecalciferolo un profilo di alta tollerabilità e sicurezza per assunzioni giornaliere fino a cinque volte i dosaggi massimi ammessi negli integratori.

La Vitamina D rappresenta oggi un conveniente investimento sulla salute visto il profilo di tollerabilità ottimale ed il vantaggioso rapporto costo/efficacia sia in prevenzione che in trattamento, documentato da studi di farmacoeconomia.

L’integrazione con vitamina D è controindicata nei soggetti con insufficienza renale, ipocalciuria, ipercalcemia, calcoli renali e iperparatiroidismo.

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Bibliografia scientifica: Salute della Donna Metagenics

 

Giulia Ferroni
Giulia Ferroni
Porto San Giorgio (FM)
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Il mio cuore ringrazia!!! Un'esperienza incredibile! Grazie Francesco Ciani🙏💗💗

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